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La Stampa Rassegna Stampa
13.07.2017 Gerusalemme: non solo un passato millenario, ecco la città del futuro
Analisi di Fabiana Magrì

Testata: La Stampa
Data: 13 luglio 2017
Pagina: 28
Autore: Fabiana Magrì
Titolo: «Non solo pellegrini, Gerusalemme guarda al futuro»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/07/2017, a pag. 28, con il titolo "Non solo pellegrini, Gerusalemme guarda al futuro", l'analisi di Fabiana Magrì.

A destra: Gerusalemme tra un passato millenario e la modernità

Ogni mattina Yitzchak Gregory D’Arbela, medico francese di origini ucraine, usciva dalla sua casa al numero 54 di Ha’Neviim Street e attraversava la strada per recarsi al numero 37, dove occupava la poltrona di direttore nel primo ospedale ebraico fuori le mura della Città Vecchia, fatto erigere nel 1888 dal barone Rothschild. Dubito però che D’Arbela avesse la fortuna di godere ogni mattina della straordinaria colazione che oggi spetta agli ospiti dell’esclusivo boutique hotel Villa Brown, aperto a maggio al posto della sua abitazione. Negli ultimi anni Gerusalemme è impegnata in un’operazione di rebranding che passa anche dallo svecchiamento turistico.

Modificare l’identità di un posto è un processo lungo e a Gerusalemme ci sono segni evidenti che questo ingranaggio si sia messo in moto. La reputazione da superare è quella di una città religiosa, meta di pellegrini, in cui domina il passato, il presente è instabile e il futuro non si riesce neanche a immaginare. Ci hanno provato due designer israeliani, Mushon Zer-Aviv e Shalev Moran, che in occasione dell’ultima Jerusalem Design Week hanno lanciato gli audio tour (in inglese) «Tales & Tours: Gerusalemme speculativa», una app gratuita per iOS e Android da scaricare su smartphone. Lo scrittore Boaz Lavie, l’attivista Sara Benninga e l’artista Yael Bartana hanno immaginato fanta-scenari per visitare con occhi diversi lo storico hotel King David, il quartiere residenziale di Talbiya e la Città Vecchia. Dove andrebbe l’anziano Mark Zuckerberg, nel 2086, per dire addio alla città prima di partire per Marte? Cosa accadrebbe in una Gerusalemme del 2037 che, i rispetto alle precedenti soluzioni di pace tra israeliani e palestinesi, sia separata non più in ovest e est ma in Città Superiore e Inferiore? E se, nel 3615, a Gerusalemme si stesse celebrando il 1600° anniversario di Simone l’Ermetico, che per miracolo ha partorito un figlio?

Via Dolorosa
Uno sguardo diverso è proprio quello che Gerusalemme sta cercando di attirare su di sé, anche da parte del pubblico più tradizionale. L’hanno capito benissimo i frati francescani custodi di Terra Santa che, nella nuova installazione multimediale Via Dolorosa, offrono ai visitatori un’esperienza al passo con i tempi. All’interno del Lapidarium, sito archeologico nel Monastero della Flagellazione in corrispondenza della seconda stazione della via Dolorosa, il viaggio audiovisivo di 15 minuti immerge lo spettatore nel passato per fargli vivere la storia di Gerusalemme - da Erode il Grande fino a oggi - a tre dimensioni: storico-archeologica, emotiva e spirituale. Altre due sedi, più tradizionali, saranno inaugurate a completamento del complesso del Terra Sancta Museum. Una sezione archeologica sarà allestita nei locali accanto all’installazione multimediale mentre una lettura storica delle missioni dei francescani in Terra Santa troverà posto nel Convento di San Salvatore nei pressi della Porta Nuova.

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Il Museum on the Seam

Museum on the Seam
A meno di un chilometro di distanza una chiave di lettura ancora diversa per entrare nella complessità di Gerusalemme è la proposta del Museum on the Seam, di nome e di fatto sul confine tra due aree estremamente sensibili della città: Mea Shearim, uno dei quartieri ebraici più antichi - e oggi il più povero - popolato esclusivamente da ebrei haredim e Sheikh Jarrah, quartiere residenziale dell’élite musulmana di Gerusalemme Est. La cifra del museo è la lettura socio-politica della realtà attraverso l’arte contemporanea. Fino a fine settembre nella mostra Thou Shalt Not 33 artisti israeliani, sia religiosi sia laici - tra cui Yael Bartana, Sigalit Landau e Adi Nes - affrontano il tema dell’influenza reciproca tra la fede, che cerca di preservare rigorosamente confini e leggi della tradizione ebraica, e l’arte contemporanea con il suo ruolo di specchio dei tempi.

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Il Family Israel Aquarium

Family Israel Aquarium
Quasi pronto per inaugurare, entro la fine di luglio, è il nuovo Gottesman Family Israel Aquarium. Anche la nuova attrazione turistica sembra perseguire l’obiettivo di offrire un punto di vista alternativo, non sulla città di Gerusalemme, questa volta, ma su Israele in generale. L’acquario, che ha fra le sue priorità l’educazione alla sostenibilità e alla consapevolezza, si pone l’obiettivo di presentare i quattro ecosistemi acquatici che bagnano la regione: Mar di Galilea, Mar Morto, Mar Rosso e Mar Mediterraneo. Il primo acquario di Israele apre in una città di cui tutto si può dire tranne che abbia una vocazione marinara, con l’ambizione di raggiungere col tempo la reputazione dei colleghi di Auckland e Monterey e la chutzpah (presunzione, in ebraico) di essere già meglio di Londra e Berlino.

Nel frattempo il governo ha approvato la prima fase - costo 15 milioni di shekel (3 milioni e 750 mila euro) messi a disposizione dal ministero del Turismo - della costruzione, progetto piuttosto controverso, di una funivia lunga 1,4 chilometri che, dal 2021, potrà trasportare 3 mila visitatori ogni ora dalla Vecchia Stazione al Kotel, evitando di attraversare a piedi il balagan dello shuk in Città Vecchia. Il budget stimato per l’intero piano di lavoro è di 200 milioni di shekel (50 milioni di euro). La spinta dell’anniversario dei cinquant’anni dalla riunificazione da parte di Israele della città sembra proiettare Gerusalemme in un futuro di progetti e normalità, almeno dal punto di vista del turismo.

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