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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale - La Stampa - Corriere della Sera - Libero - Il Foglio Rassegna Stampa
17.07.2014 Bambini uccisi a Gaza, tregua umanitaria di Israele
Cronache e analisi di Fiamma Nirenstein, Maurizio Molinari, Davide Frattini, Michael Sfaradi. Jonathan s. Tobin

Testata:Il Giornale - La Stampa - Corriere della Sera - Libero - Il Foglio
Autore: Fiamma Nirenstein- Maurizio Molinari - Davide Frattini - Michael Sfaradi -Jonathan S. Tobin
Titolo: «L'organizzazione terroristica vuole fare la parte del vincitore - Strage di bimbi sulla spiaggia - Israele minaccia l'invasione.- Il pacchetto di Hamas - Quattro bimbi uccisi nei raid -I rifugi nella Striscia ci sono, ma non per i civil»
Riprendiamo da GIORNALE di oggi, 17/07/2014,  a pag. 13, l'articolo di Fiamma Nirenstein dal titolo " L'organizzazione terroristica vuole fare la parte del vincitore", dalla STAMPA,  a pag. 6, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo " Strage di bimbi sulla spiaggia ", e a pag. 7 l'articolo, sempre di Maurizio Molinari dal titolo " Israele minaccia l'invasione. 'Pronti a entrare fra 2 giorni' ". Dal CORRIERE della SERA ,a pag. 11,  l'articolo di Davide frattini dal titolo "Il pacchetto di Hamas: tregua di dieci anni e lo sblocco dei valichi " Da LIBERO, a pag. 12, l'articolo di Michael Sfaradi dal titolo "Quattro bimbi uccisi nei raid ", dal FOGLIO,  a pag. 3, l'articolo di Jonathan S. Tobin, ripreso dall'edizione on-line di COMMENTARY, dal titolo " I rifugi nella Striscia ci sono, ma non per i civil ".

Segnaliamo inoltre un video nel quale si possono vedere i razzi di Hamas sparati da aree densamente popolate di Gaza:

https://www.youtube.com/watch?v=SoYmuH3NOv8&index=4&list=TLjhp1Gi1fQVIvVOQOOoi57Aa8Tj_C36zw=


E una serie di video esplicativi di ciò che significa avere, come gli israeliani quando suona la sirena di allarme,  15 secondi di tempo per salvarsi la vita, o per salvarla ai propri cari:

https://www.youtube.com/watch?v=zQmpiEotWME

https://www.youtube.com/watch?v=U0xCgvvskQ8&list=TLjhp1Gi1fQVIvVOQOOoi57Aa8Tj_C36zw&index=3=

https://www.youtube.com/watch?v=8P0a3l82kx8&list=TLjhp1Gi1fQVIvVOQOOoi57Aa8Tj_C36zw=

Di seguito, gli articoli:


Hamas lancia i razzi da aree civili


IL  GIORNALE - Fiamma Nirenstein:  " L'organizzazione terroristica vuole fare la parte del vincitore"


