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Il Foglio Rassegna Stampa
26.04.2016 Le liste di proscrizione dell'islam in Francia
Commento di Mauro Zanon

Testata: Il Foglio
Data: 26 aprile 2016
Pagina: 1
Autore: Mauro Zanon
Titolo: «Le liste di proscrizione dell'islam»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/04/2016, a pag. 1-4, con il titolo "Le liste di proscrizione dell'islam", il commento di Mauro Zanon.

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Mauro Zanon

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Eric Zemmour

Parigi. Zineb El Rhazoui, ex giornalista di Charlie Hebdo, è oggi la donna più minacciata di Francia. Lo scrittore algerino Kamel Daoud, premio Goncourt du premier roman per il suo “Mersault contre-enquête”, ha detto addio al giornalismo dopo essere stato vittima della “fatwa laica” di un gruppo di universitari francesi sul Monde. Robert Redeker, professore di Filosofia e firma storica del magazine Marianne, vive tuttora come un fuggitivo per un articolo sull’islam pubblicato nel 2006 sul Figaro. Due poliziotti seguono il polemista réac Eric Zemmour anche quando va al supermercato, mentre Mohamed Sifaoui, da quando ha pubblicato “Combattre le terrorisme islamiste” non conosce più il significato di vita privata, perché gli agenti devono proteggerlo ventiquattro ore su ventiquattro. C’è un fil rouge che lega queste mosche bianche del dibattito intellettuale francese, alle quali il Figaro Magazine ha consacrato un dossier nel suo ultimo numero: aver criticato le derive dell’islam, chi in un libro, chi in un giornale, chi un’associazione di lotta contro la radicalizzazione o chi semplicemente durante un discorso pubblico. Sono i nuovi martiri del libero pensiero, braccati dagli islamisti perché “murtad”, apostati, e obbligati a vivere da eremiti nel paese dove sono nati o hanno scelto di vivere, convinti di poter sfuggire alla polizia del pensiero e dei costumi dei paesi di cultura islamica.

Come Nadia Remadna, scappata a venticinque anni da un un paesino sperduto nelle montagne della Cabilia, in Algeria, dove le donne non escono nemmeno per andare a scuola, per raggiungere la “sua” Francia, dov’era nata, a Créteil, e dove nel 2014 ha deciso di fondare le Brigades des mères, un collettivo di madri coraggio che si battono per salvare i giovani dal bivio delinquenza/jihad. Ignorata dai politici locali che per ragioni elettorali preferiscono flirtare con gli imam salafiti e la accusano di “sporcare la città”, un giorno, dopo aver partecipato alla marcia delle madri per la laicità a Sevran, nella banlieue parigina, riceve una chiamata anonima: “Aiuti i miscredenti. Sappiamo dove vanno a scuola i tuoi bambini, tua figlia è molto bella”. Seguiranno altre telefonate con toni parimenti minacciosi, ma nessun appello in difesa del free speech appare sui giornali della gauche. Anzi: piovono le accuse di islamofobia. “Mi trattano da islamofoba, nonostante il mio impegno come assistente sociale, in aiuto dei sanspapiers e dei senza tetto”, dice sconsolata. Mohamed Sifaoui, dopo essere stato condannato a due anni di prigione dal regime algerino per un articolo giudicato troppo critico, ha chiesto asilo in Francia nel 1999 e non è mai più ritornato nella sua Algeria.

Ma non si aspettava di essere “tradito”: “Tendevo a idealizzare la Francia. Mi aspettavo di tutto ma non di essere criticato violentemente da dei non musulmani per aver denunciato l’islam politico. Non avevo preso in considerazione il numero di alleati che gli islamisti hanno in Francia, nella società civile e tra gli intellettuali”, constata Sifaoui. Sono gli stessi “ayatollah da salotto”, come li definisce Alexandre Devecchio sul Figaro, che impassibili hanno lasciato che Zemmour venisse cacciato come un criminale dal programma dove officiava da dieci anni, su iTélé, con l’accusa di “islamofobia”. Ma il caso più eclatante tra questi intellettuali dissidenti è quello di Zineb El Rhazoui, militante franco-marocchina, ex vignettista di Charlie Hebdo, scortata da sei poliziotti da quando ha deciso di denunciare apertamente l’ascesa dell’islamismo. “Zoccola, ti sgozziamo”, le scrivono in continuazione via email o sms. “Ormai sono abituata”, confessa. Come scrive Devecchio, “credevano di trasferirsi nel paese di Voltaire” e invece “sono atterrati nella Francia di Houellebecq”. Un altro sorvegliato speciale della gendarmeria, dopo la pubblicazione di “Soumission”.

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