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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Stampa- Corriere Fiorentino Rassegna Stampa
22.10.2016 Renzi, Gentiloni: la Farnesina sotto accusa, Firenze contro l'astensione
Cronache di Francesca Schianchi, Ugo Magri, Carmela Adinolfi

Testata:La Stampa- Corriere Fiorentino
Autore: Francesca Schianchi-Ugo Magri-Carmela Adinolfi
Titolo: «Israele, Renzi contro la Farnesina: allucinante il il voto all'Unesco-Il premier bacchetta i diplomatici:la politica deve riprendere il primato-Via la tutela se l'Unesco non ci ripensa»

Riprendiamo dalla STAMPA  di oggi, 22/10/2016, le cronache di Francesca Schianchi a pag.4, Ugo Magri a pag.5 e dal CORRIERE FIORENTINO a pag.7 di Carmela Adinolfi

La Stampa-Francesca Schianchi: "Israele, Renzi contro la Farnesina: allucinante il il voto all'Unesco"

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La risoluzione dell’Unesco su Gerusalemme è «una vicenda allucinante: ho chiesto al ministro degli Esteri di vederci subito al mio ritorno a Roma. Trovo la decisione sinceramente incomprensibile e sbagliata». Di primo mattino, dalle frequenze di radio Rtl, il premier Matteo Renzi interviene in modo molto veemente sulla vicenda che nei giorni scorsi tanto ha offeso la comunità ebraica provocando vivaci polemiche: il voto, martedì al Consiglio esecutivo dell’Unesco, con 26 astensioni tra cui l’Italia, di una risoluzione che sostanzialmente nega il rapporto millenario degli ebrei con la città usando per la definizione dei luoghi solo il nome in arabo. Lo strappo del premier «Ho espressamente chiesto ai diplomatici che si occupano di queste cose che non si può andare avanti così: non si può negare la realtà», aggiunge, «non si può continuare con queste mozioni finalizzate ad attaccare Israele: se c’è da rompere su questo l’unità europea, che si rompa». Una durezza che da Bruxelles, dove il premier partecipa al vertice dei capi di governo, rimbalza in Italia e oltre confine, raccogliendo l’immediato plauso di Israele: «Ringraziamo e ci felicitiamo con il governo italiano per questa importante dichiarazione», interviene il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Emmanuel Nahson. Anche il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ringrazia l’omologo italiano nel corso di una telefonata. Dure le reazioni palestinesi. Nabil Shaath, esponente del movimento Fatah, definisce le parole di Renzi «inaccettabili e spiacevoli». Allucinante, incomprensibile, sbagliata, definisce la decisione italiana di astenersi il premier. Giudizi abbastanza tranchant da mandare in fibrillazione gli ambienti diplomatici che si sentono chiamati in causa, e anche da necessitare una spiegazione: «Nessuna convocazione del ministro degli Esteri Gentiloni: gli ho già parlato - spiega nel pomeriggio, in conferenza stampa, tentando di circoscrivere la questione - Farnesina e governo su quel voto sono andati in automatico su una posizione presa da tanti anni, non ex novo. Questo non vuol dire che non sia arrivato il momento di cambiarla». Da sempre astenuti Da dieci anni infatti si svolgono votazioni sulla questione Gerusalemme all’Unesco, e l’Italia si è sempre astenuta, nell’idea di mantenere una posizione di equidistanza fra Israele e Palestina. Così ha fatto anche stavolta la rappresentante del nostro Paese presso l’Unesco, Vincenza Lomonaco: «Non è colpa dell’ambasciatrice» il pasticcio che ne è nato, con polemiche e proteste, sottolinea Renzi, evitando di scaricare su di lei la responsabilità di una posizione «tradizionale», come la chiama, perché risale nel tempo, ma che ora «si deve ridiscutere, bisogna fare una riflessione». Un errore di cui «sicuramente ci siamo accorti tardi», e «sarebbe stato più opportuno accorgercene prima», ma che non verrà ripetuto: è probabile che alla prossima votazione sul tema, la prossima primavera, il nostro Paese farà una scelta diversa. Lo scontro politico La sua spiegazione non convince le opposizioni, da Fi alla Lega, scatenate ad attaccare Renzi: c’è chi come Brunetta chiede le dimissioni di Gentiloni, chi direttamente le sue (Fedriga), chi come Malan chiede di scegliere, ma uno o l’altro devono lasciare. Ma dal mondo ebraico arrivano invece riscontri positivi: nel pomeriggio, il premier ha «un colloquio molto positivo e costruttivo» con la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, che proprio ieri aveva scritto una lettera aperta di protesta sulla vicenda, dalle pagine della «Stampa», indirizzata al presidente Mattarella.

La Stampa-Ugo Magri:" Il premier bacchetta i diplomatici:la politica deve riprendere il primato"

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Renzi, non credergli !