Fiamma Nirenstein


In una giornata segnata dallo sgomento di Israele e del mondo per quattro bambini palestinesi uccisi su una spiaggia di Gaza da un disgraziato sparo di una nave israeliana e altri due colpiti nel corso di un raid, Hamas vuole rientrare nel giuoco, e lo vuole fare da gran furbo, proponendo, come vuole la cultura del mondo arabo, ciò che può indurre il nemico alla confusione e alla fine, alla sconfitta definitiva. Hamas, dopo che martedì aveva rifiutato la tregua proposta dall'Egitto e invece accettata da Israele, ieri ha presentato la sua proposta, un disegno di «hudna» in dieci punti, una tregua temporanea e tuttavia grandiosa, ben dieci anni di «cessate il fuoco».
Mentre ieri su Israele seguitavano a piovere un centinaio di missili con la distruzione, fra l'altro, di una clinica per bambini a Ashkelon e mentre Israele richiama ottomila riservisti e intima (invano) l'evacuazione di 100mila abitanti del nord-est di Gaza, pare che proprio la leadership militare guidata da Mohammed Deif abbia prodotto una proposta finora legittimata dall'organizzazione. Il contenuto è interessante per la sua ambizione: rivela come Hamas non ammetta affatto la rovina economica, la distruzione estesa di basi militari e armi, il fallimento nel colpire le persone degli israeliani, le perdite umane, la sistematica eliminazione degli edifici dove abitano i suoi capi. Hamas vuole passare da vincitore di fronte al mondo arabo, pensa che l'avere violato la sovranità nazionale di Israele costringendone i due terzi a correre nei rifugi pieghi il nemico e anche l'opinione pubblica internazionale. La sostanza dei dieci punti consiste nella fine del conflitto attuale, nel controllo, con l'aiuto internazionale, specie dell'Onu, dell'aereoporto, del porto, di dieci chilometri di mare, nell'apertura del passaggio di Rafiah, verso l'Egitto, e di quello (Kerem Shalom) con Israele e la liberazione dei terroristi liberati nello scambio per Gilad Shalit e ricatturati nelle ricerche dei tre ragazzi israeliani rapiti. Non si fa una parola sui diecimila missili stipati nelle grandi riserve nella rete di gallerie sotterranee e che sono l'obiettivo primario di Israele, né sul potere nella Striscia, che Israele vorrebbe fosse moderato dalla presenza di Abu Mazen sulla scena. Non a caso ieri parlando alla ministra degli Esteri italiana Federica Mogherini il primo ministro Netanyahu le ha ripetuto che Israele vuole il disarmo di Hamas, unica garanzia di pace.
Non ci sono per ora reazioni ufficiali alle proposte di Hamas, ma si può dire che il perno di ogni possibilità di cessate il fuoco è tuttora riposta nel generale Sisi. È del tutto evidente, dice il mediorentalista Harold Rhode: «Una hudna come quella proposta da Hamas nasce per essere rotta come quella di Hudaibiya del 627 al momento più conveniente per sconfiggere il nemico, quando Maometto riaprì a sorpresa la guerra. Chi accetti una tregua come quella proposta da Hamas otterrà solo la fama letale di essere un debole». Il generale Sisi, al Cairo, seguita a promuovere l'unica tregua di cui Israele possa fidarsi insieme a molti ospiti: Tony Blair, Abu Mazen, il delegato di Hamas Mussa Abu Marzuk, vari responsabili israeliani. La tv egiziana spiega che si sta agitando anche uno schieramento contrapposto, quello che ha convinto Hamas a non accettare l'accordo proposto, e che è il reale motore della proposta di Hamas e dei missili di queste ore. In una parola, il Medio Oriente si sta disegnando nei suoi reali contorni: da una parte Hamas, la Turchia, il Qatar e in queste ultime ore anche la Tunisia, ovvero l'asse della Fratellanza Musulmana. Dall'altra si profila uno stupefacente allineamento in cui campeggia l'Egitto, si profila l'Arabia Saudita e la Giordania, Abu Mazen è la vera carta su cui tutti puntano, e naturalmente, Israele, con cui nessuno dichiara un'allenaza, è la testa di ponte. Si organizza, vicino a Israele, una guerra sunnita tesa a distruggere gli estremisti. Le propagini di Hamas, è evidente, arrivano all'Isis e a Jabat al Nusra, tanto che anche Assad si è fatto vivo con una dichiarazione di sostegno ai palestinesi ma contro Hamas.
Netanyahu che dimostra una tempra e una resistenza pari alla pazienza con cui fronteggia i nemici interni e la delegittimazione internazionale, affronta anche la paradossale situazione per cui, dopo aver accettato la tregua viene difeso dalla sinistra ed attaccato dai suoi dentro il Likud e dal ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, di «Israel Beitenu», a destra del Likud. Bibi non ha voluto finora usare le forze di terra, ha conquistato una legittimazione internazionale senza precedenti abbracciando la tregua egiziana. Purtroppo ieri l'uccisione dal mare di quattro bambini palestinesi, un incidente di guerra su cui le proteste internazionali si inseguono, riporta alla solita criminalizzazione di Israele, ma anche a questioni più serie: quando si libererà buona parte del popolo palestinese da un'organizzazione jihadista che ne fa un misero schiavo nella vita quotidiana e che lo trascina in guerre spietate contro i civili, cui Israele risponde compiendo alle volte anche quegli errori che in guerra sono purtroppo fonte di quotidiano dolore?

