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La Stampa Rassegna Stampa
18.07.2017 Grandi manovre per riportare Dahlan a Gaza
Commento di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 18 luglio 2017
Pagina: 13
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Grandi manovre per riportare Dahlan a Gaza»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/07/2017, a pag. 13, con il titolo "Grandi manovre per riportare Dahlan a Gaza", il commento di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

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Mohammed Dahlan

Il vertice di Riad doveva spianare la strada ad Abu Mazen nel suo duello con Hamas, e riconsegnargli la Striscia di Gaza che il movimento islamista si è preso dieci anni fa, nell’estate del 2007. Sta per accadere il contrario. Il raiss palestinese ha giocato così male la partita che i rivali, con in mano pochissime carte, lo hanno messo all’angolo. A Riad, Trump e gli alleati sunniti avevano posto Hamas, e i Fratelli musulmani, in cima alla lista del nuovo asse del male. Egitto e Arabia Saudita, protettori di Abu Mazen, davano le carte. Che è successo poi? Il raiss ha tentato di mettere in ginocchio la Striscia, ha tagliato l’elettricità, reso ancora più difficili gli spostamenti, anche dei malati. Gli egiziani si sono resi conto però che così non si andava da nessuna parte, si rischiava un’esplosione pericolosa anche per gli equilibri interni del Cairo e in tutto il mondo arabo.

 

Hanno trovato una via alternativa, condivisa da Emirati e Israele. Puntare su Mohammed Dahlan, l’uomo di Al-Fatah nella Striscia (è nato a Khan Younis) e rivale numero uno di Abu Mazen, che nel 2012 lo ha spedito in esilio ad Abu Dhabi e fatto condannare in contumacia per corruzione. Per sottrarre la Striscia al controllo di Hamas, e all’influenza del Qatar, Emirati ed Egitto pensano che sia l’uomo giusto. Israele vuole invece un nuovo interlocutore, prima a Gaza e poi forse in Territori palestinesi: ha da sempre buoni rapporti con Dahlan. A metà giugno Dahlan ha incontrato al Cairo il leader di Hamas Yahya Sinwar. L’accordo è stato trovato sui punti principali: Dahlan avrebbe il controllo dei valichi di frontiera e delle finanze mentre ad Hamas resterebbe il «ministero dell’Interno». Una sorta di governo di grande coalizione fra Hamas e Fatah, quello che Abu Mazen non è mai riuscito a costruire. A completare la manovra ci sarebbe poi la fine del blocco dal lato egiziano e la costruzione di una centrale elettrica a Rafah, finanziata con 150 milioni di dollari dagli Emirati. Nel frattempo Il Cairo fornisce il gasolio all’unica centrale a Gaza, ora al buio 22 ore al giorno. Se il piano funziona e Dahlan riesce a migliorare le condizioni di vita dei quasi due milioni di palestinesi chiusi nella Striscia avrà la strada spianata per la presidenza, se mai ci sarà un bis delle presidenziali del 2005. Il mandato di Abu Mazen è scaduto da otto anni.

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