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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale-Il Foglio Rassegna Stampa
27.12.2016 Bibi Onu : Quattro commenti per capire
Fiamma Nirenstein, Andrea's Version, Paola Peduzzi, Giuliano Ferrara

Testata:Il Giornale-Il Foglio
Autore: Fiamma Nirenstein-Angrea Marcenaro-Paola Peduzzi-Giuliano Ferrara
Titolo: «Ambasciatori convocati e nuovi insediamenti,Netanyahu non si piega-Andrea's Version-Risoluzione 2334-Chi è il negoziatore»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 27/12/2016, a pag.14, il commento di Fiamma Nirenstein. Dal FOGLIO, Andrea's Version, Paola Peduzzi, Giuoliano Ferrara

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Il voto contro Israele dell'Amministrazione Obama

Il Giornale-Fiamma Nirenstein:"Ambasciatori convocati e nuovi insediamenti, Netanyahu non si piega"

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Fiamma Nirenstein

Benjamin Netanyahu non ha inghiottito la decisione dell'Onu, e si batte come Callimaco a Maratona: annuncia la costruzione di 618 nuove case a Gerusalemme est, convoca di Natale l'ambasciatore americano, cancella l'incontro con la signora May fissato a Davos, richiama gli ambasciatori in Senegal e in Nuova Zelanda e interrompe i rapporti con Venezuela e Malesia: sono i Paesi che hanno presentato la risoluzione 2334 di condanna di Israele. L'ambasciatore Ron Dermer, che ne ha le prove, ha spiegato che la risoluzione è stata promossa da Obama stesso. Sono stati ridotti i contatti con Paesi importanti come la Russia e la Cina. Netanyahu ha ragione? Nel Paese ferve lo scontro, naturalmente, anche se tutti sono feriti dal gesto di Obama. Questi infatti ha scelto di colpire dal luogo più nemico, le Nazioni Unite, che solo quest'anno hanno adottato nell'Assemblea Generale 18 risoluzioni contro Israele e 12 nel Consiglio di Sicurezza: più di quelle, insieme, sulla Corea del Nord, la Siria, il Sudan. Netanyahu ha una sua analisi molto definita della situazione, ed è ottimista. Innanzitutto occorre alzare le difese di fronte alla possibilità che nei prossimi giorni gli Usa che fino al 20 gennaio sono sotto Obama, di nuovo promuovano una risoluzione antisraeliana sulla base del prossimo discorso di John Kerry: essa potrebbe imporre col voto le linee della pace statunitense in Medio Oriente. Tutta filopalestinese, naturalmente. Inoltre, si prepara a Parigi un altro agguato dell'Ue con una conferenza cosiddetta «di pace» che ha già consegnato tutte le carte ai palestinesi. Netanyahu pensa che «questo è il canto del cigno della vecchia ideologia antisraeliana». Ritiene che Trump non vorrà cancellare la risoluzione 242 del '67 che parla di «territori» e non di «i territori» conquistati nel '67 come appannaggio dello Stato Palestinese, e che non si sogna di assegnare Gerusalemme est, il Muro del Pianto e altri luoghi basilari per l'identità e la sicurezza ai palestinesi senza trattativa. Dunque, la menzogna della necessaria consegna di tutto quello che è oltre la Linea Verde, viene rifiutata, e chi l'ha accettata, pensa Netanyahu, non fa altro che negare la possibilità di qualsiasi trattativa e quindi della pace. In secondo luogo, Israele vuole gestire questa crisi senza chinare il capo: non si tratta di un rogue state isolato e bisognoso... al contrario può aiutare e aiuta tanti Paesi del mondo. La visione israeliana è quella della conclusione naturale delle colpevoli sciocchezze dettate dal senso comune e dal narcisismo. La scelta di Obama di gettare Israele in pasto all'Onu per quello che riguarda il processo di pace, anche se viene da un leader importante, non ha nessun futuro. Obama ha violato la democrazia e il buon senso ergendosi contro l'evidente parere del popolo americano, che Trump, il vincitore ha espresso affermando che porterà l'ambasciata a Gerusalemme. Gli americani la vedono cosi, e molti dei Paesi arabi moderati, come l'Egitto, non capiscono come gli americani possano sottovalutare il terrorismo islamico e incoraggiarlo con la risoluzione Onu.

Il FoglioAndrea's Version

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Non è lo spirito di ripicca che preoccupa, di Obama. Né il fatto che non abbia capito nulla di Israele e del suo desiderio di pace, e perciò di Gaza, quando il falco Sharon l'abbandonò per un progetto di convivenza e quegli stronzi ne fecero immediatamente una santabarbara missilistica per cancellare gli ebrei. Quello che preoccupa di Obama, ma per meglio dire di noi, è che siamo stati per otto anni nelle mani di un campione planetario di belinismo convinto che, quando coi titoli di coda finisce il mondo, basta riconsegnarlo al videonoleggio.