LA STAMPA - Maurizio Molinari:   "Strage di bimbi sulla spiaggia"


Maurizio Molinari

Aerei e navi israeliane hanno intensificato gli attacchi su Gaza, bersagliando i leader di Hamas e colpendo la zona costiera dove quattro bambini palestinesi sono stati uccisi. Il ministero degli Interni di Gaza afferma che i militari israeliani hanno colpito le case di 30 leader di Hamas, inclusi Mahmoud Zahar, leader dell’ala dura, Jamila Shanti, Fathi Hamas e Ismail Ashkar. È durante questi attacchi che quattro bambini, fra i 9 e 11 anni, sono stati uccisi mentre giocavano su una spiaggia a ridosso della strada costiera a Ovest di Gaza. Altri sette civili, adulti e ragazzi, sono rimasti feriti nell’attacco che «è arrivato da una nave che si trova a largo della coste» secondo Khaki Au Shamalla, attivista di un gruppo umanitario che opera nella Striscia.
Le quattro vittime
Il bambini morti si chiamavano Mohammed, Islaim, Zakariya e Ahed. Appartengono ai Bakr, una famiglia di pescatori che tiene le barche al porto poco distante. Per il medico palestinese Ashraf Al Kedra, che ha assistito i feriti, «prima è caduta una bomba piccola che ha fatto scappare i bambini e 30 secondi dopo è arrivata la seconda esplosione, più devastante, che ne ha uccisi quattro ferendo gli altri». La salma di una vittima aveva una gamba mozzata e il corpo ustionato. Poco lontano ne giaceva un’altra, di un bambino con i capelli ricci.
La rabbia dei famigliari
Una donna della famiglia Bakr davanti ai reporter accorsi ha gridato maledizioni alla volta tanto di Israele che di Hamas e un’altra parente ha detto che «Hamas ha ucciso dieci membri della nostra famiglia». Nasreen al-Bakr, zia di Ahed, afferma che «il padre il giorno prima lo aveva picchiato per aver violato l’ordine di evitare la spiaggia». Abdel Kareem Baker, 41 anni, zio dei bambini uccisi, parla di «un massacro a sangue freddo» perché «con tutte le tecnologie che affermano di adoperare è una vergogna che non abbiano visto i bambini».
Le salme all’hotel Deira
Le unità della Marina israeliana nei giorni passati avevano sparato colpi a terra ma l’area attorno al porto era considerata in genere sicura, trovandosi vicina agli alberghi dove alloggiano gli stranieri come il Deira, dove le salme delle piccole vittime sono state inizialmente portate. Proprio al Deira il piccolo Ramzi, 8 anni, fratello di Mohammed, ha raccontato che «avevamo deciso di andare a caccia di granchi ma a un certo punto mi ha chiesto di non accompagnarlo più perché considerava il rischio troppo alto ed è per questo che mi sono salvato».
Inchiesta dell’esercito
La reazione dell’esercito israeliano arriva dal portavoce, Peter Lerner: «Non abbiamo alcuna intenzione di colpire i civili trascinati da Hamas nella realtà della guerra urbana, stiamo indagando sull’incidente avvenuto e sulla base di risultati preliminari posso affermare che l’obiettivo erano alcuni miliziani di Hamas». «La morte dei civili è un evento tragico» sottolinea il portavoce militare, secondo il quale «le nostre forze armate più volte hanno cancellato operazioni per evitare di colpire la popolazione». Funzionari dell’Onu a Gaza affermano che oltre 200 palestinesi sono stati uccisi in nove giorni di operazione «Protective Edge» e il 75% di loro sono civili. Ieri altri due minori sono morti in raid aerei. Hamas ha continuato a lanciare grappoli di razzi contro le città del Sud, BeerSheva e Tel Aviv.
Tregua di cinque ore
L’inviato dell’Onu Richard Serry ha proposto una tregua di 5 ore per poter «portare aiuti umanitari ai civili» e Israele ha accettato. In nottata arriva l’adesione di Hamas.
Le parole di Mogherini
Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha avuto ieri un lungo incontro con il premier israeliano Netanyahu al quale ha detto che «la tregua immediata è difficile ma è l’unica soluzione». «Ho espresso a Netanyahu la preoccupazione non solo per il lancio di razzi sul territorio e su obiettivi civili israeliani ma anche per l’alto numero di vittime palestinesi, compresi i bambini a Gaza».

