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La Stampa Rassegna Stampa
20.02.2015 Galili, la danza quintessenza dell'emozione
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 20 febbraio 2015
Pagina: 28
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Galili, la danza quintessenza dell'emozione»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 20/02/2015, a pag. 28, con il titolo "Galili, la danza quintessenza dell'emozione", la cronaca di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari e il suo recente libro "Il Califfato del terrore"


Le prove dello spettacolo in programma stasera

Crede nella potenza espressiva dell’individuo, mescola danza e sentimenti interiori, ha scoperto la musica quasi per caso, Roberto Bolle lo vuole portare alla Scala ed è in arrivo a Torino per mettere in scena i due lavori che lo hanno trasformato in un coreaografo di fama mondiale: Itzik Galili è un israeliano innamorato dell’Italia, che definisce «terra ricca di artisti che meritano di affermarsi e non devono essere lasciati andare via».


Itzik Galili

Alla Lavanderia a Vapore di Collegno la compagnia Balletto Teatro di Torino, diretta da Loredana Fortuno, rappresenterà stasera e domani Fragile e Until Without Enough che Galili considera «due lavori legati fra loro» perché riguardano, rispettivamente, la delicatezza del rapporto «fra una persona ed il proprio partner» e «la ricerca umana di un momento di gloria». Si tratta di aspetti dell’animo umano centrali in un’arte della coreografia che verte «sull’esplorazione della danza oltrepassando la coscienza, mischiando i sentimenti» nella convinzione che «la luce in scena è poesia e l’illuminazione può condizionare il nostro punto di vista».

È un’arte alla quale Galili si è avvicinato quasi per caso. «Avevo appena finito il quarto anno di servizio militare, mi portarono ad un evento di danza, conobbi una donna che per me divenne importante e scoprii da quel momento un universo per me del tutto nuovo - racconta - nel quale sono entrato a piccoli passi». Come dimostra il fatto che nel periodo immediatamente successivo fece il barbiere per cani in un apposito negozio al centro di Tel Aviv. Ma la coreografia che esprime gli oltre 70 spettacoli di successo che ha firmato fondando e dirigendo compagnie artistiche da San Paolo a Stoccarda, dall’Avana a Helsinki, ne fanno una stella coperta da premi e riconoscimenti incluso il titolo di Cavaliere ricevuto dalla regina d’Olanda.

È proprio a Galili che Roberto Bolle ha bussato alla porta, a fine gennaio, con il risultato di «aver passato con lui una settimana di lavoro nel centro Suzan Dallal di Tel Aviv - racconta il coreografo - consentendogli di tornare in Italia con una musica che lo ha soddisfatto». Bolle ha chiesto a Galili di andare a Milano, per recarsi prendere contatti con la Scala, ed è una prospettiva che avvince il coreografo «perché gli italiani sono persone che amano provare emozioni, tengono all’aspetto personale del coinvolgimento» a differenza di altri popoli dove «a prevalere è l’aspetto sociale, le emozioni collettive».

A chi gli chiede da dove viene il proprio successo, Galili risponde che «rientra nel boom della danza israeliana che ha espresso negli ultimi 20 anni artisti di livello internazionale come Yair Vardi e Ohad Naharin» ma tiene ad aggiungere che «simili potenzialità esistono anche in Italia, una terra popolata da giovani artisti di grande valore che meritano di emergere e ne cercano solo l’opportunità».

Parlando con lui si ha l’impressione che dopo l’esperienza in Olanda, dove ha fondato ed è co-direttore artistico del «Dansgroep» di Amsterdam, sia tentato dal compiere un’esperienza importante in Italia. Di più lui non dice ma tiene ad esprimere «rammarico» per il fatto che «un non indifferente numero di bravi artisti stia lasciando il vostro Paese» in cerca di successo ed opportunità altrove, in Europa come negli Stati Uniti. Galili viaggia in direzione opposta, non pensa ad altro che agli spettacoli di Torino, all’appuntamento alla Scala e all’intesa trovata con Bolle sulle piste di Tel Aviv.

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