giovedi` 25 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
19.02.2017 Morto lo sceicco autore del primo attacco alle Torri Gemelle nel 1993
Ma Clinton era distratto e non se ne accorse. Giordano Stabile e un eccezionale richiamo storico

Testata: La Stampa
Data: 19 febbraio 2017
Pagina: 13
Autore: Giordano Stabile
Titolo: «Addio allo Sceicco cieco, ispirò Bin Laden e portò la jihad negli Usa»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 19/02/2017, a pag.13, con il titolo " Addio allo Sceicco cieco, ispirò Bin Laden e portò la jihad negli Usa", l'articolo di Giordano Stabile.

Immagine correlataImmagine correlataImmagine correlata
Omar Abdel Rahman

Immagine correlata


Ma prima dello Sceicco cieco, nella stessa pagina, c'è un breve riquadro che meriterebbe la prima pagina tanto è importante. Se nel 1993 non fosse stato Clinton il presidente degli Stati Uniti ma Donald Trump la strage successiva delle Torri Gemelle non sarebbe avvenuta. Nella strage fallita era già visibile il progetto dell'attacco successivo. Trump l'avrebbe capito, Clinton no, così come Obama, nella presidenza prima di Trump, ha ignorato la diffusione del terrorismo islamico non solo in America ma in tutto il mondo.
Invitiamo i nostri lettori a fare copia-incolla di queste poche righe e inviarle a tutti gli indirizzi e-mail dei propri archivi. Complimenti a chi alla Stampa ha avuto l'idea di riportare alla luce l'avvertimento del 1993.

Nel 1993: "La strage fallita alle Torri Gemelle"

Intorno a mezzogiorno del 26 febbraio 1993 un furgone imbottito di esplosivo salta in aria nel parcheggio sotterraneo del World Trade Center a New York. Nei piani di Omar Abdel Rahman l’esplosione doveva causare il crollo della Torre Nord, che avrebbe poi investito quella Sud, in un tragico effetto domino. Duplice l’obiettivo: uccidere migliaia di civili e mettere in ginocchio l’economia Usa. Ma l’attentato fallisce: l’ordigno costruito non è abbastanza potente ed è stato piazzato nel luogo sbagliato. Muoiono comunque sei persone (nelle Torri Gemelle ce n’erano 200 mila) e oltre mille rimangono ferite.

 

Giordano Stabile: " Addio allo Sceicco cieco, ispirò Bin Laden e portò la jihad negli Usa"

Immagine correlata
Giordano Stabile

Sarà forse sepolto in terra musulmana Omar Abdel Rahman, morto nel carcere di massima sicurezza di Butner, North Carolina, dove scontava una condanna all’ergastolo per il primo attacco alle Torre Gemelle. Era malato da tempo. Famigliari e ambienti islamisti già ne reclamano il corpo, perché torni in un Paese arabo. Il rischio, come per Osama bin Laden, è che la sua tomba diventi un luogo di culto per nuove generazioni di terroristi. E con Bin Laden, Omar Abdel Rahman, meglio conosciuto come lo «Sceicco cieco», ha condiviso molte cose. Prima di tutto la determinazione a distruggere l’America. Rahman è stato il primo a colpire sul suolo americano, anticipando il fondatore di Al-Qaeda. E gli ha suggerito anche l’obiettivo strategico e simbolico, le Torri Gemelle. Con Bin Laden si conoscono in Afghanistan a metà degli Anni Ottanta. Lo Sceicco cieco ha già una spessa carriera alle spalle. Nato in Egitto, perde la vista a 10 mesi per il diabete. Da bambino impara il Braille, legge il Corano, lo impara a memoria, poi entra all’università Al-Azhar. Fra i suoi insegnanti c’è il palestinese Abdullah Azzam, il maestro di Bin Laden. All’inizio degli anni Settanta, morto Nasser, i Fratelli Musulmani rinunciano alla lotta armata. Rahman non è d’accordo, diventa il leader di Al-Jamaa al-Islamiyya, l’Associazione islamica. I suoi ispiratori sono gli ideologi del salafismo, Ibn Taymiyah e Sayyid Qutb. Vuole instaurare uno Stato islamico, predica che è giusto uccidere il «tiranno», cioè Sadat. Dopo l’assassinio del presidente egiziano sconta tre anni di prigione ma l’accusa non riesce a dimostrare il suo coinvolgimento diretto. Viene espulso. Rahman arriva in Afghanistan. Incontra di nuovo Azzam, conosce Bin Laden. I tre fondano il Maktab al-Khadamat, l’Ufficio afghano che raccoglie i fondi per finanziare la guerra santa contro i sovietici. L’arrivo in America Con il Maktab, Rahman intesse una rete islamista in tutto il mondo. Nel 1989 la guerra è vinta. L’Unione sovietica è un gigante in ginocchio. Raham, Azzam, Bin Laden sono certi che è un segno divino. Sconfitto il primo Diavolo, bisogna distruggere il secondo. Il leader di Al-Qaeda pensa che prima bisogna costruire una base solida in un Paese amico. Punta sul Sudan. Rahman invece vuole portare subito un attacco in Occidente. Nel luglio del 1990 sbarca a New York con un visto turistico. È sulla lista nera dei terroristi ma un anno dopo riesce a ottenere una Green card. Torna per un mese in Medio Oriente e quando rientra negli Stati Uniti viene bloccato. Si appella contro la revoca del permesso di soggiorno e continua a organizzare la rete del terrore. Compiere un attentato contro civili non è come dichiarare la jihad a un esercito miscredente. Rahman lavora sulla fonti del diritto islamico, le forza. Emana un fatwa che autorizza a uccidere gli ebrei negli Stati Uniti. Poi in una serie di sermoni autorizza attacchi a tutto campo contro gli americani «discendenti di scimmie e maiali che mangiano allo stesso tavolo con sionisti, comunisti e colonialisti». Per questo bisogna distruggere «la loro economia, affondare le loro navi, abbattere i loro aerei, ucciderli per mare, aria e terra». La fatwa anti-America Un vasto programma ripreso alla lettera da Bin Laden, che farà riecheggiare in molti dei suoi discorsi le parole dello «Sceicco cieco». Rahman lavora al primo colpo, vuole un’azione devastante. La cellula newyorchese prepara un camion-bomba con mezza tonnellata di esplosivo. Il furgone viene parcheggiato nel sotterraneo della prima delle Torri Gemelle. L’idea è di farla collassare, travolgere anche l’altra, uccidere migliaia di persone, far crollare Wall Street e l’intera America. Il 26 febbraio 1993 una tremenda esplosione squassa la Torre ma l’edificio regge. Nell’attacco muoiono 6 persone. La «prova» è fallita ma servirà da ispirazione. Diventa il piano principe di Al-Qaeda: i morti, nel massacro dell’11 settembre saranno tremila. L’Fbi, che seguiva Rahman dal suo arrivo negli Stati Uniti, stringe il cerchio. Il 24 giugno 1993 viene arrestato con nove seguaci. Il processo dura due anni. L’accusa non riesce a dimostrare un legame diretto con l’attacco. Rahman viene condannato al carcere a vita per «cospirazione sediziosa». Ha finito di scontare la pena ieri, a 78 anni. Per i Fratelli Musulmani Rahman è sempre rimasto un «prigioniero politico», tanto che nella sua breve presidenza egiziana Mohammed Morsi promise di ottenerne la liberazione. Una speranza spazzata via dal crollo della Primavera araba e dell’islam politico, mentre lo «Stato islamico» che progettava si è incarnato in un Califfato nero e di morte.

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT