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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Corriere della Sera - Il Foglio Rassegna Stampa
21.07.2015 Il discorso di David Cameron: il modello multiculturale è fallito
Cronaca di Sara Gandolfi, analisi di Pierluigi Battista, editoriale del Foglio

Testata:Corriere della Sera - Il Foglio
Autore: Sara Gandolfi - Pierluigi Battista
Titolo: «Cameron, l'islamismo e la sfida di una generazione - La lezione di Cameron per la destra italiana - Un gran Cameron contro il jihad interno»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 21/07/2015, a pag. 6, con il titolo "Cameron, l'islamismo e la sfida di una generazione", la cronaca di Sara Gandolfi; a pag. 28, con il titolo "La lezione di Cameron per la destra italiana", l'analisi di Pierluigi Battista; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Un gran Cameron contro il jihad interno".

Importanti le parole di David Cameron. Ma non possiamo dimenticare che anche il suo Paese ha voluto l'accordo con l'Iran, che del terrorismo islamico da 35 anni è il più grande sostenitore e finanziatore.

Ecco gli articoli:

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David Cameron

CORRIERE della SERA - Sara Gandolfi: "Cameron, l'islamismo e la sfida di una generazione"

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Sara Gandolfi

Maggiori poteri alle forze dell’ordine per fermare i predicatori dell’odio, obbligo dei rettori di denunciare i gruppi estremisti nelle università, più soldi alle associazioni religiose che combattono il fanatismo. Sono alcune misure del nuovo piano quinquennale contro l’Islam radicale annunciato ieri dal primo ministro inglese, David Cameron, in un incontro pubblico a Birmingham. Una vera e propria chiamata all’unità nazionale contro la «velenosa ideologia» che serpeggia tra gli oltre 2,7 milioni di musulmani britannici e sta silenziosamente catturando le menti di centinaia di giovani, pronti a combattere in Siria (700 sono partiti in questi mesi, metà dei quali sarebbero tornati in patria e potrebbero immolarsi in un attentato). Giovani che «non si identificano davvero con la Gran Bretagna», dice il premier, pur essendo nati e cresciuti sull’isola di Sua Maestà. Cameron ammette «i fallimenti dell’integrazione» e si dice pronto ad affrontare «la sfida della mia generazione»: la lotta a un’«ideologia deformata», fondata su «discriminazione, settarismo e segregazione».

E nelle sue parole trova posto anche una sferzata a quella «maggioranza silenziosa» dell’Islam che non riesce più a far sentire la propria voce. O non vuole ammettere il problema. «Negare qualsiasi connessione tra la religione islamica e gli estremisti non funziona», ha detto. «E può essere pericoloso». L’imperativo è evitare che l’Isis vinca la «battaglia della propaganda» fra i teenager più vulnerabili, attratti dall’immagine «glamour» o «eccitante» del Califfato. Il destino che li attende è di finire come «carne da macello», ricorda con fare quasi paterno il premier, che vuole estendere le missioni dei piloti Raf contro l’Isis in Siria, oltre che in Iraq. Non è la prima volta che la Gran Bretagna s’interroga sulla crisi della sua società multietnica e multiculturale, ma gli osservatori ieri erano concordi nel definire quello di Cameron come il suo più importante appello contro l’estremismo «made in UK»: è una «battaglia delle idee», ha commentato la Bbc .

Il piano, che avrà presto una cornice legislativa, punta a rafforzare le misure preventive e di intelligence — ad esempio, dando via libera all’oscuramento di canali o programmi Tv, anche stranieri, che trasmettano messaggi estremisti — ma preannuncia anche una «svolta culturale», a partire dagli incentivi alle scuole affinché siano più integrate, ai condomini di edilizia popolare che non potranno più essere abitati da famiglie di un’unica etnia e alle famiglie dei minorenni che avranno il diritto di requisire il passaporto dei propri figli, se temono che finiscano nelle grinfie del Califfato. «Non possiamo più essere neutrali, chiudere gli occhi in nome della sensibilità culturale», avverte Cameron, rispolverando un leit motiv dei conservatori. Ma l’invito a «promuovere i valori britannici condivisi», contro «tutti i tipi di estremismo, violento e non violento», si accompagna anche all’appello a «dare maggiori opportunità a tutti».

Le reazioni, nell’immediato, sono però piuttosto tiepide. La Fondazione Ramadan, ad esempio, critica il passaggio in cui Cameron respinge qualsiasi responsabilità della «politica estera occidentale» e attacca chi parla di «ingiustizie storiche, recenti guerre, povertà e disagio». «È davvero offensivo che ci accusi di usare tali motivazioni come una scusa — ha detto il direttore Mohammed Shafiq —. Se questo è il modo in cui vuole impegnarsi con la comunità nella lotta contro il terrorismo, sarà un fallimento». E il segretario generale del Consiglio musulmano, Shuja Shafi, si è detto «preoccupato che tutti noi musulmani potremmo essere marchiati come estremisti, anche se sosteniamo e celebriamo lo Stato di diritto e la democrazia. Il dissenso è una nostra orgogliosa tradizione e non deve essere spinta nella clandestinità».

CORRIERE della SERA - Pierluigi Battista:  "La lezione di Cameron per la destra italiana"

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Pierluigi Battista

David Cameron, il leader dei conservatori inglesi, sta rovesciando uno schema che sembrava aver assegnato una volta per tutte i ruoli nel centrodestra europeo, nel mondo che un tempo si chiamava dei «moderati». Volendo dare un profilo ideologico netto al suo governo, Cameron ribalta l’idea che solo la destra delle barricate, urlatrice, estremista, radicale sappia parlare alle emozioni, mentre la destra responsabile è troppo prigioniera del suo pragmatismo, della sua cronica incapacità di avere idee, della sua sudditanza al linguaggio delle cifre e dei bilanci, della sua afonia culturale. Cameron no: dice che esistono due destre, e la sua sa proporre una visione delle cose. Come non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher. Dai tempi della Thatcher e di Ronald Reagan, per l’esattezza.

