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Il Foglio Rassegna Stampa
15.07.2017 'Sionisti, non razzisti'
Lo storico discorso di Chaim Herzog alle Nazioni Unite

Testata: Il Foglio
Data: 15 luglio 2017
Pagina: 1
Autore: Chaim Herzog
Titolo: «Sionisti, non razzisti»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/07/2017, con il titolo "Sionisti, non razzisti", il discorso tenuto da Chaim Herzog, allora ambasciatore di Israele all'Onu, alle Nazioni Unite nel 1975.

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Chaim Herzog

New York, 10 novembre 1975

E’simbolico che questo dibattito, che potrebbe rivelarsi un punto di svolta nelle vicende delle Nazioni Unite e un fattore determinante per la possibile esistenza futura di questa organizzazione, debba avvenire il 10 novembre. Questa notte, 37 anni fa, è passata alla storia come Kristallnacht, o la Notte dei Cristalli. In quella notte del 10 novembre 1938, le camicie brune di Hitler lanciarono un attacco coordinato alla comunità ebraica in Germania, bruciarono le sinagoghe in tutte le città e si accesero roghi per le strade con i Libri Sacri, i rotoli della Legge Sacra e la Bibbia. In quella notte le case ebraiche furono attaccate e i capi famiglia portati via. E non molti ritornarono. In quella notte le vetrine di tutti i negozi appartenenti agli ebrei furono distrutte e coprirono le strade delle città tedesche con uno strato di vetri rotti che si dissolse in milioni di cristalli, dando così il nome a quella notte: Kristallnacht, la Notte dei Cristalli.

Quella notte ha portato infine ai forni crematori e alle camere a gas, ad Auschwitz, Birkenau, Dachau, Buchenwald, Theresienstadt, e altri. Quella notte ha portato all’olocausto più terrificante della storia dell’uomo. E’ davvero giusto che questo progetto (la risoluzione in discussione, ndr), concepito nel desiderio di deviare il medio oriente dalle sue mosse verso la pace, e nato da una profonda sensazione pervasiva di antisemitismo, debba essere posta in discussione proprio in questo giorno, che ricorda uno dei giorni più tragici di uno dei periodi più bui della nostra storia? E’ opportuno che le Nazioni Unite, che hanno iniziato la loro vita come alleanza antinazista, debbano ritrovarsi, trent’anni dopo, a diventare il centro mondiale dell’antisemitismo? Hitler si sarebbe sentito a casa in diverse occasioni durante l’anno passato, ascoltando il procedere dei lavori in questa forma e, soprattutto, al procedere dei lavori nel corso del dibattito sul sionismo. E’ un’osservazione che fa riflettere anzi, e considerare fino a che punto questo organismo è stato trascinato verso il basso, se siamo costretti oggi a contemplare un attacco contro il sionismo.

Poiché questo attacco costituisce non solo un attacco antisemita della più ripugnante sorta, ma anche un attacco in questo organismo mondiale contro l’ebraismo, una delle più antiche religioni del mondo, una religione che ha dato al mondo i valori umani della Bibbia, una religione da cui sorsero due altre grandi religioni, cristianesimo e islam – una grande religione, consolidata, che ha dato al mondo la Bibbia con i suoi dieci comandamenti, i grandi profeti del passato, Mosè, Isaia, Amos, i grandi pensatori della storia, Maimonide, Spinoza, Marx, Einstein, molti dei maestri delle arti, e un’alta percentuale di premi Nobel del mondo, nelle scienze, nelle arti e nelle discipline umanistiche, come nessun altro popolo sulla terra. Si può solo riflettere e meravigliarsi di fronte alla prospettiva dei paesi che si considerano parte del mondo civilizzato, e che si stanno unendo a questo primo attacco organizzato contro una religione stabilita fin dal Medioevo. Sì, a queste profondità, indietro fino al Medioevo, veniamo trascinati oggi da coloro che sostengono questa proposta di risoluzione.

