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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Giornale - Libero Rassegna Stampa
15.07.2014 Israele non vuole vittime civili, Hamas sì
Intervista di Fiamma Nirenstein al generale Israel Shafir, analisi di Carlo Panella

Testata:Il Giornale - Libero
Autore: Fiamma Nirenstein - Carlo Panella
Titolo: «'Che dramma i bimbi nel nostro mirino' - Assedio a Israele. Droni da Gaza, missili da Siria e Libano»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 15/07/2014, a pag. 12, l'intervista di Fiamma Nirensten al generale dell'aviazione israeliana Israel Shafir, dal titolo  'Che dramma i bimbi nel nostro mirino', da LIBERO a pag. 14 l'articolo di Carlo Panella dal titolo "Assedio a Israele. Droni da Gaza, missili da Siria e Libano".

Di seguito, gli articoli:



           Volantino di avvertimento lanciato a Gaza dall'aviazione israeliana




IL GIORNALE - Fiamma Nirenstein:  "'Che dramma i bimbi nel nostro mirino' "

            
Fiamma Nirenstein       Israel 'Relik'Shafir


Israel "Relik" Shafir, Generale dell'Aviazione nelle Riserve è uno degli otto piloti scelti nel 1981 per distruggere il reattore nucleare di Saddam Hussein nella missione di Osirak. Il suo secondo era Ilan Ramon, l'astronauta che perse nel 2003 la vita nella missione spaziale dello shuttle Columbia. Shafir è un uomo di incredibili avventure con 31anni di esperienza nelle più audaci operazioni, e nessuno può rispondere meglio di lui alla domanda che tormenta tutto il mondo da quando, in questi sette giorni, l'aviazione ha bombardato dall'alto la Striscia di Gaza con la perdita di più di 150 vite umane.
Generale, Israele si pregia di avere l'esercito più morale del mondo. E allora perchè durante i vostri attacchi restano uccisi un numero di persone tale da suscitare proteste in tutto il mondo, 170 fino ad ora?
"Provi a immaginare che un noto assassino sia sia impadronito, portandosi dietro la famiglia, di un rifugio protetto da cui può sparare agli alunni di una scuola, e immagini che suo figlio sia uno di questi. L'assassino è dietro una finestra, e quindi la polizia aspetta sperando che si allontani dalla famiglia per fermarlo. Ma a un certo punto si avvicina alla finestra, impugna il fucile per sparare ai tutoi figli. La sua famiglia potrebbe essere accanto a lui, ma tu purtroppo non hai scelta: è tuo dovere fermarlo, anche se ti costa dispiacere e critica. Le armi di Hamas sono puntate sui nostri figli, intorno a uno delle loro rampe di lancio che sta per sparare si affollano anche degli estranei, vuoi aspettare, ma il missile è già sulla rampa, devi fermare i terroristi e superare l'obiezione che ti pone la vista degli estrane. Il tuo popolo è sotto tiro, devi usare il tuo proiettile".
Generale, l'UE, l'ONU vi critica, troppi morti, a volte si ha l'impressione che abbiate il grilletto facile.
"E' vero esattamente il contrario: il procedimento è enormemente lento, la guerra potrebbe essere finita il primo giorno.Pensi che cosa potrebbe fare la nostra aviazione se usasse solo parte della sua forza. Invece selezioniamo minuziosamente gli obiettivi, anche mentre la nostra gente soffre. La catena di decisione è molto complessa: si parte dai servizi segreti con le informazioni sulla dislocazione e l'importanza dell'obiettivo, poi ci sono 27 verifiche video che vengono mandati a un centro di verifica che le passa al comando che a sua volta investe il pilota del suo ordine operativo, se non ci sono pericoli per i civili".
