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La Stampa Rassegna Stampa
24.03.2015 Nazisti in Argentina via Vaticano; un acquerello di Hitler battuto all'asta
Commento di Filippo Fiorini

Testata: La Stampa
Data: 24 marzo 2015
Pagina: 19
Autore: Filippo Fiorini
Titolo: «Nella giungla argentina la città segreta dei nazisti - All'asta un acquerello di Hitler»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 24/03/2015, a pag. 19, con il titolo "Nella giungla argentina la città segreta dei nazisti", il commento di Filippo Fiorini; a pag. 34, la breve "All'asta un acquerello di Hitler".

Ecco gli articoli:


Adolf Eichmann: trovò comodo rifugio in Argentina

"Nella giungla argentina la città segreta dei nazisti"

Il Vaticano collaborò alacremente con i criminali nazisti per fare in modo che, alla fine della guerra, trovassero un comodo rifugio in Sudamerica. L'operazione Odessa portò molti gerarchi nazisti in Argentina e in altri Paesi limitrofi proprio grazie ai passaporti falsi ottenuti con la sempre provvidenziale opera della Santa Sede. Ne abbiamo parlato più volte in passato su IC, per esempio alla pagina http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=6&sez=120&id=42051

Ecco il pezzo:


Il criminale nazista Martin Bormann, Papa Pio XII

Tre edifici abbandonati nella giungla, coperti di vegetazione e di leggende, sono stati per anni il «debito» che Daniel Schavelzon sentiva di avere nei confronti della Storia. Un conto aperto con le dicerie secondo cui il braccio destro di Adolf Hitler, Martin Bormann, si sarebbe nascosto in quella che gli abitanti della regione tropicale di Misiones conoscono come la «Casa del Nazi». Una storia probabilmente falsa, seguendo la quale, però, questo archeologo ha scoperto i resti di un fortino che fu costruito proprio dai tedeschi, come parte di un piano segreto di ritirata in Argentina, nel caso in cui la Germania avesse perso la guerra.

Reperti degli Anni 40
«Siamo solo all’inizio, è presto per tirare le somme - dice Schavelzon mentre cerca i fondi per continuare a scavare -, ma possiamo almeno fare qualche ipotesi». Le monete del Reich battute tra il 1938 e il 1944, le ceramiche delle piastrelle e le scatolette catalogate tra i reperti, collocano un gruppo di tedeschi a metà Anni 40, in questo luogo del Nord argentino, all’epoca quasi inaccessibile. La «struttura tipica dell’ingegneria europea, con mura spesse tre metri e senza omologhi nei dintorni», comprende un’abitazione per gli alloggi (dotata dell’eccezionale lusso di un pozzo e una tinozza), un magazzino per le scorte e una casamatta che domina il circondario. Da qui, una sentinella può vedere qualsiasi estraneo in avvicinamento per chilometri e poi, volgendosi a Nord, anche il fiume Paranà e più avanti il Paraguay, a 10 minuti di cammino.
Schavelson non trova altre ragioni per spiegare tutto ciò, se non quella per cui i tedeschi abbiano voluto costruirsi un rifugio quando la Seconda Guerra Mondiale aveva preso una brutta piega. Storici come Carlos De Napoli, Abel Basti e Jorge Cammarasa hanno dedicato la vita a raccogliere informazioni sulla comunità germano-argentina, sull’entusiasmo con cui militò nel primo nazismo, sull’ostinazione con cui rimase tale dopo la caduta di Berlino e sulla somiglianza di certe località della Patagonia con le Alpi di Baviera. Tutti elementi che avrebbero convinto il «Führer» a scegliere questo posto per la ritirata, se fosse fallita l’invasione dell’Europa.

Scappati in Sudamerica
Il compito fu affidato al ministro dell’Agricoltura e teorico della supremazia razziale, Walter Darré, nato a Buenos Aires da immigrati tedeschi e qui rimasto fino all’adolescenza. Le vicende di Adolf Eichman, di Erich Priebke, del «Macellaio di Riga» Eduard Roschmann, di quello di Lione Klaus Barbie, del «Dottor Morte» Josef Mengele, tutti scappati in Sudamerica, confermano parte di queste teorie e danno fondamento a un’altra delle osservazioni di Schavelzon: né Bormann (morto probabilmente in Europa il 2 maggio del ’45), né altri, vissero mai nel fortino della giungla di Misiones. «In Argentina i gerarchi scoprirono che non avevano bisogno di nascondersi e abbandonarono le loro tane all’oblio». Ma quante ne avranno costruite in tutto? «Forse decine», dice Schavelzon, che è già sulle tracce del secondo nascondiglio.

"All'asta un acquerello di Hitler"

Sciagurata quella società dove l'acquerello di uno dei più grandi criminali della storia può essere battuto a un'asta sulla base di 30 mila dollari.

Ecco la breve:


Adolf Hitler

Delicati fiori rosa, rossi e arancio in una brocca blu: va all’asta giovedì a Los Angeles una natura morta firmata da Adolf Hitler nel 1912, quando il futuro dittatore aveva 23 anni e inseguiva il sogno di diventare un artista. L’acquerello, di piccole dimensioni, è firmato a destra e sarà battuta da Nate D. Sanders partendo da una base di 30 mila dollari.

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