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Il Foglio Rassegna Stampa
03.05.2017 'I selvaggi', di Sabri Louatah
Recensione di Alessandro Litta Modignani

Testata: Il Foglio
Data: 03 maggio 2017
Pagina: 2
Autore: Alessandro Litta Modignani
Titolo: «I selvaggi»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 03/05/2017, a pag. II, la recensione a "I selvaggi", di Sabri Louatah, a cura di Alessandro Litta Modignani.

Alessandro Litta Modignani
Alessandro Litta Modignani

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La copertina (Mondadori ed.)

Pubblicato in Francia nel 2011, quando l’autore aveva appena 28 anni, questo primo volume del romanzo-fiume I selvaggi è stato definito “premonitore”. Sabri Louatah infatti lo ha concepito e scritto prima degli attentati di Parigi, prima del più celebre Sottomissione di Michel Houellebecq (con il quale presenta solo alcune analogie) prima ancora della strage alla scuola ebraica di Tolosa del 2012.

Il romanzo si sviluppa nel corso di 24 ore, lungo un duplice binario. In primo piano, il matrimonio sovraffollato e rumoroso fra una coppia di giovani algerini, lui berbero originario della Cabilia, lei araba; sullo sfondo, il ballottaggio per le elezioni presidenziali, che vede protagonisti il presidente uscente Nicolas Sarkozy e il socialista Idder Chaouch, un candidato per la prima volta di origine algerina, ma laico, colto e brillante, in perfetto stile Obama. “La verità è che siamo tutti algerini, e basta, e che dobbiamo fare fronte comune e andare avanti a guardare al futuro… E poi siamo stufi del passato, cazzo, aggiunse Raouf. A un certo punto bisogna smetterla. L’essenziale non è che Chaouch sia cabilo o arabo, ma che guardi al futuro, che incoraggi i giovani a creare la loro azienda… Scusate ma Chaouch non è né cabilo né arabo, è francese! Come te, come me, come tutti o quasi i presenti attorno a questo tavolo (…) Non ci fu un’esplosione di risate generale perché non tutti avevano sentito, ma il cognato di Rabia posò la mano sulla spalla del figlio e gli rivolse un lungo sorriso di sbieco, come a dire che la sua ingenuità era toccante”. Infatti, che le cose non siano proprio così facili, il lettore lo intuisce abbastanza presto. Lo scontro etnico e politico si fa strada incalzante nel corso del romanzo. Il matrimonio fra Slim e Kenza è minato dalle fondamenta, non solo perché lo sposo è cabilo e la sposa araba, ma anche per un’altra ragione, inconfessabile e ben più vergognosa: lui è omosessuale, ancorché non dichiarato, e il suo tentativo di trincerarsi in un matrimonio di facciata è minacciato da vicino.

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Sabri Louatah

La festa è assordante, gli uomini sudano, le donne dai seni prosperosi ballano sguaiatamente, fasciate nei vestiti attillati. La tensione fra le due famiglie cresce fino a degenerare in una rissa incresciosa. Intanto sull’altro versante, quello politico-elettorale, la violenza incombe. Spacciatori, menti fragili e piccoli delinquenti sono manipolati da gruppi organizzati e interessi occulti. Chi sta tramando per impedire a ogni costo che un algerino vinca le elezioni e governi la Francia laica? Le forze tradizionaliste e reazionarie, oppure al Qaida? Ambientato a Saint-Etienne, città natale dell’autore, I selvaggi ha avuto grande successo internazionale e ora – giunto al quarto volume – si appresta a diventare un serial televisivo. Lo scontro di civiltà e la società multietnica sono descritti con le armi della satira e dell’ironia.

Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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