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La Nazione Rassegna Stampa
12.10.2016 Il coraggio della scacchista: 'Non gareggio in Iran, donne discriminate'
Cronaca di Laura Alari

Testata: La Nazione
Data: 12 ottobre 2016
Pagina: 18
Autore: Laura Alari
Titolo: «Scacco matto al mondiale in Iran. L'americana: 'Col velo non gioco'»

Riprendiamo da NAZIONE/CARLINO/GIORNO di oggi, 12/10/2016, a pag. 18, con il titolo "Scacco matto al mondiale in Iran. L'americana: 'Col velo non gioco' ", la cronaca di Laura Alari.

Complimenti alla scacchista americana di origini georgiane Nazi Paikidze Barnes, che ha dichiarato di non partecipare ai mondiali di scacchi femminili previsti in Iran perché obbligata a indossare il velo. Ci aspettiamo che la federazione scacchistica mondiale prenda una posizione e revochi i mondiali in Iran, una vetrina per un regime dispotico e criminale.

Ecco la cronaca:

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Nazi Paikidze Barnes

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Donne iraniane

E dire che il nome deriva proprio dall'antico persiano: 'Shah', il re. Poi diventato 'Escac' in occitano. Senza contare che il gioco è arrivato in Europa solo grazie alla mediazione degli arabi. Ma un conto è rispettare la storia, un conto indossare lo hijab. E Nazi Paikidze Barnes è stata molto chiara: o ci si sfida a viso aperto, senza veli, o lei non ci sarà. Insomma, scacco matto prima ancora di cominciare. Il gran rifiuto della campionessa metà statunitense e metà georgiana, a ventidue anni già famosa in tutto l'universo dei cavalli e delle torri, solleva il polverone sul Mondiale di scacchi in programma il prossimo febbraio a Teheran. Qui, dalla rivoluzione del 79, il velo è obbligatorio per tutte le donne comprese le straniere. E le sportive non fanno certo eccezione, tanto che le partecipanti al torneo son state avvertite per tempo: se rifiuteranno di coprire la testa come prevede la legge, finiranno in galera.

«SE LE COSE stanno così io non giocherò, questo non è sport ma discriminazione sessuale» la secca replica di Nazi che per sostenere la sua posizione ha lanciato anche una petizione già firmata da diversi personaggi importanti dello sport americano. La campionessa ribelle dice di lottare proprio per le sue colleghe iraniane: «Ritengo inaccettabile la scelta di organizzare una competizione del genere in un Paese dove le donne non godono neppure dei diritti fondamentali, sono costrette a coprire il capo e considerate cittadine di serie B». Ma loro, le padrone di casa, non la pensano così. «La campagna di Nazi è incomprensibile, finora il nostro Paese non era mai riuscito ad ottenere un campionato del mondo in nessuna disciplina, questa competizione è una grande chance», il pensiero delle due scacchiste selezionate dalla Federazione iraniana, Mitra Hejazipour, 23 anni, e la 19enne Sara Khademalsharieh. Con il velo in testa, non hanno alcuna intenzione di rinunciare al loro sogno. «Capisco che possa essere difficile portare lo hijab per chi visita la prima volta il nostro Paese ma questa è una delle leggi vigenti in Iran e il velo non ha niente a che vedere con l'oppressione, siamo abituate a portarlo e lo accettiamo» dice Mitra. Da parte sua Sara è convinta che «la campagna contro il torneo non aiuta a capire la cultura del nostro Paese e va contro le donne iraniane».

QUANTO alla Federazione di scacchi iraniana, il presidente Mehrdad Pahlevanzadeh sottolinea che l'iniziativa di Nazi è personale oltre che unica, perché su 64 giocatrici di 26 paesi partecipanti lei è l'unica ad aver protestato e aggiunge che «in tutto il mondo ci sono regole per coprire il corpo e questa è la nostra». Inutile dire che tutti sperano in un ripensamento dell'americana per non perdere la protagonista forse più attesa. In fondo siamo solo alle prime mosse. E come si sa, la tattica è l'anima degli scacchi.

Per inviare la propria opinione alla Nazione, telefonare 055/2495111, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria.redazione.firenze@monrif.net

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