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Il Foglio Rassegna Stampa
26.04.2016 'In Francia cresce l'odio per modernità e capitalismo'
L'opinione di Pascal Bruckner

Testata: Il Foglio
Data: 26 aprile 2016
Pagina: 4
Autore: Les Echos
Titolo: «'Il dàgli al capitalismo è la colonna sonora della Francia', dice Bruckner»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 26/04/2016, a pag. 4, l'articolo " 'Il dàgli al capitalismo è la colonna sonora della Francia', dice Bruckner".

Il motivo ricorrente che dipinge il denaro come uno strumento demoniaco e la ricchezza come una colpa ha radici lontane in Francia. E' un pensiero che affonda nei pregiudizi contro la modernità e il mondo complesso che si è schiuso a partire dall'inizio dell'Ottocento, per svilupparsi pienamente più avanti. Dalla Vandea all'Affaire Dreyfuss fino a Vichy e alle forti componenti razziste e antisemite presenti ancora oggi nel Front National di Marine Le Pen, ma anche nella sinistra estrema e non sempre soltanto in essa. Chi propugna questo odio antico si rifugia di solito in sistemi chiusi, totalitari come i fascismi europei o il comunismo sovietico: ancora una volta, i due estremi si toccano.

Ecco l'articolo:

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Pascal Bruckner

“L’odio nei confronti del denaro è la colonna sonora della società francese attuale”, ha detto Pascal Bruckner in un’intervista al quotidiano finanziario Les Echos che anticipa l’uscita dell’ultimo libro del filosofo transalpino, “La Sagesse de l’argent” (edizioni Grasset). Non mancano gli esempi d’attualità: “C’è Phillippe Martinez, il numero uno del sindacato Cgt, che sfila sotto le finestre della Confindustria francese per marchiare quelli che chiama ‘i detentori del capitale’ come nemici dei francesi. C’è il movimento di piazza ‘Nuit debut’ che respinge il denaro in generale. Ma l’esempio più chiaro rimane quello di François Hollande che, nel tentativo di conquistare i cuori degli elettori di questo paese, nel 2006 dichiara: ‘Io non amo i ricchi’”. La crisi, secondo Bruckner, ha rafforzato questo sentimento di odio irrazionale: “Quando si vedono le prime pagine di un certo numero di giornali, come Marianne, Le Monde diplomatique, eccetera, non si può che constatare l’esistenza di questa fobia che è frutto di un retroterra cattolico-repubblicano al quale si aggiunge una forma di disprezzo per il lavoro”.

Solo “il denaro degli uomini di sport beneficia di una qualche indulgenza. E’ come se i giocatori di calcio, semplicemente grazie ai loro giochi di gambe, potessero essere considerati al di fuori della condizione umana. Agli industriali non si concede nulla, mentre tutto è lecito per gli sportivi e gli artisti che hanno stipendi astronomici”. E’ una conseguenza del fatto che “la Francia vive come se fosse totalmente allergica al liberalismo. L’economia di mercato non è tollerata, a meno che non si possano fustigare senza sosta quelli che sono i suoi animatori”. Una “tripla eredità” pesa sul dibattito francese, secondo Bruckner. “Quella feudale – in base alla quale l’aristocrazia spende e lascia fare il lavoro servile ai villani, quella del cattolicesimo – Papa Francesco parla del denaro come se fosse ‘sterco del diavolo’, e infine, certo, la Rivoluzione. Stendhal diceva infatti che il 1789 aveva liberato odio, gelosia e invidia impotente. In nome dell’egualitarismo, si denuncia il minimo privilegio degli altri come se fosse un abuso intollerabile. (…) Ma dietro il rifiuto del denaro c’è il risentimento che esso genera”.

Il filosofo parla di due France che si confrontano: quella “che lavora e che si ritiene responsabile dei propri successi e dei propri fallimenti”, e poi quella “che considera il lavoro come una forma di alienazione dell’essere umano”. Ancora: “Se i francesi sono come delle formiche, lo stato è invece una cicala che ridistribuisce risorse come se non ci fosse un domani solo per calmare le categorie scontente. Così, al contrario per esempio di un paese come la Danimarca, la qualità dei servizi diminuisce e nello spazio pubblico avanza un impoverimento crescente. Si evoca spesso ‘la dittatura del denaro’. Eppure essa era molto più forte secoli fa”. Conclusione: “Occorre spiegare ai nostri compatrioti che il denaro non si ruba, ma è il frutto di lavoro e intelligenza”.

Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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