LA STAMPA - Maurizio Molinari:  " "Israele minaccia l'invasione. 'Pronti a entrare fra 2 giorni'

Abu Mazen è arrivato al Cairo per affiancare l’Egitto nel negoziato con Hamas sulla tregua a Gaza nel tentativo di centrare l’obiettivo e scongiurare un’invasione di terra che l’esercito israeliano ritiene oramai «probabile».
I portavoci di Hamas formalizzano da Gaza il rifiuto della bozza di tregua proposta dal Cairo ma Abu Mazen è convinto di poter aiutare il presidente Abdel-Fattah Al Sisi a superare l’ostacolo. Il motivo, spiegano fonti palestinesi a Ramallah, è che «Hamas ha rifiutato la tregua egiziana perché non le garantiva risultati, limitandosi alla cessazione del fuoco». Abu Mazen invece, nell’incontro che avrà oggi con Al Sisi, proporrà di «concedere subito» a Hamas la riapertura del valico di Rafah, da cui dipendono gli scambi commerciali di Gaza con il resto del mondo. Il presidente palestinese è convinto di poter garantire a Hamas anche un «secondo risultato» ovvero l’arrivo dei fondi necessari per pagare gli stipendi ai 40mila dipendenti dell’amministrazione di Gaza: non dalle casse di Ramallah ma grazie a donazioni del Qatar. Gli sceicchi di Doha sono disposti a versare i milioni di dollari necessari ma, anche qui, Abu Mazen chiederà ad Al-Sisi di fare un passo in avanti ovvero consentire alle valige di contanti in arrivo dal Golfo di transitare per Rafah.
In questa maniera Hamas incasserebbe due risultati concreti e resterebbe poi a Israele affrontare la terza richiesta ovvero liberare 56 militanti che erano stati rilasciati in cambio dell’ostaggio Gilad Shalit ma che poi sono stati riarrestati in Cisgiordania. L’iniziativa di Abu Mazen ha alle spalle il sostegno del Segretario di Stato John Kerry e nasce dalla volontà di impedire l’attacco di terra israeliano che, come un alto funzionario della Difesa dichiara,«potrebbe avvenire nei prossimi 2-3 giorni» dando inizio a «un’operazione destinata a durare mesi al fine di smilitarizzare Gaza». È la linea del ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, secondo il quale «non dobbiamo rioccupare Gaza per restarci o costruire insediamenti ma per catturare, disarmare o uccidere ogni terrorista».
Le minacce di Israele sono uno strumento in più per la mediazione di Abu Mazen, che punta a recitare un ruolo di primo piano nella soluzione della crisi per rafforzarsi agli occhi della popolazione di Gaza nelle vesti di leader dell’unità nazionale. Alle sue spalle, il presidente palestinese ha la Lega Araba e la Turchia mentre sul fronte opposto c’è Bashar al Assad, il presidente siriano alleato di Teheran che ha prestato giuramento, dando inizio al nuovo settennato, con un discorso nel quale ha accusato Israele di «attaccare Gaza puntando ad assoggettare gli arabi». Da qui l’appello del raiss alle capitali arabe a inviare «aiuti di ogni tipo a Hamas» con una strategia opposta rispetto al Cairo e Ramallah. Ecco perché esiste il rischio che Gaza si trasformi in un nuovo braccio di ferro fra le capitali della regione, in maniera analoga a quanto sta avvenendo sulla Siria e sull’Iraq. Nel braccio di ferro in corso fra leader arabi, Israele punta su Al Sisi: «Abbiamo accettato la proposta egiziana e speriamo che Hamas faccia altrettanto» afferma il ministro Tzipi Livni.

