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La Stampa Rassegna Stampa
24.07.2017 Amos Genish: da Tzahal alla guida di Telecom
Commento di Leonardo Martinelli

Testata: La Stampa
Data: 24 luglio 2017
Pagina: 18
Autore: Leonardo Martinelli
Titolo: «Genish, il generale della banda larga che Bolloré mette in campo per l’Italia»

Riprendiamo dalla STAMPA di ieri, 23/07/2017, a pag. 18, con il titolo "Genish, il generale della banda larga che Bolloré mette in campo per l’Italia", il commento di Leonardo Martinelli.

Ecco la funzione del servizio di Tzahal all'interno della società israeliana. Difesa, innanzi tutto, ma anche una preparazione professionale che dà eccezionali risultati, come il caso di Amos Genish dimostra.

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Leonardo Martinelli

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Amos Genish

Nelle poche interviste rilasciate (compresa una particolarmente lunga, nel 2014, al giornale israeliano Haaretz), Amos Genish, 57 anni, manager d’assalto delle telecom, lo ripete incessantemente: lo ha segnato a vita la sua esperienza in Israele, il Paese d’origine, all’interno dell’esercito, che gli ha trasmesso il senso della disciplina, del rigore, anche quello strategico. Ne avrà bisogno, se, come ormai sembra scontato, sarà lui a raccogliere la sfida del risanamento di Telecom Italia (e soprattutto di una necessaria ricomposizione dei difficili rapporti con il Governo sulla fibra).

Il Cda convocato a Roma domani dovrebbe sancire il siluramento di Flavio Cattaneo, amministratore delegato dal marzo 2016 di Telecom Italia, controllata al 23,9% da Vivendi, il colosso francese nelle mani di Vincent Bolloré. Cattaneo sarebbe sostituito da un terzetto composto dal vicepresidente Giuseppe Recchi, dal numero uno di Vivendi Arnaud de Puyfontaine (e presidente di Tim), ma soprattutto da Genish, il « generale » che il « re » Vincent ha scelto per calare giù in Italia.

Genish si trova a Parigi solo dallo scorso 4 gennaio, quando Bolloré l’ha strappato a Telefonica do Brasil per farne il Chief Convergence Officer di Vivendi : sì, responsabile di quella convergenza fra contenuti, piattaforme e distribuzione, praticamente fra telecom e media, sulla quale il magnate punta molto, anche in Italia (tanto da essersi gettato nella battaglia per la conquista di Mediaset, che per il momento non ha assolutamente vinto). Genish ha determinazione e brio tipici del «self made man », che al magnate francese piacciono sempre tantissimo (anche Bolloré ha costruito in Francia il suo personaggio su quel mito lì, nonostante lui in realtà sia già nato molto bene).

Genish, invece, viveva da bambino con undici fratelli in un piccolo appartamento di Netanya, una trentina di km a nord di Tel Aviv. A 14 anni ottenne una borsa di studio per entrare in una prestigiosa scuola di Gerusalemme. Si è poi laureato in Economia a Tel Aviv, ma prima è stato ufficiale di un’unità di combattimento nell’esercito, partecipando anche alla guerra del Libano del 1982. Divenne rapidamente vicepresidente di Edunetics, che vendeva software educativi e che fu quotata al Nasdaq. In quella parentesi americana, conobbe Joshua Levinberg. Iniziarono a sondare il Brasile, allora nuova terra di conquista. Dal niente crearono Gvt, con l’idea di raggiungere con una rete telefonica satellitare i luoghi più remoti del Sudamerica. La startup è diventata progressivamente un colosso (soprattutto dopo che i due, a differenza dei grandi operatori internazionali, decisero di restare su quel mercato anche dopo lo scoppio della bolla Internet, nel 2002). Venduta nel 2009 a Vivendi, la Gvt è stata poi ceduta nel 2015 a Telefonica. Genish ne rimase costantemente alla guida. E fu proprio due anni fa che Bolloré ne apprezzò le capacità di abile negoziatore, al momento di cedere (per la bellezza di 7,45 miliardi di euro) il gruppo al colosso spagnolo, che fece di tutto per mantenere il manager. Finché lo stesso Bolloré lo ha reclutato nel suo esercito, all’inizio dell’anno. E ora lo manda a combattere nella sua infinita, ostica ed appassionante campagna d’Italia.

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direttore@lastampa.it

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