E a quel punto il pilota parte e non lo può fermare nessuno?
"Tutto il contrario, di nuovo. Il comandante decide lui se l'obiettivo coinvolge individui estranei a Hamas, obiettivo dell' operazione, e decide se portare avanti l'operazione. Può sempre abortirla e cancellarla, o rimandarla..Inoltre, per 30 secondi, possiamo deviare il proiettile lanciato. E'un nostro dovere, non solo una nostra scelta, abortire l'operazione se porta a vittime estranee al conflitto".
Ma spesso l'operazione viene portata avanti lo stesso.
"Molto raramente, e se le lo si fa è perchè si è di fronte a un'occasione unica. In altre parole, perchè le armi, le rampe stanno per essere usate adesso, oppure quel personaggio di Hamas che devi colpire è una bomba ticchettante che non avremo altre occasioni di fermare. Come è noto, inoltre, se ci sono cittadini innocenti nelle vicinanze o dentro le strutture che devono essere colpite, ci facciamo cura di distribuire volantini e telefonate ripetute per invitare i cittadini a allontanarsi. Oltre a ciò prima di colpire l'obiettivo con il proiettile vero, lanciamo un proiettile destinato a fare solo rumore (lo chiamiamo "una bussata sul tetto") e quindi a far fuggire la popolazione dal luogo che verrà bombardato".
Lei si è trovato in queste situazioni?
"Quasi tutti ci si trovano".
E che cosa garantisce che facciate la scelta giusta?
"Una selezione accuratissima dei piloti, che devono innanzitutto rispondere non a scelte tecniche, ma morali. Un pilota ammesso al corso deve dimostrare di avere il giusto sistema di valori: ogni vita umana è sacra, un intero mondo per sè stessa.Devi essere sicuro che chi compie difficilissime operazioni non prenda la vita di persone che non c'entrano".
Ma la regola non sempre funziona.Quali sono i vostri sentimenti profondi quando questo avviene?
"I sentimenti... ognuno ha i suoi. Ma anche se hai una sensazione di sconfitta, devi subito tornare sul campo. Noi non abbiamo le pagine Gialle di Gaza, non sappiamo esattamente chi Hamas ha messo di guardia sulle armi a sua insaputa magari, solo loro lo sanno".
Lei sostiene che la prudenza ha causato poca perdita di vite umane. Non lo pensa l'opinione pubblica internazionale...
"Pensi che sono più di mille i missili sparati sulla popolazione israeliana, e i morti sono circa 150 dopo che abbiamo colpito 1535 obiettivi, fra cui 33 basi sotterranee, 8 siti di produzione di armi, 4 quartier generali di Hamas"
Eppure la guerra non finisce. Lei entrerebbe con l'esercito?
A livello del tutto personale, le dico di no. Abbiamo già portato il loro livello militare a 20 anni fa, l'Egitto gli ha chiuso ogni fonte di rifornimento. Hamas vuole molti morti per richiamare l'attenzione, ma è in crisi: dobbiamo lasciare che abbia luogo il loro cessate il fuoco, e noi seguiremo".
Perchè il mondo non vi capisce?
Guardi, io porto il nome di mio nonno che è morto in un campo di concentramento, come gli altri 80mila ebrei di Vilna. Non c'è mai stata molta simpatia per la nostra causa, si preferiscono i perseguitati dall'imperialismo, fra cui i palestinesi. Noi dobbiamo cercare la pace, e salvare il nostro popolo".

LIBERO - Carlo Panella:  "Assedio a Israele. Droni da Gaza, missili da Siria e Libano "


