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La Stampa Rassegna Stampa
12.02.2017 Onu: in arrivo Tzipi Livni, mentre Trump blocca la nomina di Salam Fayyad
Non c'è più Obama, la differenza si vede. Cronaca di Paolo Mstrolilli

Testata: La Stampa
Data: 12 febbraio 2017
Pagina: 13
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Onu, l'israeliana Tzipi Livni verso il ruolo di vice-Guterres»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/02/2017, a pag.13, con il titolo "Onu, l'israeliana Tzipi Livni verso il ruolo di vice-Guterres", la cronaca di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli      Tzipi Livni

Gli Stati Uniti bloccano la nomina di Salam Fayyad come nuovo inviato dell'Onu in Libia, ufficialmente perché è palestinese. Cosi provocano una crisi e uno shock al Palazzo di Vetro, perché la scelta dell'ex premier era stata approvata dall'ambasciatrice Nikki Haley. Fayyad infatti è considerato il palestinese più vicino agli Usa e ad Israele, e godendo dell'appoggio degli Emirati Arabi Uniti e dell'Egitto, può cambiare il governo di Tripoli e fare l'accordo con quello di Tobruk per stabilizzare il Paese. Forse però è un gioco delle parti: Israele otterrà un posto all'Onu per l'ex ministro degli Esteri Tzipi Livni, e Washington sbloccherà Fayyad. Il segretario generale Guterres aveva inviato una lettera ai membri del Consiglio di Sicurezza l'8 febbraio scorso, informandoli dell'intenzione di nominare Fayyad al posto di Kobler. I membri avevano tempo fino alla mezzanotte di venerdi per obiettare, e alle sei e mezzo è arrivato questo comunicato di Haley: «Gli Usa sono delusi nel vedere una lettera che indica l'intenzione di nominare l'ex premier dell'Autorità palestinese alla guida della missione in Libia. Per troppo tempo l'Onu ha ingiustamente favorito l'Autorità palestinese a scapito dei nostri alleati in Israele. Gli Usa non riconoscono attualmente uno Stato palestinese e non sostengono il segnale che questa nomina manderebbe all'interno delle Nazioni Unite». Il portavoce di Guterres, Stephane Dujarric, ha prima sottolineato che Fayyad era stato scelto «per le sue capacità personali», non perché è palestinese, e poi ha aggiunto che il segretario generale, sulla base delle consultazioni fatte, «aveva avuto la percezione, ora dimostrata erronea, che la proposta sarebbe stata accettabile al Consiglio». Quindi ha aperto uno spiraglio: «Israeliani e palestinesi sono entrambi sotto rappresentati all'Onu, e Guterres intende correggere questa situazione». La verità è che Haley aveva approvato Fayyad, che era diventato premier palestinese con l'aiuto dell'amministrazione Bush, e poi aveva rotto con Abbas proprio perché si opponeva allo scontro con Israele. L'ex premier ha un rapporto stretto con gli Emirati Arabi Uniti ed era appoggiato dall'Egitto, sostenitori chiave del generale Haftar, capo militare della fazione di Tobruk. II suo obiettivo era formare un nuovo governo di accordo nazionale a Tripoli, probabilmente con l'ambasciatore libico negli Emirati Aref Ali Nayed come premier al posto di Sarraj, e Haftar ministro della Difesa, in modo da creare un esecutivo unitario accettato da tutti per stabilizzare il Paese, e combattere i terroristi e i trafficanti di esseri umani. Quando però la nomina è arrivata a Trump è stata bloccata, obbligando la Haley a smentire se stessa. Forse cosi il presidente pensava di fare una cortesia a Netanyahu, che riceverà mercoledi alla Casa Bianca, ma secondo il giornale Haaretz il governo israeliano non era stato consultato sulla decisione. La soluzione ora potrebbe essere uno scambio: un posto per Livni all'Onu in cambio del via libera a Fayyad.

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direttore@lastampa.it

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