Il progetto di risoluzione, prima della Terza commissione era in origine una risoluzione che condannava il razzismo e il colonialismo, un argomento sul quale il consenso avrebbe potuto essere raggiunto, un consenso che è di grande importanza per tutti noi e per i nostri colleghi africani in particolare. Tuttavia, invece di permettere che ciò accadesse, un gruppo di paesi, inebriati dalla sensazione di potere data alla maggioranza automatica, e senza tener conto dell’importanza di raggiungere un consenso su questo tema, ha pilotato la Commissione in modo sprezzante, con l’uso appunto della maggioranza automatica, fino a imporre il sionismo come soggetto in discussione. Non vengo a questa tribuna per difendere i valori morali e storici del popolo ebraico. Non hanno bisogno di essere difesi. Parlano da sé. Hanno dato agli uomini molto di ciò che è grande ed eterno. Hanno fatto per lo spirito dell’uomo più di quanto possa essere facilmente apprezzato in un forum come questo. Vengo qui a denunciare i due grandi mali che minacciano la società in generale e una società delle nazioni in particolare. Questi due mali sono l’odio e l’ignoranza. Questi due mali sono la forza motrice dietro i fautori di questa proposta di risoluzione e dei loro sostenitori. Questi due mali caratterizzano coloro che vorrebbero trascinare tanto in basso questa organizzazione mondiale, la cui idea fu concepita dai profeti di Israele. La chiave per comprendere il sionismo sta nel suo nome.

Nella Bibbia, la più occidentale delle due colline di Gerusalemme antica era chiamata Sion. Era il X secolo a. C. Di fatto, il nome “Sion” appare 152 volte nell’Antico Testamento con riferimento a Gerusalemme. Il nome è prevalentemente una denominazione poetica e profetica. Le qualità religiose ed emozionali del nome derivano dall’importanza di Gerusalemme come la Città reale e la Città del Tempio. “Monte Sion” è il luogo dove Dio abita, secondo la Bibbia. Gerusalemme o Sion, è un luogo dove il Signore è il Re secondo Isaia, e dove ha installato il suo Re David, come citato nei Salmi. Il re David fece di Gerusalemme la capitale di Israele quasi tremila anni fa, e Gerusalemme è rimasta la capitale da allora. Nel corso dei secoli il termine “Sion” è cresciuto e si è espanso a significare tutto Israele. Gli israeliti in esilio non potevano dimenticare Sion. Il salmista ebraico, seduto presso le acque di Babilonia giurò: “Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra” (Salmo 137, ndr).

Questo giuramento è stato ripetuto per migliaia di anni da parte degli ebrei di tutto il mondo. Si tratta di un giuramento che è stato fatto oltre 700 anni prima dell’avvento del cristianesimo, e più di 1.200 anni prima dell’avvento dell’Islam. Alla luce di tutte queste connotazioni, Sion è venuto a significare la patria ebraica, simbolo dell’ebraismo e delle aspirazioni nazionali ebraiche. Ogni ebreo, mentre pregava il suo Dio, ovunque si trovasse nel mondo, si rivolgeva verso Gerusalemme. Queste preghiere hanno espresso per oltre duemila anni di esilio il desiderio del popolo ebraico di tornare alla sua antica patria, Israele. In realtà, una presenza continua ebraica, in numero maggiore o minore, è stata mantenuta nel paese nel corso dei secoli. Il sionismo è il nome del Movimento nazionale di liberazione del popolo ebraico ed è l’espressione moderna del patrimonio ebraico.

L’ideale sionista, come indicato nella Bibbia, è stato, ed è, parte integrante della religione ebraica. Il sionismo sta al popolo ebraico, come i movimenti di liberazione dell’Africa e dell’Asia sono stati ai loro popoli. Il sionismo è uno dei più emozionanti e costruttivi movimenti nazionali nella storia umana. Storicamente, si basa su una connessione univoca e ininterrotta, che si estende per circa quattromila anni, tra il Popolo del Libro e la Terra della Bibbia. In tempi moderni, nel tardo Ottocento, spinto dalle forze gemelle della persecuzione antisemita e dal nazionalismo, il popolo ebraico ha organizzato il movimento sionista, al fine di trasformare il suo sogno in realtà. Il sionismo, come movimento politico, ha rappresentato la rivolta di una nazione oppressa contro i saccheggi e la discriminazione e l’oppressione dei malvagi dei paesi in cui l’antisemitismo fiorì. Non è di certo una coincidenza, e non sorprende affatto, che gli sponsor e sostenitori di questo progetto di risoluzione includano paesi che sono stati e sono colpevoli ancor oggi del crimine orribile di antisemitismo e di discriminazione. Il supporto agli obiettivi del sionismo è stato scritto nel Mandato della Lega delle nazioni per la Palestina, ed è stato nuovamente approvato dalle Nazioni Unite nel 1947, quando l’Assemblea generale ha votato con una maggioranza schiacciante per la restaurazione dell’indipendenza ebraica nella nostra antica terra. Il ristabilimento dell’indipendenza ebraica in Israele, dopo secoli di lotta per superare la conquista estera e l’esilio, è una rivendicazione dei concetti fondamentali di parità delle nazioni e di autodeterminazione.

Mettere in discussione il diritto del popolo ebraico all’esistenza nazionale e la sua libertà, non è solo negare al popolo ebraico il diritto accordato a ogni altro popolo in questo mondo, ma è anche negare i precetti centrali delle Nazioni Unite. Perché il sionismo non è altro – e niente di meno – che il senso di origine e destinazione verso la terra del popolo ebraico, la terra eternamente legata al suo nome. Ed è anche lo strumento con cui il popolo ebraico chiede una realizzazione autentica di se stesso. E il dramma si compie nella regione in cui la nazione araba ha realizzato la sua sovranità in venti stati, che contano un centinaio di milioni di persone in quattro milioni e mezzo di chilometri quadrati, con grandi risorse. Il problema quindi non è se il mondo verrà a patti con il nazionalismo arabo. La domanda è: fino a che punto il nazionalismo arabo, con la sua sovrabbondanza prodigiosa di vantaggio, ricchezza e opportunità, verrà a patti con i modesti ma uguali diritti di un altro paese mediorientale a proseguire la sua vita in sicurezza e pace? Le feroci diatribe sul sionismo espresso qui dai rappresentanti arabi, possono dare a questa Assemblea l’impressione sbagliata che mentre il resto del mondo ha sostenuto il Movimento di liberazione nazionale ebraico, il mondo arabo è sempre stato ostile al sionismo.

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Chaim Herzog strappa la risoluzione Onu che equipara sionismo e razzismo

Ma non è affatto così. I leader arabi, al corrente dei diritti del popolo ebraico, hanno avallato pienamente le virtù del sionismo. Lo sceriffo Hussein, il leader del mondo arabo durante la Prima guerra mondiale, ha accolto il ritorno degli ebrei in Palestina. Suo figlio, l’emiro Feisal, che ha rappresentato il mondo arabo alla Conferenza di pace di Parigi, ha avuto questo da dire circa il sionismo, il 3 marzo 1919: “Noi arabi, in particolare i più colti fra noi, guardiamo con profonda simpatia al movimento sionista… Noi auguriamo agli ebrei un cordiale bentornati a casa… Stiamo lavorando insieme per un vicino oriente riformato e rinnovato, e i nostri due movimenti si completano l’un l’altro. Il movimento è nazionale e non imperialista. C’è spazio in Siria per entrambi. Anzi, penso che nessuno dei due possa raggiungere un pieno successo senza l’altro”. E’ forse pertinente a questo punto ricordare, che nel 1947, quando la questione della Palestina è stata oggetto di dibattito in seno alle Nazioni Unite, l’Unione Sovietica ha sostenuto con forza la lotta di indipendenza ebraica. E’ particolarmente importante ricordare alcune delle osservazioni di Andrei Gromyko il 14 maggio 1947, un anno prima della nostra indipendenza: “Come sappiamo, le aspirazioni di una parte considerevole del popolo ebraico sono collegate con il problema della Palestina e della sua futura amministrazione. Questo fatto non richiede grandi prove… Durante l’ultima guerra, il popolo ebraico ha subito dolore e sofferenze eccezionali. Senza alcuna esagerazione, questo dolore e questa sofferenza sono indescrivibili. E’ difficile esprimerli in aride statistiche sulle vittime delle aggressioni fasciste. Gli ebrei nei territori dove i nazisti imperavano, sono stati sottoposti al quasi completo annientamento fisico. Il numero totale degli ebrei che morirono per mano del boia nazista è stimato a circa sei milioni…

Le Nazioni Unite non possono e non devono considerare questa situazione con indifferenza, poiché questo sarebbe incompatibile con gli alti principi proclamati nella Carta dell’organizzazione, che prevede la difesa dei diritti umani, a prescindere da razza, religione o sesso… Il fatto che nessuno stato dell’Europa occidentale sia stato in grado di assicurare la difesa dei diritti elementari del popolo ebraico e di salvaguardarlo contro la violenza dei carnefici fascisti, spiega le aspirazioni degli ebrei a stabilire il proprio Stato. Sarebbe ingiusto non tenerne conto e negare il diritto del popolo ebraico a realizzare questa aspirazione.” Queste sono le parole del signor Andrei Gromyko alla sessione dell’Assemblea generale il 14 maggio 1947. Quanto è triste vedere qui un gruppo di nazioni, molte delle quali solo di recente si sono liberate dal dominio coloniale, deridere uno dei movimenti di liberazione più nobili di questo secolo, un movimento che non solo ha dato un esempio di incoraggiamento e di determinazione alle persone che lottano per l’indipendenza, ma che ha anche attivamente aiutato molti di loro, durante il periodo di preparazione per la loro indipendenza, o subito dopo.

Qui avete un movimento, incarnazione di un unico spirito pionieristico, della dignità del lavoro e di sostegno ai valori umani, un movimento che ha presentato al mondo un esempio di uguaglianza sociale e aperta democrazia, che viene associato in questa risoluzione con ripugnanti concetti politici. Noi, in Israele, abbiamo cercato di creare una società che si sforza di attuare gli ideali più alti di società – politica, sociale e culturale – per tutti gli abitanti di Israele, a prescindere dal credo religioso, dalla razza o dal sesso. Mostratemi un’altra società così pluralistica nella quale, nonostante tutti i problemi difficili tra i quali viviamo, ebrei e arabi convivono con un tale grado di armonia, in cui sono osservati la dignità e i diritti dell’uomo di fronte alla legge, in cui la condanna a morte non viene applicata, in cui la libertà di parola, di movimento, di pensiero, di espressione sono garantite, in cui anche i movimenti che si oppongono ai nostri obiettivi nazionali sono rappresentati nel nostro Parlamento. I delegati arabi parlano di razzismo. E non ci sta nella loro bocca. Che cosa è successo agli 800.000 ebrei che hanno vissuto per oltre duemila anni nei paesi arabi, che hanno costituito alcune delle più antiche comunità molto tempo prima dell’avvento dell’islam? Dove sono queste comunità? Che cosa è accaduto alla gente, cosa è successo alle loro proprietà? Gli ebrei erano una volta una delle comunità più importanti nei paesi del medio oriente, i leader del pensiero, del commercio, della scienza medica. Dove sono nella società araba di oggi? Osate parlare di razzismo quando posso indicare con orgoglio i ministri arabi che hanno prestato servizio nel mio governo, il vice presidente arabo del mio Parlamento, i funzionari arabi e gli uomini che servono di loro spontanea volontà nelle nostre forze armate, polizia di frontiera e, spesso, comandano le truppe ebraiche; le centinaia di migliaia di arabi provenienti da tutto il medio oriente che affollano le città di Israele ogni anno, e migliaia di arabi provenienti da tutto il medio oriente in arrivo per cure mediche in Israele, la coesistenza pacifica che si è sviluppata, al punto che l’arabo è lingua ufficiale in Israele al pari con l’ebraico; il fatto che sia più naturale per un arabo servire in carica pubblica in Israele, in quanto è assurdo pensare a un ebreo che serve in un qualsiasi pubblico ufficio in un paese arabo, sempre che vengano ammessi in questi paesi.

