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La Stampa Rassegna Stampa
16.04.2015 Lo Stato Islamico avanza in Iraq, mentre in Egitto Al Sisi continua la lotta ai Fratelli musulmani
Due servizi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 16 aprile 2015
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Falò di libri islamisti: il pugno di ferro di Al Sisi nelle scuole egiziane - Iraq, l'Isis attacca Ramadi e si riavvicina a Baghdad: 'Subito raid o la città cade'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 16/04/2015, a pag. 14, con i titoli "Falò di libri islamisti: il pugno di ferro di Al Sisi nelle scuole egiziane" e "Iraq, l'Isis attacca Ramadi e si riavvicina a Baghdad: 'Subito raid o la città cade' ", due servizi di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"

"Falò di libri islamisti: il pugno di ferro di Al Sisi nelle scuole egiziane"


Sostenitori dei Fratelli musulmani in Egitto

Falò di libri jihadisti nelle scuole egiziane. Sono 147 le scuole già controllate dai Fratelli Musulmani che dal 2014, su disposizione del governo del Cairo, sono state messe sotto la responsabilità del ministero dell’Educazione e in alcune di queste sono stati bruciati pubblicamente libri considerati jihadisti, ovvero sostenitori dell’«estremismo violento che alimenta il terrorismo» che il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi vuole «estirpare dall’Islam».

A darne notizia, con grande evidenza, è stata la stampa egiziana collegando tali falò proprio al pugno di ferro deciso da Al Sisi contro i gruppi estremisti islamici, a cominciare dai Fratelli Musulmani che espressero il predecessore Mohammed Morsi, rovesciato nel 2013. Ma in una di queste scuole, la Fadl del distretto di Haram nel governatorato di Giza, fra i 73 libri dati alle fiamme sono stati inclusi una copia traduzione in arabo di «Bonaparte in Egitto» di Christopher Herold nonché altri volumi classici egiziani come per esempio il «Discorso sulla riforma dell’Islam» dell’ex grande imam di Al Azhar Abdel Halim Mahmoud.

Ne è scaturita una vivace polemica pubblica su chi e come decide di dare alle fiamme quali libri con la conseguente decisione del ministro dell’Educazione, Mohab El Rafai, di aprire un’inchiesta sul comportamento delle autorità scolastiche.

Sconcerto fra intellettuali
La reazione del preside della scuola Fadl è stata di difendere con energia il provvedimento adottato, spiegando che le «autorità di sicurezza» avevano «approvato» tanto il metodo di distruzione che la lista dei libri da dare alle fiamme. «I volumi avevano tutti impresso sulla copertina il segno delle «Quattro Dita» di riconoscimento dei Fratelli Musulmani - ha spiegato la scuola - adottato per denunciare i violenti disordini avvenuti sulla piazza Rabaa El-Adawiya per sostenere il deposto presidente Morsi».

Sulla vicenda è intervenuto, con un messaggio su Twitter, lo scrittore egiziano Abdel Magid criticando i falò di libri: «Il libro “Bonaparte in Egitto” è il migliore libro europeo sulla spedizione francese nel nostro Paese ma chi è in grado di comprenderlo nel ministero dell’Educazione?».

"Iraq, l'Isis attacca Ramadi e si riavvicina a Baghdad: 'Subito raid o la città cade' "


Ramadi, Iraq

I miliziani dello Stato Islamico (Isis) hanno circondato Ramadi, la capitale dell’Anbar nell’Ovest dell’Iraq, dove le truppe governative rimaste chiedono rinforzi urgenti, temendo di dover altrimenti capitolare. Da mesi Ramadi è assediata dai jihadisti ma nell’ultimo finesettimana sono riusciti a avanzare anche da Est, ovvero l’unica area ancora in mano ai governativi. I miliziani di Isis sono entrati nei villaggi di Albu Soda, Albu Ghanem e Sufia arrivando a ridosso del centro della città, in gran parte abitata da sunniti.

Il vicepresidente del Consiglio dell’Anbar, Falih Essawi, che si trova con le truppe dentro Ramadi parla di «situazione disperata» chiedendo, attraverso la tv locali, «l’intervento urgente dei raid della coalizione» per evitare la caduta della città che si trova 113 km a Ovest di Baghdad. «Dove è il governo? Dove è Baghdad? Dove è Haider Al-Abadi?» grida al telefono Essawi, chiamando in causa il premier iracheno appena reduce da un incontro con Barack Obama alla Casa Bianca.

Il premier a Washington
Proprio in coincidenza con l’arrivo di Al-Abadi a Washington, il portavoce del Pentagono Steve Warren aveva affermato che «oltre un quarto dei territori dello Stato Islamico in Iraq e Siria sono stati riconquistati» grazie all’impegno congiunto di truppe di terra, curde o irachene, e raid della coalizione che ha portato alla liberazione di città come Kobane e Tikrit.

Ma la controffensiva di Isis su Ramadi, come l’assalto dei giorni precedenti alla raffineria di Baiji, dimostra la capacità del Califfato di reagire agli smacchi militari con nuovi attacchi, in direzioni diverse. È una tattica militare resa possibile dalla distribuzione delle forze su territorio da parte del Califfato, che le posiziona in aree diverse, con contingenti minori incaricati di operare in maniera indipendente, puntando su singoli obiettivi. Il fine è avere più fronti aperti di attività militare.

Anche se Essawi sostiene che in realtà Isis stia puntando ad avvicinarsi il più possibile a Baghdad, con una tattica che ricorda quanto sta avvenendo in Siria dove i jihadisti si sono insediati nel campo palestinese di Yarmuk proprio per minacciare i palazzi del potere nel centro di Damasco.

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