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La Stampa Rassegna Stampa
23.05.2017 I processi gogna della Turchia di Erdogan
Cronaca di Marta Ottaviani

Testata: La Stampa
Data: 23 maggio 2017
Pagina: 16
Autore: Marta Ottaviani
Titolo: «La Turchia di Erdogan: processi gogna, ruspe e nuovi arresti»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/05/2017, a pag. 16, con il titolo "La Turchia di Erdogan: processi gogna, ruspe e nuovi arresti", la cronaca di Marta Ottaviani.

Questo è il regime islamista imposto sulla Turchia. Ancora ci sono alcuni "esperti" che però la vorrebbero in Europa...

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Marta Ottaviani

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Recep Tayyip Erdogan

C’è una Turchia che sta letteralmente scomparendo: nelle sale dei tribunali, sotto i colpi delle ruspe, negli arresti di intellettuali non allineati, che ormai sono all’ordine del giorno e non si fermano davanti a nulla. E il tutto avviene mentre il presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, investito di super poteri dopo referendum dello scorso 16 aprile, viene riconfermato capo dell’Akp, il Partito per la giustizia e lo Sviluppo, da lui fondato nel 2000 e al governo nel Paese dal 2002. Nella prima mattinata, a Sincan, a pochi chilometri dalla capitale Ankara, in una maxi struttura fatta costruire apposta, è iniziato il processo contro i primi 221 accusati di essere gli esecutori del golpe fallito del 15 luglio 2016. Fra questi, ci sono 38 generali, che facevano parte del Comitato pace della madre patria, che secondo gli inquirenti era alla guida del colpo di Stato, durato appena sei ore.

Gli imputati hanno attraversato il cortile di ingresso sfilando in mezzo a una folla inferocita. L’accusa ha chiesto per ogni imputato 2988 ergastoli, mai così tanti nella storia turca. I capi di imputazione sono: tentata abolizione del Parlamento con la violenza, tentata abolizione del governo con la violenza, attentato al Capo dello Stato. Sono tutti anche considerati membri di Fetö, la sedicente organizzazione segreta guidata da Fethullah Gülen, ex imam in autoesilio negli Stati Uniti, eminenza grigia della politica e della destra islamica turca, un tempo alleato del presidente Recep Tayyip Erdogan. Nel giro di pochi anni Gulen è passato dall’essere il padrone occulto del Paese a nemico numero uno di Erdogan e della Turchia intera.

Intanto gli arresti vanno avanti. Ieri la polizia ha prelevato dalle loro case Nuriye Gulmen e Semih Ozakca, due fra gli oltre 8000 accademici che hanno perso il loro posto di lavoro nella caccia alle streghe che si è scatenata dopo il golpe e che non si è ancora fermata. Con il loro sciopero della fame, che dura ormai da 75 giorni, erano diventati il simbolo di una lotta pacifica contro l’autoritarismo dilagante, che ha fatto finire in manette 100 mila persone e fatto perdere il posto a 145 mila.

 

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