E’ questo il razzismo? No, non lo è. Questo è il sionismo. Il nostro è un tentativo di costruire una società, seppure imperfetta – e quale società può dirsi perfetta? – in cui le visioni dei profeti di Israele siano realizzate. So che abbiamo dei problemi. So che molti non sono d’accordo con le politiche del nostro governo. Anche molti in Israele dissentono di volta in volta sulle politiche del governo, e sono liberi di farlo, perché il sionismo ha creato il primo e unico vero e proprio stato democratico in una parte del mondo che non conosceva realmente la democrazia e la libertà di parola. Questa risoluzione maligna, progettata per distrarci dal suo vero scopo, fa parte di un pericoloso idioma antisemita che viene insinuato in ogni dibattito pubblico da parte di coloro che hanno giurato di bloccare il passaggio verso l’accoglienza e, infine, verso la pace in medio oriente. Questo, insieme con mosse simili, è stato progettato per sabotare gli sforzi della Conferenza di Ginevra per la pace in medio oriente. Stiamo vedendo qui oggi nient’altro che un’ulteriore manifestazione dell’amaro odio antisemita, antiebraico che anima la società araba. Chi avrebbe mai creduto che nell’anno 1975 le falsità maligne dei Protocolli dei Savi di Sion, sarebbero state distribuite ufficialmente dai governi arabi? Chi avrebbe mai creduto che avremmo oggi contemplato una società araba che insegna il più vile odio antiebraico negli asili? Chi avrebbe mai creduto che un capo di stato arabo si sentisse obbligato a praticare pubblicamente l’antisemitismo della più bassa lega quando visita una nazione amica? Siamo attaccati da una società che è motivata dalla forma più estrema di razzismo conosciuta nel mondo di oggi.

Questo è il razzismo che è stato espresso in modo sintetico nelle parole del leader dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Yasser Arafat, nel suo discorso di apertura in un simposio a Tripoli, in Libia, cito: “Non ci sarà nessuna presenza nella regione eccetto per la presenza araba”. In altre parole, in medio oriente, dall’Oceano Atlantico al Golfo Persico, una sola presenza è permessa, e cioè la presenza araba. Nessun altro popolo, indipendentemente da quanto sono profonde le sue radici nella regione, deve essere ammesso a godere del suo diritto all’autodeterminazione. Guardate il tragico destino dei curdi in Iraq. Guardate cosa è successo alla popolazione nera nel sud del Sudan. Guardate il pericolo terribile, in cui un’intera comunità di cristiani si trova in Libano. Guardate la politica dichiarata dell’Olp, che nel suo Patto della Palestina prevede la distruzione dello Stato di Israele, che nega qualsiasi forma di compromesso sulla questione palestinese, e che, nelle parole del suo rappresentante solo l’altro giorno in questo stesso edificio, considera Tel Aviv un “territorio occupato”.

Guardate tutto questo e vedrete davanti a voi la causa principale della risoluzione perniciosa portata dinanzi a questa Assemblea. Vedrete i mali gemelli di questo mondo al lavoro: l’odio cieco dei fautori arabi della presente risoluzione, e l’ignoranza abissale e la malvagità di coloro che li sostengono. La questione prima di questa Assemblea non è Israele e non è il sionismo. Il problema è il destino di questa organizzazione. Concepita nello spirito dei profeti d’Israele, nata da una alleanza antinazista, dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale, è degenerata in un forum che è stato descritto la settimana scorsa da uno dei maggiori scrittori di un importante organo sociale per il pensiero liberale in Occidente in questo modo, cito: “E’ rapidamente diventata una delle creazioni più corrotte e corruttrici di tutta la storia delle istituzioni umane… pressoché senza eccezioni, la maggioranza proviene da stati noti per l’oppressione razzista di ogni colore immaginabile…”. “Israele è una democrazia sociale… il suo popolo e il suo governo hanno un profondo rispetto per la vita umana, così appassionato che, nonostante ogni provocazione immaginabile, si sono rifiutati per un quarto di secolo di giustiziare anche solo un singolo terrorista catturato. Essi hanno anche una cultura antica ma vigorosa, e una tecnologia fiorente.

La combinazione di qualità nazionali che hanno assemblato nelle loro breve esistenza come stato è una perenne condanna che inasprisce la maggior parte dei nuovi paesi i cui rappresentanti si pavoneggiano nel palazzo delle Nazioni Unite. Così Israele è invidiato e odiato, e ogni sforzo viene messo in atto per distruggerlo. Lo sterminio degli israeliani è stato a lungo l’obiettivo principale del terrorismo internazionale, ma hanno calcolato che se si può spezzare Israele, allora tutto il resto della civiltà è vulnerabile ai loro assalti”. E poi conclude: “La triste verità, temo, è che le candele della civiltà stanno bruciando sempre più in basso. Il mondo è sempre più governato non tanto dal capitalismo, o dal comunismo o dalla democrazia sociale, o addirittura dalla barbarie tribale, quanto piuttosto da un lessico falso, fatto di cliché politici, accumulato in oltre mezzo secolo e che ora sta assumendo una sorta di degenerazione verso l’autorità sacerdotale… Tutti noi sappiamo di che si tratta…”.

