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La Stampa Rassegna Stampa
21.05.2016 Con la fede nel domani Israele resiste all'assedio dei nemici
Il nuovo libro di Ugo Volli recensito da Lea Luzzati

Testata: La Stampa
Data: 21 maggio 2016
Pagina: 5
Autore: Lea Luzzati
Titolo: «Con la fede nel domani Israele resiste all'assedio dei nemici»

Riprendiamo da TUTTOLIBRI-LA STAMPA di oggi, 21/05/2016, a pag. V, con il titolo "Con la fede nel domani Israele resiste all'assedio dei nemici" la recensione di Lea Luzzati al libro di Ugo Volli "Israele, diario di un assedio".

Per acquistarlo, aprire la home page, sopra la testata ci sono tutte le indicazioni.

Che cosa c’è «tutt’intorno a Israele»? Il Medio Oriente, da un punto di vista geografico. Un conflitto che dura ormai da decenni, a guardare le cose sul profilo politico e militare. Ma c’è anche, e forse soprattutto qualche cosa d’altro: Israele. Diario di un assedio è non a caso il titolo dell’ultimo libro di Ugo Volli. Pubblicato da Proedi editore, il volume raccoglie le decine e decine di «cartoline da Eurabia» che l’autore ha scritto sul sito di Informazione Corretta in un arco di tempo che va dal 2009 ad oggi. L’insieme di questo lungo racconto è davvero «la cronaca puntuale di come terrorismo, politica internazionale e media collaborano a combattere la sola democrazia del Medio Oriente», come recita il sottotitolo.


La presentazione al Salone del Libro di Torino
da sinistra: Elena Loewenthal, Maurizio Molinari, Angelo Pezzana, Ugo Volli, Claudia De Benedetti

 Volli e Informazione Corretta conducono da molti anni la loro battaglia mediatica con l’obiettivo di fornire al lettore dati ed elementi di giudizio utili a farsi un’idea più ragionata di quel che succede in Israele e nell’area del Medio Oriente, ma anche di smascherare l’informazione viziata. Al di là di una battaglia mediatica non di rado aspra, è fuor di dubbio che l’informazione può diventare uno strumento di manipolazione, da smascherare a beneficio di tutti. Il Medio Oriente è uno scacchiere complesso. Richiede uno sguardo attento e una conoscenza precisa di quegli antefatti che sono indispensabili per capire. Il perno intorno al quale tutto si avvita è del resto la risoluzione ONU che il 29 novembre del 1947 sancisce nell’area detta Palestina la creazione di due stati nazionali: uno ebraico, che il 14 maggio del 1948 sarà Israele. E uno arabo, che non è ancora nato perché il fronte arabo rifiutò allora la risoluzione. Questo momento storico è alla radice del conflitto. Tornando al libro di Volli, il tema dominante è l’idea di quell’assedio che cinge Israele sin dalla sua nascita e che è fatto di molte cose diverse, ha molte facce diverse. E va affrontato nel suo complesso, così come si dipana nel libro. È un assedio certamente militare – che oggi come oggi, nel marasma confuso e mobile che è il Medio Oriente, è paradossalmente meno serrato che mai: Israele non è più completamente isolato. Ma è anche un assedio mediatico. Un assedio ideologico e culturale dai confini fin troppo ampi. L’idea di fondo, che sta nel subconscio di una vastissima opinione pubblica – anche e forse soprattutto europea – è che se Israele non ci fosse i problemi del Medio Oriente sarebbero risolti. È ovvio che così non è. Di più: è l’idea che la creazione dello stato ebraico rappresenti un torto, un vizio di fondo. Quest’assedio ideologico, che si declina da sempre in vari modi, ultimamente ha preso forma nel BDS – il movimento per il boicottaggio e le sanzioni -, che secondo Volli è decisamente più «contro» Israele che «pro» Palestina. L’assedio che Israele subisce non solo a ridosso dei suoi confini geografici ma soprattutto intorno a quelli esistenziali è in sostanza la sua radicale, più o meno dichiarata delegittimazione. Come risponde quel piccolo paese a tale assedio? In vari modi, certamente. Con la sua forza militare, la sua intelligence, i sistemi di sicurezza interna e alle frontiere cui ora l’Europa guarda non più con fastidio per non dire indignazione, ma al contrario quasi con invidia e desiderio di emulazione. Ma anche e soprattutto con qualche cosa d’altro, Israele reagisce all’assedio. Con uno spirito vitale unico al mondo, che viene da un pensiero antico, alle radici dell’ebraismo: quello per cui la vita è il valore più grande che c’è. L’ebraismo e Israele credono nella vita, e questa fede nutre giorno per giorno lo slancio, l’entusiasmo, la speranza e l’ottimismo anche a dispetto di tutto. È un’energia difficile da descrivere e definire: bisogna viverla e sentirla, entro quegli angusti confini. Ma è la cosa che più conta, su quel piccolo pezzo di terra.

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