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Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 20/11/2014, a pag. 3, l'editoriale "Il Papa e l'antisemitismo in armi".
Ha fatto bene ieri Papa Francesco, in riferimento alla strage dei quattro rabbini a Gerusalemme, a denunciare gli "episodi inaccettabili di violenza che non risparmiano neanche i luoghi di culto". I rabbini uccisi sulla collina di Har Nof e quelli di Buenos Aires sono uguali. Per questo non deve essere timida la chiesa quando l'esistenza di Israele è messa in discussione, assieme al suo diritto all'autodifesa dal terrorismo. Si dovrebbero leggere editoriali sull'Osservatore Romano e comunicati dei missi vaticani alle Nazioni Unite che smascherano questa ipnosi antiebraica che è il terrorismo islamico. Nella sua recente visita in Israele, Francesco ha sostato sotto "il muro" in Cisgiordania, pregando per la sua trasformazione in ponte verso la pace. I terroristi che hanno macellato i quattro rabbini non hanno dovuto valicare alcun muro. Non dovevano fare la coda ai checkpoint. Non avevano bisogno di permessi per entrare nella città santa. Ci vivevano a Gerusalemme, ci lavoravano, ne erano cittadini. Eppure una mattina si sono alzati, hanno imbracciato la mannaia e sono andati a scannare quattro ebrei devoti che pregavano il Dio d'Israele. Non c'era occupazione" nelle loro vite. Ma tanto odio. Il Papa, in nome di quel dialogo ebraico-cristiano di cui è un orgoglioso rappresentante, dovrebbe alzarsi e denunciarlo per quello che è. Antisemitismo in armi. Per inviare la propria opinione al Foglio, telefonare 06/589090, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@ilfoglio.it |
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