Il Foglio-Paola Peduzzi:" Risoluzione 2334 "-  Chi è il negoziatore "

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Paola Peduzzi

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, non ha dubbi: l'Amministrazione Obama preparava da tempo la decisione "vergognosa" di astenersi al voto della risoluzione 2334 dell'Onu che condanna la politica degli insediamenti di Israele in Cisgiordania e Gerusalemme est. "L'Amministrazione Obama ha iniziato questo processo - ha detto il premier - l'ha promosso, l'ha coordinato e ha chiesto che passasse". Washington fa sapere di non aver "premeditato" nulla, ma erano 36 anni che, in seguito al veto americano, non veniva approvata al-l'Onu una risoluzione di condanna dei set-tlement, e pochi pensano che si tratti di una decisione dell'ultimo minuto. Di fronte alle tante bozze di risoluzione circolate all'Onu nell'ultimo anno, i diplomatici israeliani hanno definito gli ultimi mesi di governo di Obama una "kill zone", racconta il Wall Street Journal: con la vittoria di Donald Trump, il presidente si sarebbe sentito libero di mostrare la sua politica reale-ostile-nei confronti di Israele. Grande preoccupazione aveva creato il discorso del 4 dicembre di John Kerry, segretario di stato. Kerry aveva definito gli insediamenti "un ostacolo alla pace", come è scritto anche nella risoluzione 2334. L'incontro, qualche giorno dopo, del segretario di stato americano con il capo dei negoziatori palestinesi, Saeb Erekat, ha convinto la diplomazia di Israele che fosse in corso una "collusione" contro Netanyahu tra americani e palestinesi. A ottobre, erano pronte due bozze di risoluzione: una di condanna degli insediamenti, l'altra di riconoscimento da parte del-l'Onu dello stato palestinese. Secondo alcune fonti, i palestinesi hanno deciso di non presentare la seconda risoluzione perché sicuri del veto americano che risultava invece negoziabile sulla questione degli insediamenti, che da sempre divide l'Amministrazione Obama e il governo di Gerusalemme. Con la vittoria di 'frump, s'è imposta un'accelerazione: ora o mai più, dicevano i diplomatici onusiani. A guidare l'iniziativa sulla definizione di "illegalità" degli insediamenti è stato l'Egitto, membro non permanente del Consiglio di sicurezza, che aveva "messo in blu" la risoluzione - pronta per il voto - mercoledì sera. A quel punto la tentazione di astenersi da parte dell'America è risultata chiara in Israele: Netanyahu (che è anche ministro degli Esteri) ha chiamato Kerry al telefono, senza ottenere alcuna garanzia ("gli amici non se la prendono con gli amici al Consiglio di sicurezza"), e così si è rivolto al futuro presidente T ump - in particolare al genero Jared Kushner e al super-consigliere Steve Bannon, ma nessuno conferma il loro ruolo - che è intervenuto su Witter ribadendo la necessità del veto e ha telefonato al rais egiziano, Abdel Fattah al Sisi, chiedendo e ottenendo una proroga del voto. Ma di fronte al tentennamento dell'Egitto, Malesia, Nuova Zelanda, Senegal e Venezuela hanno preso in mano la risoluzione e organizzato il voto, passato con 14 voti a favore (compreso l'Egitto), zero contrari, l'astensione americana, un grande applauso e una spiegazione dell'ambasciatrice americana all'Onu, Samantha Power, del perché dell'astensione. Sintesi: Netanyahu avrebbe potuto evitare questo scontro, non può volere la soluzione dei due stati e l'allargamento degli insediamenti allo stesso tempo. Il premier israeliano ieri ha detto che Israele "non mostrerà l'altra guancia" e ha convocato nel giorno di Natale gli ambasciatori di dieci dei paesi che hanno votato per la risoluzione, compreso l'ambasciatore americano Daniel Shapiro. Netanyahu ha predisposto delle misure contro quelle agenzie dell'Onu che continuano a mostrare ostilità nei confronti di Israele, e lavora per una risoluzione che fissi alcune regole per i dipendenti dell'Onu rendendoli responsabili per ogni dichiarazione che eccede il loro mandato, che incitino alla violenza o siano antisemite. La reazione di Israele non è dettata tanto dalla natura della risoluzione 2334, che non è vincolante, quanto dalle ripercussioni legali e dalla possibilità che questa svolta americana consolidi una strategia anti Israele già in atto in Europa. Poi c'è Obama. La discordia tra il presidente e Netanyahu, è leggendaria, abbiamo sentito diplomatici di lungo corso usare espressioni terribili per definire il rapporto tra i due leader, sappiamo che da tempo Washington fa pressioni su Israele pergli insediamenti. Ma un'astensione all'Onu è più di una ratifica di un rapporto deturpato, è anche più, come scrive il Wall Street Journal, di un'espressione "della petulanza di Obama": è la dimostrazione di un'enorme "animosità". Che trova riscontri da molte parti, in Israele e in Europa, dove si celebra - vedi il resoconto del Monde - la "fine del l'impunità diplomatica" di Israele, e del detestato premier Netanyahu.

