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Corriere della Sera-Il Foglio Rassegna Stampa
19.08.2015 La ignobile fine del Labour inglese nelle mani sporche di Jeremy Corbyn
Commento di Cristina Marconi

Testata:Corriere della Sera-Il Foglio
Autore: Redazione del Corriere-Cristina Marconi
Titolo: «E' negazionista,bufera su Corbyn-Peggio di Galloway»

Sulla candidatura a capo del Partito Laburista inglese Jeremy Corbyn, riprendiamo la breve cronaca del CORRIERE della SERA a pag. 11 e dal FOGLIO il commento di Cristina Marconi a pag.4

Jeremy Corbyn con keffiah

Corbyn, non solo vetero-marxista in vena di distruggere l'economia inglese, ma anche sostenitore di Hamas e Hezbollah, antisemita e negaionista della Shoah, seguace dell'ex deputato Galloway, noto per essere stato a libro paga dei terroristi fondamentalisti. L'aspetto grave non sta tanto sulla sua formazione politica - nulla di nuovo sotto il cielo britannico - ma nel fatto che sia in testa fra tutti i candidati laburisti. La fine ignominosa del vecchio Labour.
A beneficio del Partito conservatore, che si è rivelato negli ultimi anni la vera forza politica democratica e riformatrice.

Corriere della Sera-La sfida nel Labour: E' negazionista, bufera su Corbyn"

È bufera su Jeremy Corbyn, deputato di estrema sinistra favorito alle primarie che sanciranno la leadership del partito laburista in Gran Bretagna. Attaccato dal Jewish Chronicle, quotidiano ebraico con sede a Londra, per aver preso parte ad alcuni eventi del Deir Yassin Remembered, gruppo fondato dal negazionista dell'Olocausto Paul Eisen, Corbyn ha detto di non avere simpatie negazioniste e di aver frequentato Eisen quindici anni fa, quando ancora non era su queste posizioni. Corbyn ha precisato che il suo interesse per il gruppo di Eisen era dovuto al fatto che ricordava il massacro di palestinesi avvenuto nel 1948 a Deir Yassin, villaggio a ovest di Gerusalemme.

Il Foglio-Cristina Marconi: " Peggio di Galloway"

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Cristina Marconi

Londra. Jeremy Corbyn è uno di quelli che vanno davanti alle ambasciate americane con striscioni e slogan anche quando piove forte. Ci mancherebbe: per lui quasi tutte le buone cause del mondo si possono sostenere protestando contro gli Stati Uniti. Anche nel 2015, secondo questo deputato di lungo corso dalla coerenza ai limiti dell’impermeabilità. Solo il fatto che i britannici siano isolani che si interessano sempre meno al mondo esterno, osservano alcuni, può spiegare gli innamoramenti seriali degli ultimi anni verso leader dalle posizioni di politica estera tra il desolato e lo sconfortante. Ma Nigel Farage o Alex Salmond non si stavano candidando a guidare il Labour. Corbyn, che appartiene ad un mondo di pacchetti ideologici in cui ad una presa di posizione ne seguono altre come fossero ciliegie, sì. “E’ contro il militarismo e la guerra, contro l’austerità e contro i conti pubblici in ordine. Ha iniziato la sua vita protestando contro il Vietnam, poi contro il reaganismo, poi la globalizzazione e il libero scambio, poi George W Bush e l’invasione dell’Iraq e dell’Afghanistan”, spiega Denis MacShane, 18 anni da deputato e 45 anni da membro del Labour. Fin qui, risulta tutto molto prevedibile. Corbyn però è anche presidente di un’associazione, chiamata la Stop the War Coalition, che in un comunicato “ha ribadito il suo appello alla fine dell’occupazione in Iraq” e ha riconosciuto “ancora una volta la legittimità della lotta degli iracheni, con qualunque mezzo essi ritengano necessario raggiungere i loro obiettivi”. Anche se questo significa soldati britannici morti per mano di al Qaeda e dei militanti baathisti. Ma in un Labour che alla parola ‘Iraq’ inizia a fischiettare e a guardarsi intorno, nessuno osa contraddirlo, come se fosse in corso un rito di espiazione collettiva che sarebbe maleducato interrompere. Chi conosce Corbyn garantisce che non è antisemita, ma certo la sua tendenza a condividere panel e organizzazioni con chi invece lo è e pure molto, come Hamas e Hezbollah, è assai vistosa. Nel 2009 aveva invitato esponenti di Hezbollah e di Hamas a Westminster accogliendoli come “amici” e dichiarando che a suo avviso “si tratta del modo giusto di usare i locali del Parlamento”. Nella sua constituency, Islington Nord, c’è la famosa moschea di Finsbury Park, quella di Abu Hamza, dove nel 2014 Corbyn ha dato il benvenuto al predicatore algerino Abdallah Djaballah, uno che invoca la guerra santa musulmana contro Gran Bretagna e America. Sempre l’anno scorso ha organizzato un evento pro-Palestina con tanto di cospirazionista da 11 settembre, James Thring, tutto preso ad invocare la creazione di un esercito palestinese. Chiamato a rispondere di queste cose, soprattutto di quella definizione di “amici” data a Hamas e Hezbollah, Corbyn – autoproclamatosi uomo di dialogo che però non potrebbe mai diventare amico con qualcuno che non fosse di sinistra – ha accusato a brutto muso Krishnan Guru-Murthy di Channel 4 di “trivializzare una questione importante”. Per lui la parola “amici” aveva un senso “collettivo” e non significa che ci sia convergenza con Hamas e Hezbollah, ma soltanto che “per portare avanti un processo di pace si deve parlare con la gente con cui si è in profondo disaccordo”. Anche con chi ha nel proprio statuto che “non c’è soluzione per la questione palestinese tranne che attraverso la jihad”. E quindi via con i te’ con il ‘Gandhi della Palestina’ Raed Salah, condannato per antisemitismo nel 2008, o alle ospitate su Press TV, un canale di propaganda iraniano in cui sono spesso ospiti dei negazionisti dell’Olocausto. “Mi sono chiesto più volte se ci sia un gruppo troppo violento e radicale per Jeremy. Onestamente non credo ci sia”, ha dichiarato una volta un suo vecchio compagno d’arme, il giornalista Leo McKinstry. Anche con l’Ira si era dimostrato molto accogliente. Nel 1984, due settimane dopo le bombe di Brighton - 5 vittime e Maggie Thatcher salva per un pelo aveva invitato dei rappresentanti dell’organizzazione in Parlamento. Tant’è. Su ‘Left foot forward’, blog progressista, ci si chiede perché nessuno lo stia sfidando sulle questioni di politica estera cercando di contrastare le sue sparate, come quando dice che la situazione in Ucraina è tutta colpa della Nato, allineandosi con Marine Le Pen e Nigel Farage. Per John C. Hulsman anche la retorica del “candido di sinistra” e dell’”idiota utile” mostra la corda: “I suoi istinti disastrosi in politica estera rappresentano un credo nettamente pericoloso, che porrebbe fine per sempre alla rilevanza della Gran Bretagna nel mondo”. Tra i modelli di riferimento di Corbyn c’e Hugo Chavez buonanima “il cui contributo è stato enorme per il Venezuela e il mondo in senso ampio”, mentre sull’Europa non esclude di fare campagna per l’uscita dalla Ue, andando contro David Cameron. Ma il pacchetto ideologico ovviamente non finisce qui: ci sono gli isolani Chagos dislocati, il fronte Polisario, e i rifugiati di Diego Garcia.

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