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La Stampa Rassegna Stampa
29.12.2016 Putin si accorda con Erdogan per dividere la Siria in tre
Analisi di Giordano Stabile

Testata: La Stampa
Data: 29 dicembre 2016
Pagina: 2
Autore: Giordno Stabile
Titolo: «E Putin si accorda con Erdogan per dividere la Siria in tre»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/12/2016, a pag.2, con il titolo "E Putin si accorda con Erdogan per dividere la Siria in tre" la cronaca di Giordano Stabile.

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Giordano Stabile

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Putin e Erdogan

Un accordo fra Russia e Turchia per arrivare al più presto a una tregua in Siria e spianare la strada a una «soluzione politica», in pratica la spartizione del Paese in tre zone di influenza. I colloqui di pace in corso ad Astana, in Kazakhstan, sono il banco di prova per i nuovi equilibri in Medio Oriente. Sia Mosca che Ankara hanno fretta, perché vogliono approfittare della transizione fra le amministrazioni Obama e Trump per occupare posizioni sullo scacchiere e ridimensionare il ruolo degli Stati Uniti nella regione. Nel duetto fra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan è l'Iran a rimanere per ora in secondo piano, mentre Bashar al-Assad è costretto a rivedere le sue alleanze con i curdi e le milizie sciite. II primo risultato dell'inedita alleanza viene annunciato, nella mattinata di ieri, dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, prima ancora della conferma ufficiale del Cremlino. Un cessa-te-il-fuoco «su tutto il territorio» siriano, la base di partenza per un accordo che metta fine a sei anni di massacri. I dettagli non vengono resi noti, ma trapela che il piano prevede la fine dei combattimenti fra l'esercito e i gruppi ribelli «non terroristici». Sono quindi esclusi l'Isis e le formazioni legate ad Al-Qaeda, prima di tutto l'ex Al Nusra, ma anche i suoi alleati, compresa Ahrar al-Sham, un tempo vicina alla Turchia.  Ankara insiste su un via immediato della tregua ma i russi sono più prudenti. C'è il solito problema della «separazione» fra gruppi terroristici e no. La presenza ai colloqui di una parte dell'opposizione ad Astana completa però il quadro. Ci sono il Free Syrian Army (Fsa), che nel Nord della Siria combattegià con le truppe turche contro l'Isis, ma non i gruppi legati all'Arabia Saudita, come Jaysh al-Islam. Assad e Vladimir Putin G vogliono mettere nella lista dei «terroristi» e spazzare via. L'Iran, che doveva essere il terzo pilastro dei colloqui, tiene invece un profilo basso di fronte al protagonismo turco. Secondo fonti siriane, questo aspetto fa parte delle condizioni poste da Ankara, che vorrebbe un ruolo meno visibile delle milizie sciite ad Aleppo. L'arrivo della polizia militare russa fa parte del piano. Ma Erdogan avrebbe anche chiesto ad Assad di rompere l'alleanza con i guerriglieri curdi dello Ypg ad Aleppo. Damasco avrebbe giàchiesto ai curdi di ritirare le loro forze armate dal quartiere di Sheikh Maqsoud. In ogni caso il piano per il futuro della Siria si sta delineando I ribelli dell'Fsa avranno uno spazio limitato a Nord, sotto tutela turca. Assad e Mosca punteranno a distruggere l'ex Al-Nusra e gli altri gruppi ribelli concentrati ormai nella provincia di Idlib. La tregua dovrebbe consentire l'evacuazione delle ultime roccaforti ribelli vicino a Damasco e nella provincia di Dama. A quel punto tutto l'Ovest sarà saldamente nelle mani del miss e dei russi e partirà la corsa a liquidare l'Isis nell'Est della Siria, a Ragga e Deir ez-Zour. Su questo fronte gli Stati Uniti con gli alleati curdi sembrano in vantaggio ma per Damasco c'è la possibilità di chiedere l'appoggio dell'Iraq a guida sciita e sotto l'influenza dell'Iran. In questa Siria tripartita ci sarebbe poco spazio per gli Usa, l'Europa e l'Onu. Non a caso la svolta arriva dopo il duro attacco di Erdogan agli Stati Uniti, accusati di appoggiare «formazioni terroristiche», come i curdi dello Ypg ma «anche l'Isis». Pesanti insinuazioni che Washington ha subito respinto al mittente. Ma l'imbarazzo americano è evidente. Un altro segno dell'intesa russo-turca è l'intervento dell'aviazione di Mosca a sostegno delle truppe turche impegnate contro l'Isis ad Al-Bab, a Nord-Est di Aleppo. GE islamisti hanno inflitto pesanti perdite ai turchi ed Erdogan si è lamentato dello «scarso appoggio» da parte della coalizione a guida americana. Ora sembra aver trovato un sostituto efficace e che, soprattutto, non pone troppe questioni sulla politica interna e il rispetto dei diritti umani.

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