Nel corso dei secoli è toccato in sorte al mio popolo di essere la cartina di tornasole della decenza umana, il metro di paragone della civiltà, il crogiolo in cui duraturi valori umani devono essere testati. Il livello di umanità di una nazione potrebbe sempre essere giudicato dal suo comportamento verso la sua popolazione ebraica. Comincia sempre con gli ebrei, ma non finisce con loro. I pogrom antiebraici nella Russia zarista erano solo la punta di un iceberg che ha rivelato il marciume intrinseco del regime, che ben presto scomparve nella tempesta della rivoluzione. Gli eccessi antisemiti dei nazisti solo pallidamente prefigurarono la catastrofe che doveva colpire l’umanità in Europa. Questa scellerata risoluzione deve suonare la sveglia per tutte le persone oneste del mondo. Le implicazioni inerenti a questa mossa vergognosa sono davvero terrificanti. Su questo tema, il mondo rappresentato in questa sala si è diviso in buono e cattivo, dignitoso e abietto, umano e degradato. Noi, popolo ebraico, ricorderemo nella storia la nostra gratitudine a quelle nazioni che si sono alzate in piedi e che hanno rifiutato di sostenere questa proposta sciagurata. So che questo episodio avrà rafforzato le forze della libertà e del decoro in questo mondo e le ha fortificate nella loro volontà di rafforzare gli ideali che tanto apprezzano. So che questo episodio avrà rafforzato il sionismo come ha indebolito le Nazioni Unite.

Mentre sono su questa tribuna, la storia lunga e orgogliosa del mio popolo si dipana davanti al mio occhio interiore, vedo gli oppressori del nostro popolo nel corso dei secoli che passano uno dopo l’altro in una nefanda processione verso l’oblio. Mi trovo qui davanti a voi in qualità di rappresentante di un popolo forte, che è sopravvissuto a tutti e che sopravviverà a questo spettacolo vergognoso e ai sostenitori di questa risoluzione. Io sono qui come rappresentante di un popolo di profeti, che ha dato a questo mondo la profezia sublime che animava i fondatori di questa organizzazione mondiale e che adorna l’ingresso di questo edificio: “Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra” (Isaia II, 4). Tre versi prima di questo, il profeta Isaia proclamava: “E avverrà negli ultimi giorni… Poiché da Sion uscirà la legge e la parola del Signore da Gerusalemme” (Isaia, II, 2 e 3). Mentre sono su questa tribuna, mi vengono in mente i grandi momenti della storia ebraica. Ricordo la grandezza di una nazione che ho l’onore di rappresentare in questo forum. Ho in mente in questo momento tutto il popolo ebraico in tutto il mondo ovunque i suoi membri si trovino, sia in libertà che in schiavitù, le cui preghiere e i cui pensieri sono con me in questo momento. Io sono qui non come supplice.

Votate come le vostre coscienze e la vostra morale vi impongono. Poiché il problema non è Israele o il sionismo. Il problema è la sopravvivenza dell’organizzazione che è stata trascinata al suo livello più basso di discredito da una coalizione di dispotismi e di razzisti. Il voto di ogni delegazione registrerà nella storia la posizione del suo paese rispetto al razzismo antisemita e antiebraico. Voi stessi porterete la responsabilità per la vostra presa di posizione di fronte alla storia, poiché in ragione della vostra posizione sarete visti dalla storia. Ma noi, popolo ebraico, non dimentichiamo. Per noi, popolo ebraico, questo non è che un episodio di passaggio in una storia ricca e piena di eventi. Abbiamo messo la nostra fiducia nella nostra provvidenza, nella nostra fede e nel nostro credo, nella nostra tradizione santificata dal tempo, nella nostra lotta per l’avanzamento sociale e per i valori umani, nelle nostra gente, ovunque si trovi. Per noi, popolo ebraico, questa risoluzione, basata sull’odio, la menzogna e l’arroganza, è priva di qualsiasi valore morale o legale. Per noi, popolo ebraico, questo non è altro che un pezzo di carta, e come tale noi lo tratteremo.

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