CORRIERE della SERA - Davide Frattini: " Il pacchetto di Hamas: tregua di dieci anni e lo sblocco dei valichi "


Davide Frattini


GERUSALEMME — In questi nove giorni di guerra gli egiziani hanno aperto solo per poche ore il valico di Rafah a sud della Striscia di Gaza. I feriti più gravi sono stati lasciati passare, centinaia di palestinesi sono rimasti dall’altra parte, schiacciati contro le cancellate e la barriera costruite sulla sabbia del deserto.
Rafah è anche il passaggio verso una possibile tregua. Abu Mazen, il presidente palestinese, è arrivato al Cairo per parlare proprio di questo punto con Abdel Fattah al Sissi: i generali al potere in Egitto sarebbero disposti a sbloccare la frontiera, se i controlli vengono affidati alle forze di sicurezza al comando di Abu Mazen. Che oggi vola in Turchia e da lì in Qatar: i leader di Hamas non si fidano più degli egiziani, dopo essere stati lasciati fuori dalle discussioni sul cessate il fuoco annunciato per martedì mattina.
Il movimento fondamentalista propone una tregua di lungo periodo, dieci anni, agli israeliani. Chiede che venga tolto l’embargo alla Striscia, che tutti i valichi vengano riaperti, che il porto e l’aeroporto siano ricostruiti e affidati alla comunità internazionale, che vengano liberati i palestinesi rincarcerati dopo essere stati liberati nello scambio per il caporale Gilad Shalit, rapito nel giugno del 2006.
È improbabile che il governo di Benjamin Netanyahu possa accettare l’offerta. Il premier ripete di volere «una Gaza smilitarizzata»: «Israele continuerà a fare quanto è necessario per difendersi fino a quando la pace e la calma non saranno ripristinate», dice a Federica Mogherini, la ministra italiana degli Esteri, in visita da due giorni nella regione.
Dalla Striscia di Gaza sono continuati i lanci di missili verso le città israeliane, a Tel Aviv le sirene sono suonate al mattino, per tutto il giorno gli allarmi si sono ripetuti nel sud del Paese. Israele ha accettato per oggi un cessate il fuoco umanitario di cinque ore chiesto dalle Nazioni Unite. Avigdor Lieberman, il ministro degli Esteri, era in visita ad Ashkelon, quando ha dovuto rifugiarsi in un bunker con Boerge Brende, il capo della diplomazia norvegese. Abbastanza perché Lieberman ribadisse la sua posizione: rioccupare la Striscia, liberarsi di Hamas.
La possibilità di un’invasione di terra — commenta una fonte militare israeliana — è diventata «molto elevata». Per la prima volta anche Tzipi Livni, ministra della Giustizia e voce moderata nel governo, lo ammette: «Se i missili non si fermano, non avremo altra scelta». 

LIBERO - Micahel Sfaradi: "Quattro bimbi uccisi "


Michael Sfaradi


In questa nona giornata di guerra centinaia di allarmi hanno interessato il sud Israele e anche Tel Aviv che si è svegliata al suono delle sirene quando una salva di sei missili Fajar 5 ha volato nei cieli della città prima di essere neutralizzata da Iron Dome. Il Ministro degli Esteri norvegese Borge Brende, che era in visita insieme al suo collega Liberman ad Ashdod, al suono della sirena ha passato minuti di paura e si è dovuto rifugiare nella camera di sicurezza di un'abitazione privata. Il governo israeliano ha autorizzato il richiamo di 8000 riservisti e l'avviso di richiamo di altri 2000 che vanno ad aggiungersi ai 40.000 richiamati nei giorni scorsi, il segnale di un'azione di terra è sempre più forte, anche se Israele ha accettato una tregua umanitaria di 6 ore per oggi. La notizia che ha avuto più risonanza è quella della morte di quattro bambini che giocavano con un pallone su una spiaggia al nord della Striscia. Hamas ha subito fatto girare le immagini dei corpi sui circuiti internazionali accusando Israele di averli uccisi a sangue freddo e chiedendo l'intervento dell'Onu per obbligare Israele a sospendere le operazioni militari. Il Ministero della Difesa israeliano si riserva invece di commentare l'accaduto solo dopo aver concluso l'indagine interna e visionato i filmati. Il fatto è accaduto nella zona di Shaita che insieme a quella di Zeitun dovevano essere evacuate dai civili e la spiaggia di Shaita in particolare era stata segnalata nei giorni scorsi come zona da evacuare per la presenza di una base dei commando di Hamas che era bersaglio militare. La verifica dei filmati darà una risposta sulla presenza di civili in zona e spiegherà la dinamica dell'accaduto. Saranno verificati gli orari in cui la marina ha bombardato la base e confrontati con quelli in cui i bambini sono stati colpiti. Al momento tutte le ipotesi sono in piedi e tra questa anche la possibilità che i ragazzini siano rimasti vittime di qualche missile lanciato dalla Strisca verso la città israeliana di Askhelon caduto per errore sulla spiaggia. Eventi di questo tipo sono già accaduti in passato e quest'ipotesi è tenuta in seria considerazione. Rimane il fatto che da giorni l'esercito israeliano chiede incessantemente alla popolazione civile di lasciare determinate zone considerate a rischio, mentre Hamas fa di tuno per trasformare la popolazione in scudi umani. C'è comunque da chiedersi come mai 4 ragazzini stessero giocando a pallone all'aperto in un fazzoletto di terra dove si svolgono combattimenti e proprio su una spiaggia che più volte era stata dichiarata off limits