L’incidente è capitato sull’Unesco, e non c’è dubbio che Renzi sia davvero rammaricato per il voto dell’Italia che offende Israele. Però c’è molto altro, dietro l’aggettivazione sfoderata dal premier: «Una vicenda allucinante». Dove si intuisce che la nostra astensione fuori luogo è, ai suoi occhi, soltanto l’ultimo esempio di una diplomazia italiana che va per conto suo. E procede, per dirla sempre con le parole di Renzi, col pilota automatico. Cioè in base a consuetudini, prassi, convenzioni e precedenti spesso illustrati in un gergo che capiscono solo gli addetti ai lavori. Un mondo esoterico di ambasciatori, alti rappresentanti, consoli e ministri plenipotenziari che, perlomeno all’inizio, trattava Renzi con una certa dose di paternalismo: come un ragazzo promettente che in Europa doveva farsi le ossa, dunque aveva disperato bisogno di lasciarsi consigliare e guidare. Da una Casta all’altra È un padrinaggio che a Renzi fa venire l’orticaria. Rivendica il primato assoluto della politica, che poi si riassume nella netta distinzione tra chi comanda (il Parlamento, il governo, egli stesso) e chi invece deve eseguire (l’alta burocrazia ministeriale). E non è nemmeno la prima volta che l’uomo manifesta questa sua insofferenza per la casta dei diplomatici di carriera - vogliamo chiamarla antipatia? - che in fondo non è soltanto renziana perché un po’ accomuna tutti i leader dell’Occidente, perlomeno quelli abituati a scegliere e rischiare in proprio, perfino quando le conseguenze ricadono poi su un intero Paese. Renzi, nella narrazione di chi ha visto spalancarsi giorno dopo giorno una faglia tra Palazzo Chigi e la Farnesina, vorrebbe che tutti i dossier di rilievo approdassero sul suo tavolo, senza mai dare nulla per scontato. È un atteggiamento che riflette la smania legittima di contare sulla scena internazionale, un protagonismo particolarmente visibile in Europa dove, per esempio, il premier non ha mai voluto rinnovare in modo tacito le sanzioni contro la Russia. Sempre ha preteso che prima dei comitati tecnici se ne parlasse a livello più alto. Nulla è gratis, tutto va contrattato. E quando a gennaio ha percepito una resistenza, sia pure fondata su presupposti ineccepibili, Renzi non ha esitato a sbarazzarsi di un tecnico stimato come Sannino, esautorato in un amen dalla rappresentanza Ue. La classica goccia Dal 2010 l’Italia si era astenuta all’Unesco 12 volte, una ogni sei mesi; anzi, nel 2014 aveva perfino sostenuto un’analoga risoluzione palestinese. Ora dalle parti di Gentiloni ammettono che qualcosa ha girato storto, c'è stato un eccesso di confidenza, «alla prossima votazione Unesco in primavera sapremo come regolarci». Della disattenzione sono tanti i responsabili. Ma la sensazione è che Matteo non vedesse l’ora di mettere le carte in tavola. La sua inusitata durezza spiana il terreno alla prossima visita di Mattarella in Israele. Dove non mancheranno gesti forti, simbolici, per chiudere la vicenda meglio di come è incominciata.

Corriere Fiorentino- Carmela Adinolfi: "Via la tutela se l'Unesco non ci ripensa"

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Firenze: via dall'Unesco

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Valentino Baldacci, presidente Italia-Israele Firenze

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Dario Nardella, sindaco di Firenze

L'associazione Italia-Israele rilancia l'appello a Nardella.
Valentino Baldacci, presidente dell'associazione Italia-Israele di Firenze, rilancia la proposta del direttore del Corriere Fiorentino e invita il mondo politico toscano a mobilitarsi in maniera «corale» contro la risoluzione dell'Unesco che di fatto nega il legame tra l'ebraismo e uno dei luoghi più importanti per quella religione, il Monte del Tempio e il Muro occidentale. Un appello contenuto nella lettera inviata ieri al sindaco. E che nei prossimi giorni sarà spedita anche «a tutti i sindaci e ai presidenti dei Consigli comunali della Toscana invitandoli a prendere un'analoga posizione». Un gesto non simbolico ma «concreto e forte» per rimettere in discussione il documento approvato lo scorso i8 ottobre dall'agenzia dell'Onu che si occupa di cultura e protezione del patrimonio artistico, in cui i luoghi santi della Città Vecchia di Gerusalemme vengono indicati solo con il nome arabo, escludendo la versione ebraica e negando così un legame millenario. Su questo testo l'Italia (rappresentata da Vincenza Lomo-naco) si è astenuta con altri 26 Paesi, provocando lo sconcerto di Israele e le proteste della comunità ebraica. Ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha lanciato un segnale forte, definendo «allucinante» la decisione e schierandosi contro la risoluzione. Opposizione ribadita anche durante una telefonata alla presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni. Questa presa di posizione «ci rasserena», spiega Baldacci che si augura di vedere la Toscana «capofila» in questa occasione per «il rispetto della storia e della cultura». Adesso, continua Baldacci, «un gesto di Nardella sarebbe un messaggio importante per tutti i fiorentini, ebrei e non». Il sindaco ieri ha condannato «la decisione dell'Italia di astenersi: una scelta sbagliata». 

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