Il Foglio-Giuliano Ferrara: " Vogliono annientare Israele"

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Giuliano Ferrara

In termini tecnici gli insediamenti israeliani a Gerusalemme e in Cisgiordania sono illegali. In termini tecnici, Israele è illegale, sono illegali le sue vittorie nelle guerre difensive contro il proprio annientamento, le sue conquiste, i suoi muri, i suoi posti di blocco, è in certo senso illegale anche la sua autodifesa contro il terrorismo e le insurrezioni palestinesi fatte di pietre, di bombe umane gettate nei matrimoni e nelle prime comunioni, di coltelli infilzati nella schiena della folla anonima e investimenti alle fermate dei bus. E' illegale la sua diplomazia perché è illegale lo stato israeliano, illegali e da boicottare le sue esportazioni, perfino i suoi miracoli di società e di sviluppo sono illegali. Gli ebrei sono illegali da sempre, i loro templi distrutti, il loro insediamento originario è l'esilio, la schiavitù, il pogrom, il ghetto. E non è un modo di divagare navigando attraverso la storia e la metastoria di un sacrificio della diaspora che arriva alle camere a gas passando per secoli di antigiudaismo cristiano e di antisemitismo paganeggiante e razziale, comunque diffuso, stereotipato, dunque un modello culturale e di linguaggio e di pregiudizio al quale pochissimi di noi occidentali siamo rimasti estranei, anche nell'alta società progressista e nell'alta cultura illuminista e laica. Gli unici ebrei legali sono quelli integralmente assimilati o integralmente annientati, le due soluzioni finali della questione ebraica. La dichiarazione di illegalità votata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu con l'astensione a tradimento dell'Amministra-zione Obama, l'ultimo misfatto dell'uomo che fissò la linea rossa in Siria, famosa, e ora ha cancellato la linea rossa della difesa di Israele in limine mortis del suo potere, per vendetta, è una dichiarazione tardiva e parziale. La coalizione dei nemici e dei falsi amici di Israele punta su quello che considera l'anello debole della catena difensiva israeliana, spacciandolo per profetismo antiarabo-palestinese, ideologia nazionalista e spietato accaparramento di cosa altrui. I due popoli non c'entrano. In Israele vive un milione e mezzo di palestinesi, il venti per cento della popolazione. Non sono tollerati, sono cittadini protetti dal sistema democratico, dalle decisioni delle sue corti di giustizia, sono rappresentati nel Parlamento di uno stato che è lo stato degli ebrei ma ammette cittadinanza e diritti per i non ebrei. Per quanto fanatismo religioso possa essere incorporato tra i settler ebrei in Cisgiordania e a Gerusalemme est, per quanto dall'alto gli snob e i corrotti dello spirito guardino le idealità, il senso biblico delle radici, l'impresa di frontiera di quanti scelgono di installarsi o insediarsi nei Territori, per quanto cerchino di trasformare in fanatismo coloniale l'ultima grande impresa pionieristica del popolo più solo e coraggioso del mondo, non sono gli abitanti degli insediamenti a essere coloni ebrei, sono gli ebrei a essere dovunque e sempre degli insediati, chiusi nelle loro fortezze con i loro vecchi e bambini, operosi, devoti, e finalmente anche armati e forti di una vita di vocazione e di destino che chiede il giusto riconoscimento alle coscienze delle persone mentalmente sane e pulite. Questa è la loro illegalità internazionale. E si capisce che a difesa di questa illegalità siano schierati il governo Netanyahu e una componente immensa, se non maggioritaria, degli ebrei di Israele e della diaspora. E se non fosse così, se solo una minoranza fosse in grado di capire che esistono famiglie, esseri umani, comunità che hanno deciso di non sottomettersi a quanto la storia e il fato hanno loro riservato, pazienza. Contiamoci con semplicità nella minoranza dei giusti senza sentirci specialmente giusti. Come dice Irv, il papà di Jacob, nel romanzo bellissimo di Jonathan Safran Foer, "i loro ospedali sono pieni di razzi puntati sui nostri ospedali che sono pieni di loro malati, e alla fin fine a noi piace il pollo Kung Pao e a loro piace la morte". Sharon, riposi in pace, ritirò le truppe israeliane da Gaza, con le conseguenze che si sono viste ed è un bene universale che si siano viste. Non è l'ultima delle motivazioni per insediamenti che cercano di far vivere uno stato guarnigione assediato da poteri bestiali, come quello di Assad, da etnie ferocemente nemiche, da stati e da una educazione popolare dediti alla distruzione di Israele, in era per la regione pre-nucleare. Problema che nonostante la viltà e la cecità dell'Onu e degli Obamas ci riguarda tutti. Anche i sottomessi come padre Enzo Bianchi che ha avuto il coraggio di affermare quanto poco avesse a che fare l'attentato di Berlino con il Natale cristiano; il suo obiettivo, dice questo vecchio saggio dell'Eu-rabia, erano il consumismo e la secolarizzazione. Jihadisti come fratelli separati ma lungimiranti dei cristiani. La piccola frazione di un villaggio israeliano in Cisgiordania fa di più per la nostra libertà e sicurezza di tutti i predicozzi malvissuti di una ideologia irenista di fede che ha smarrito sé stessa. Figuriamoci il cinismo dell'Onu.

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