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La Stampa Rassegna Stampa
26.04.2015 Afghanistan: i rischi di un nuovo Stato islamico
Commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 26 aprile 2015
Pagina: 6
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «L'Isis pronto a scalzare i taleban: i nuovi rischi del fronte afghano»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/04/2015, a pag. 6, con il titolo "L'Isis pronto a scalzare i taleban: i nuovi rischi del fronte afghano", il commento di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"


Terroristi dello Stato islamico

A una settimana dalla strage di Jalalabad i servizi d’intelligence occidentali hanno raccolto elementi a sufficienza per accertare il debutto sullo scenario afghano-pakistano di una nuova minaccia: lo Stato Islamico del Khorasan. Il leader è Hafiz Khan Saeed, un veterano dei pakistani talebani che misero a segno l’assalto a Mumbai nel 2008 e affidarono tre anni dopo all’americano-pakistano Faisal Shahzad il tentativo di far esplodere un’autobomba a Times Square. Saeed è circondato da un pugno di ex compagni d’armi così come di taleban afghani, accomunati dalla scelta di giurare fedeltà al Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi rompendo con il Mullah Omar, leader del taleban alleati dell’Al Qaeda guidata da Ayman al-Zawahiri.

Il giuramento a gennaio
Il debutto dello Stato Islamico del Khorasan risale a gennaio, con il formale giuramento di fedeltà nei confronti del Califfo che lo ha riconosciuto come «welayat», ovvero una provincia. Ma è stato l’attacco alla banca di Jalalabad, con 35 morti ed almeno 100 feriti, a far suonare un campanello d’allarme alla Nato - come ai governi di Kabul e Islamabad - perché gli accertamenti hanno appurato che i talebani afghano-pakistani entrati in Isis hanno raggiunto la capacità di operare in proprio, con tattiche sanguinarie che evocano quelle del Califfo in Siria, Iraq e Libia. Il sospetto che circola fra gli esperti anti-terrorismo di alcuni Paesi Nato è che Khorasan - definizione islamica dell’area geografica fra India e Iran - punti a compiere altre simili azioni per convincere un numero consistente di taleban, in Afghanistan e Pakistan, a rompere ogni legame di fedeltà con il Mullah Omar.

Il leader «invisibile»
Non a caso i fedelissimi dell’ex leader jihadista afghano hanno negli ultimi giorni diffuso un suo dettagliato curriculum combattente, nell’evidente tentativo di attestarne la perdurante capacità di guida sebbene sia pressoché invisibile da quasi 14 anni ovvero dalla scomparsa nel nulla all’indomani dell’invasione americana dell’Afghanistan in risposta agli attacchi dell’11 settembre.

Ad aggravare l’allarme Khorasan ci sono le indagini condotte in Germania negli ultimi due mesi sulla presenza di gruppi jihadisti pakistani legati a Isis e non più alla vecchia al Qaeda. Khorasan è anche il nome del gruppo jihadista di cui gli Stati Uniti rivelarono l’esistenza nello scorso agosto, quando iniziarono i raid in Siria contro Isis e Jubhat al Nusra, definendolo il gruppo «più pericoloso» perché impegnato a «confezionare imminenti attacchi contro gli Stati Uniti e gli alleati».

E Khorasan è il nome della cellula jihadista pakistana che reagì all’eliminazione di Osama Bin Laden nel 2011 promettendo per vendetta «10 grandi attacchi in Europa». Se a ciò aggiungiamo che, secondo fonti britanniche, il gruppo Khorasan siriano sarebbe ora operativo nella provincia di Iblid - dove proprio ieri Isis e Al Qaeda hanno catturato l’importante centro di Jisr al-Shughur - ce n’è abbastanza per dedurre che il «welayat afghano-pakistano» del Califfo è il nuovo tassello della geografia del terrore che accomuna vecchia e nuova Al Qaeda.

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