Cameron dice che il tempo del «multiculturalismo», fiore all’occhiello del modo britannico di integrare le culture diverse, è fallito. Che la sfida dell’Islamismo radicale non viene da lontano, ma si alimenta nel cuore della Gran Bretagna, con i suoi figli che ripudiano i valori della democrazia liberale, della tolleranza e della libertà, per abbracciare un’ideologia totalitaria di morte e fanatismo. Non è semplicemente un modo di dire. Il suo dirimpettaio Tony Blair, che pure aveva impresso una svolta radicale alla cultura dominante nella sinistra laburista, non aveva mai messo in discussione i pilastri del «multiculturalismo» fino al punto di arruolare come consulente una figura ambigua e proteiforme come Tariq Ramadan, persona indesiderata negli Stati Uniti. E gli stessi leader conservatori che l’hanno preceduto non hanno mai affrontato duramente la convivenza del diritto inglese con la presenza capillare dei tribunali islamici chiamati a comporre le controversie legali all’interno della comunità musulmana.

David Cameron rompe con i silenzi e la subalternità del mondo Tory e opera una frattura che si mette nel solco della rivoluzione thatcheriana. Che fu una rivoluzione idealista, anche se la cosa può sembrare inconcepibile per chi considera la Lady di ferro come una crudele cavaliera delle disuguaglianze e delle ingiustizie. Non è vero, la rivoluzione conservatrice thatcheriana e reaganiana fu la riscoperta dell’individuo, il risveglio dell’intraprendenza e della creatività, la distruzione creatrice degli spiriti animali del capitalismo, della proprietà diffusa, del ceto medio un po’ imbolsito spronato al benessere e al miglioramento. Il programma antimulticulturalista di Cameron arriva a pochi giorni dalla presentazione del Budget del Cancelliere dello Scacchiere George Osborne in cui un forte taglio del Welfare si accompagna a un aumento del salario minimo e a una consistente riduzione del torchio fiscale.

Una rivoluzione che dovrebbe trasmettere anche un messaggio al centrodestra italiano, stretto tra il declino inesorabile del berlusconismo e l’impetuosa crescita dell’estremismo salviniano che rischia di trascinare per lungo tempo la destra nel recinto chiassoso della protesta e dell’opposizione eterna. Quel che resta della destra di Forza Italia dovrebbe far tesoro della duplice lezione, elettoralmente confortata da ottimi risultati, di Sarkozy in Francia e di Cameron in Gran Bretagna. Tutti e due cercano un profilo netto, tutti e due si candidano come alfieri di un mondo che non vuole lasciare l’Europa in mano alla sinistra, tutti e due si richiamano a una politica che non mortifichi il dinamismo dell’economia di mercato e non sia impotente nelle politiche sull’immigrazione.

Ma Sarkozy in Francia non arretra di fronte a una dura battaglia politica contro la destra di Marine Le Pen e Cameron traccia una netta linea di demarcazione con l’Ukip di Nigel Farage. Cameron porta avanti la sua rivoluzione conservatrice nel solco della lezione della Thatcher ma non si accoda al richiamo estremista di una destra protestataria ma incapace di governo. In Italia invece, sembra che non sia possibile altra destra che non si metta sulla scia di Matteo Salvini e delle sue ruspe anti rom e delle sommosse contro gli alloggi ai profughi.

Ma la battaglia contro il multiculturalismo di Cameron non ha nulla da spartire con l’esibizione delle ruspe a favor di telecamere. Il centrodestra di Cameron dimostra che in quel campo il monopolio delle emozioni non ce l’ha il massimalismo che urla ma le idee che governano. Una lezione che gli eredi del berlusconismo non dovrebbero sottovalutare.

IL FOGLIO: " Un gran Cameron contro il jihad interno"

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"Sharia per il Regno Unito"

Confiscate i passaporti ai vostri figli, se pensate che stiano per essere risucchiati dallo Stato islamico in Siria o altrove. Denunciate i predicatori radicali nelle scuole e nelle moschee, quelli che incitano all’odio, usano la leva della povertà non per riscattarvi e darvi un’alternativa, ma per affossarvi e fissare un prezzo alla vostra disperazione, ancor più a quella dei vostri figli. Seguite chi non accetta la visione feroce dell’islam e chiede una riforma, puntando sulla tolleranza e la convivenza. E se qualcuno dice, a voi musulmani, che non appartenete al Regno Unito, e vi rende incattiviti, faremo di tutto perché questa pazza idea non vinca.

David Cameron ieri ha tenuto un discorso accorato su quello che ha definito “struggle” di una generazione: combattere il jihadismo dentro al paese, la tentazione di andar a far parte di un mondo in cui finalmente puoi contare, affiliandosi allo Stato islamico e alla sua “visione malata del mondo”. “Non è così, vi useranno per i loro fini” e vi getteranno via”, ha detto il premier inglese, se sei un ragazzo finirai sacrificato, se sei una ragazza finirai abusata.

Il governo ha messo in campo una serie di misure contro l’islamismo interno: l’arco temporale previsto è di cinque anni, ci saranno finanziamenti ai leader moderati – sperando di non fare errori di valutazione – e alle istituzioni che hanno il compito di fermare i predicatori e individuare i canali in cui il radicalismo arriva ai giovani, evitando che emergano nelle città ghetti di fanatismo. C’è già chi dice che la libertà di parola sarà limitata, ma il governo britannico conosce bene le argomentazioni: la libertà non c’entra nulla, è solo estremismo.

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