Il FOGLIO - Jonathan S. Tobin: " I rifugi nella Striscia ci sono, ma non per i civili"


Jonathan S. Tobin

Uno degli argomenti dei difensori di Hamas nel conflitto di questi giorni è che gli israeliani hanno rifugi antibomba e i palestinesi a Gaza no. L'assenza di rifugi è una delle ragioni della differenza di vittime tra le due parti del conflitto. Ma per qualche ragione nessuno dei mezzibusti della tv si è mai chiesto perché a Gaza i rifugi non ci sono. Israele sta usando misure senza precedenti per evitare l'uccisione di civili palestinesi quando attacca le postazioni missilistiche e i centri di comando di Hamas, ma nonostante questo i civili sono morti. Visto il numero degli strike israeliani, la cifra delle vittime palestinesi è piuttosto bassa. Ma ci sarebbero state meno vittime se i palestinesi avessero un posto dove rifugiarsi durante i bombardamenti. Si ritiene che la Striscia di Gaza sia troppo povera per potersi permettere la costruzione di rifugi antibomba per i suoi civili, e questo aumenta l'impressione che i palestinesi siano vittime inermi che meritano la simpatia se non l'aiuto del mondo nel respingere l'assalto di Israele all'arsenale di Hamas. Questa visione è falsa. I tiranni di Gaza hanno fondi e materiale in abbondanza per costruire rifugi antibomba. E in effetti ne hanno costruiti moltissimi - solo che non sono per il popolo di Gaza. Come è noto, Gaza è un alveare di strutture sotterranee da un lato all'altro della Striscia. Queste non sono solo i più di 1.400 tunnel che collegavano Gaza all'Egitto e attraverso cui passavano ogni sorta di beni (razzi, munizioni, materiale da costruzione e beni di consumo) fino a che il governo militare del Cairo non ha fermato i traffici. Il problema principale che le Forze di difesa israeliane devono affrontare in questa campagna è lo stesso che hanno incontrato nel 2008 e nel 2012: i leader e i guerriglieri di Hamas si tengono al sicuro in un labirinto di rifugi costruiti in profondità sotto Gaza. C'è anche un sacco di spazio per proteggere migliaia di razzi e altri armamenti. Questi rifugi sono collegati tra loro da tunnel che attraversano tutta la Striscia: se si considera la dimensione di queste installazioni, potrebbero esserci più rifugi per chilometro quadrato a Gaza che in qualsiasi altra regione di Israele. Se tutte queste strutture fossero aperte ai civili di Gaza, non c'è dubbio che il numero delle vittime diminuirebbe. Se i leader di Gaza e i loro sgherri armati emergessero dai loro sicuri rifugi sottoterra e lasciassero che i civili si mettessero al riparo allora forse mostrerebbero un po' di coraggio. Invece usano i civili come scudi, lanciando missili vicino alle scuole, ammucchiando munizioni nelle moschee, e incitando i civili a fare da scudi umani davanti alle roccheforti di Hamas. Il popolo di Gaza sta subendo le conseguenze della decisione cinica di Hamas di iniziare una guerra contro Israele. Gaza non ha rifugi antibomba. Ciò che ha è un movimento terrorista al potere che usa i civili come scudi umani. Gli abitanti di Gaza che tollerano questa situazione e gioiscono quando i loro governanti islamisti provocano il contrattacco di Israele lanciando missili sui civili israeliani non possono dare la colpa allo stato ebraico o al mondo per il loro destino. E qualsiasi cosa possiamo pensare della loro decisione di accettare questa situazione, l'assenza di rifugi a Gaza non può essere usata come argomento contro Israele che difende il suo popolo.

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