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Il Foglio Rassegna Stampa
04.02.2016 Chi tace sull'origine islamica del terrorismo?
Analisi di Alberto Brambilla

Testata: Il Foglio
Data: 04 febbraio 2016
Pagina: 1
Autore: Alberto Brambilla
Titolo: «Correttezze sinistre»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 04/02/2016, a pag. 1-4, con il titolo "Correttezze sinistre", l'analisi di Alberto Brambilla.
Una attenta analisi della gauche francese.

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Alberto Brambilla

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John Vinocur

A oltre due mesi dagli attacchi di Parigi, i politici francesi hanno ancora paura a nominare l’ideologia sottesa al terrorismo islamista. John Vinocur, editorialista dell’International Herald Tribune e del Wall Street Journal di stanza nella capitale francese da molti anni, comincia dall’“incredibile fortuna” del giovane ministro all’Educazione, che sulla televisione nazionale si è trovata faccia a faccia con un rappresentante dell’islamismo di Francia, che non le ha stretto la mano perché donna. “L’antagonista del ministro si è assicurato di aggiungere – notava Vinocur in un articolo sul Wall Street Journal – che pure ‘certi rabbini’ hanno rifiutato di stringere la mano a delle donne”. Quando poi gli è stato chiesto se condannasse lo Stato islamico, il fondamentalista suddetto ha risposto con identica retorica antisionista: “Se il rabbino capo fosse presente fareste la stessa domanda circa Israele?”. Il personaggio in questione è Idriss Sihamedi, capo di BarakaCity, a volte descritta come un’organizzazione umanitaria con base in Francia “rigorosamente islamica” (qualsiasi cosa significhi). Il ministro, invece, è Najat Vallaud-Belkacem, nata in Marocco, che in precedenza aveva servito il governo socialista come ministro per i Diritti delle donne.

Ora il lettore potrebbe pensare che Belkacem abbia risposto per le rime alle provocazioni ricevute. Sbagliato. “Si è detta ‘sconfortata’ e, un giorno dopo, ha detto di non parlare ‘con i nemici della Repubblica’”, dice Vinocur. Ovvero pesta l’acqua nel mortaio. E tace. La sottomessa reticenza del ministro Belkacem di fronte all’islamista dell’organizzazione BarakaCity non è passata inosservata a destra. Christian Jacob dell’Ump ha detto che “l’atteggiamento del ministro ha umiliato il governo e la Francia”. A sinistra, secondo Vinocur, il silenzio è spesso assordante. Il presidente Hollande, il quale dice che il paese è in guerra contro lo Stato islamico ma persevera nel nascondersi dalla questione islamica in Francia, è rimasto calmo. Così pure il primo ministro Manuel Valls che pur in passato aveva parlato di “islamismo radicale” identificandovi il nemico.

“Il loro silenzio – dice Vinocur – rispecchia un problema più grande. Siccome fa buon gioco per le sue ambizioni di rielezione nel 2017, Hollande, dopo gli attacchi assassini di novembre da parte di jihadisti francesi e belgi a Parigi, è molto favorevole ad aumentare le misure di sicurezza. Invoca una proroga dello stato di emergenza. Ma siccome non sembra intenzionato a rischiare di perdere l’85 per cento dei voti musulmani raccolti nel 2012, il presidente non fa sforzi per arginare o contrastare il ruolo dominante che sovente l’islam radicale gioca nelle periferie a larga maggioranza araba di Parigi, Lione e Marsiglia”. Il risultato è una “crescente passività” di cui è testimonianza la vicenda di Belkacem (della serie: “Non vogliamo saperne della realtà sull’islam, vi prego”). Passività che si aggiunge alla “crescita di una specie di dottrina nella sinistra per cui ogni critica che collega l’islam salafita, la branca più conservatrice e radicale, casa del terrorismo jihadista, al pericolo di un terrorismo allevato in occidente, viene etichettata come ‘islamofobia’” o “quantomeno è diventato politicamente scorretto per chiunque parlare dell’islamismo in Francia come giustificazione e motivazione per gli abomini del jihadismo francese”.

John Vinocur fa numerosi esempi di personaggi noti per “attacchi ai critici dell’islam”, come Oliver Roy, beniamino dei media e accademico che parla non di “radicalizzazione dell’islam” ma di “islamizzazione della radicalità”, cioè la rabbia dei “giovani ribelli” che trova appagamento nella fede coranica. Vinocur attacca, infine, la doppiezza di Hollande, il quale rastrella consensi suonando i tamburi di guerra ma da un certo punto di vista è imbelle, almeno culturalmente, perché rifiuta di riconoscere le radici della violenza islamista. “La realtà dice che dietro ai problemi di sicurezza, la volontà del governo di avviare una discussione sulle origini dell’estremismo islamico e inserirlo nei programmi scolastici è invisibile”. “Il silenzio ovattato sulle radici del terrorismo islamista non fornisce a nessuno alcun nascondiglio sicuro. Certamente non con una stima di quindicimila salafiti ‘rigorosamente islamici’ nei paraggi”. E’ il paradosso di una Francia, per dirla con Vinocur, che dichiara guerra alla sua guerra all’islamismo.

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