Carlo Panella


Hamas vuole che la popolazione civile sia vittima dei raid israeliani: la prova è il comunicato del Ministero degli Interni del governo di Gaza che da due giorni ingiunge agli abitanti del nord della Striscia di non seguire l'avviso diramato dalle Forze Armate di Israele che li ha invitati ad abbandonare le loro abitazioni che possono essere colpite dai raid dell'aviazione. Più di 10.000 palestinesi si sono quindi rifugiati in vari ricoveri e in altre zone della striscia ma la radio palestinese continua a intimare: «A tutti i figli del nostro popolo che hanno evacuato le loro case: tornate immediatamente e non lasciatele. Assicuratevi di seguire le istruzioni del ministero dell'Interno!». Esempio illuminante di una azione bellica cinica condotta dai palestinesi che dimostra che tutte le lamentele - che tanto fanno effetto sulle «anime belle in Europa» - circa la miseria a cui il blocco navale di Gaza condanna i palestinesi sono fandonie. Hamas invece di comprare alimenti, medicinali, sangue - che ora scarseggiano nei suoi ospedali - ha investito decine, centinaia di milioni di dollari per importare illegalmente migliaia di razzi e centinaia di missili di media portata, pagati a peso d'oro sul mercato clandestino degli armamenti. A questi si è aggiunto anche l'acquisto di costosi droni militari, tre dei quali sono stati lanciati ieri da Gaza, per essere però subito intercettati dall'aviazione israeliana. Ciononostante la televisione di Hamas «al Aqsa» ha trasmesso ieri notiziari enfatici sulla disponibilità di queste nuove e costose armi (i droni sono approntati anche per «missioni suicide con cariche di dinamite») mentre dai minareti delle moschee venivano lanciate espressioni di giubilo. Hamas ha dunque investito in armamenti un vero e proprio patrimonio, ora bruciato dalle difese efficienti dell'Iron Dome israeliano. Un'enorme somma di denaro che avrebbe potuto garantire a tutti i palestinesi di Gaza un livello di vita più che eccellente. La quantità di razzi e missili entrati negli ultimi due anni a Gaza, peraltro, dimostra che il suo territorio è accessibile nonostante il blocco navale e la chiusura dei valichi con Israele e che quindi tutte le accuse palestinesi di «strangolamento» della Striscia sono ipocrite e fasulle. Ieri nel settimo giorno dall'inizio dell'operazione israeliana «Proctective Edge» sono emersi i primi allarmanti segni di un possibile allargamento del conflitto: dal Libano: due missili sono stati sparati sul nord della Galilea, mentre nel Sinai egiziano otto persone (un soldato, sette civili di cui due bambini) sono state uccise nel capoluogo amministrativo di al Arish - sede del governatorato egiziano - da colpi di mortaio, o di razzi lanciati dallo stesso Sinai. Dunque, Hezbollah da nord e i terroristi egiziani legati ai Fratelli Musulmani e ad Harnas si inseriscono nella crisi e puntano a allargarne il perimetro. Una strategia che denota il livello di avventurismo che guida la dirigenza di Hamas e dei Fratelli Musulmani egiziani. Avventurismo che peraltro può mettere in pericolo anche la stabilità della Giordania, che è governata da un saggio re Abdullah II, ma che ha una popolazione per il 70% di origine palestinese e che vede una non disprezzabile forza dei Fratelli Musulmani. La novità di questa crisi - lo ripetiamo - è che a differenza di tutte le precedenti il demenziale avventurismo di Harnas - che peraltro non riesce a provocare danni a Israele, che ha una superiorità tecnologica e militare assoluta - appare chiara anche ai governi arabi, in primis all'Egitto. II presidente Fattah al Sisi, che oggi incontra al Cairo il Segretario di Stato J. F. Kerry (è di ieri l'ok della Casa Bianca ai raid israeliani ma non all'intervento via terra) e che nei prossimi giorni riceverà anche il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini - secondo gli stessi media egiziani - non ha intenzione di fare nulla per impedire che Hamas subisca quella totale distruzione del suo arsenale militare che Israele si prefigge. Hamas, d'altronde intende avvalersi solo della mediazione del Qatar e della Turchia. Ma la trattativa non ha molte possibilità di avere luogo a causa delle folli pretese di Hamas che chiede, oltre alla fine dei raid, la fine del blocco di Gaza in vigore dal 2006, l'apertura del valico di Rafah con l'Egitto (che non ha alcuna intenzione di riaprirlo) e la liberazione di tutti i suoi prigionieri in Israele. In sintesi: lHamas chiede di potersi riarmare senza nessuna difficoltà o ostacolo. Richieste che evidenziano che il suo avventurismo è anche al di fuori di ogni logica.

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