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Il Foglio Rassegna Stampa
07.08.2017 Il Califfato è morto. Viva il Califfto
L'opinione di Eric Zemmour

Testata: Il Foglio
Data: 07 agosto 2017
Pagina: 1
Autore: Eric Zemmour
Titolo: «Il Califfato è morto. Viva il Califfto»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 07/08/2017, a pag.1, con il titolo "Il Califfato è morto. Viva il Califfto", l'opinione di Eric Zemmour uscita su Le Figaro.


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Eric Zemmour                                    Abu Bakr Al-Baghdadi

Il medio oriente sta vivendo una situazione simile a quella del XVII secolo in Europa, dove i conflitti religiosi tra cattolici e protestanti si sono trasformati in una guerra totale”, scrive Eric Zemmour sul Figaro. “Questo è l’inizio della fine. A Mosul come a Raqqa, i sostenitori dell’Isis si stanno sgretolando sotto l’assalto dei loro assalitori. Lo Stato islamico si era stabilito in queste due città per dimostrare che non riconosceva il confine tra Iraq e Siria, delimitato dal famigerato accordo Sykes-Picot di un secolo fa. Un modo simbolico per cancellare la colonizzazione franco-britannica e la sua pretesa di imporre la forma europea dello stato-nazione. L’Isis ha reclamato il califfato, la forma imperiale che l’islam ha assunto nella storia. Questa ambizione di iscriversi in un territorio è la grande differenza con l’azio - ne globale deterritorializzata di al Qaida. La sconfitta dell’Isis in entrambe le città segnerà la fine della sua ambizione politica. I suoi avversari sono troppo numerosi. La coalizione occidentale e quella formata da Iran e Russia non hanno gli stessi obiettivi. A Mosul come a Raqqa, sono le truppe d’élite curde, aiutate dai consiglieri americani, che causano il maggior danno ai combattenti del Califfato. La Turchia non può tollerare la costruzione di un Kurdistan indipendente con la forza. Erdogan è pronto a intervenire militarmente in Siria per fermare i curdi. Quale sarà l’alleato degli americani fra questi due nemici mortali? La Turchia sa che è vista con sospetto dai suoi partner della Nato. Per non aprire troppi fronti contemporaneamente, Erdogan ha abbracciato Putin e abbandonato il rovesciamento di Assad. Ma l’Arabia Saudita non ha rinunciato a combattere il dittatore siriano. Assad e il suo clan sono per i sauditi il simbolo della presenza insopportabile dell’Iran. L’Arabia Saudita non può tollerare questo arco sciita BaghdadDamasco-Beirut che è emerso a poco a poco, godendo degli interventi militari americani folli e della potenza di fuoco delle milizie di Hezbollah. Questo scontro tra Arabia Saudita e Iran si struttura ulteriormente lungo la regione. Il medio oriente oggi è in una situazione che assomiglia a quella del XVII secolo in Europa, dove i conflitti religiosi tra cattolici e protestanti si sono trasformati in una guerra totale in cui tutte le potenze alla fine sono intervenute, anche la Francia di Richelieu. Questa guerra è durata trent’anni. Ha devastato l’Europa, e la Germania ha perso un terzo della sua popolazione. Il medio oriente sta vivendo la sua Guerra dei Trent’anni. Tutti guardano tutti. Trump sostiene l’Arabia Saudita. Il nemico del mio nemico diventa mio amico: Israele teme l’Iran e Hezbollah ai suoi confini, diventando il miglior alleato dell’Arabia Saudita. Peccato per i palestinesi! In questo grande gioco, il destino dell’Isis è sintomatico. Qualunque sia la struttura, i fondamenti dell’islam rimangono. L’Arabia Saudita continuerà a finanziare le moschee salafite in tutto il mondo e diffonderà l’islam più rigoroso nelle nostre periferie. Il califfato è morto, viva il califfato!”

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/ 5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

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lettere@ilfoglio.it

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