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La Stampa Rassegna Stampa
12.09.2014 I Paesi che sostengono il terrorismo nella alleanza contro il terrorismo ?
Che ci fanno Iran e Qatar ? Cronaca e analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 12 settembre 2014
Pagina: 11
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Kerry conquista gli arabi: dieci Paesi pronti a combattere il Califfo»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/09/2014, a pag. 10, con il titolo "Kerry conquista gli arabi: dieci Paesi pronti a combattere il Califfo", la cronaca di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari


John Kerry discute con il re dell'Arabia Saudita Abdullah

«Faremo la nostra parte»:11 nazioni del Medio Oriente riunite a Gedda consegnano al Segretario di Stato, John Kerry, la promessa di cooperare su più fronti nella lotta allo Stato Islamico (Isis) lasciando però in sospeso l'ipotesi di truppe di terra in Siria. Poche ore dopo il discorso di Barack Obama sulla volontà di «degradare e distruggere Isis», Kerry è giunto in Arabia Saudita con l'obiettivo di creare il motore della «coalizione militare» che 40 nazioni di più Continenti hanno promesso di sostenere. Il risultato è nel testo firmato dai ministri di Arabia Saudita, Bahrein, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Iraq, Libano, Kuwait, Oman e Qatar: «Ci impegniamo a fermare i terroristi ed i loro finanziamenti» così come a «partecipare sotto molto aspetti ad una coordinata campagna militare». Anche la Turchia, presente ai lavori, condivide il testo ma evita di firmarlo, trattandosi di impegni bellici da condividere i partner della Nato. In concreto, Kerry ottiene la promessa di un'azione coordinata contro l'afflusso di volontari jihadisti e di donazioni private a Isis - in arrivo soprattutto da Qatar, Kuwait ed Arabia Saudita - che si accompagna con un impegno militare che solo Riad esplicita, preannunciando l'addestramento dei ribelli filo-occidentali nelle proprie basi. Fonti diplomatiche, arabe e americane, aggiungono che «Emirati e Qatar» potrebbero partecipare ai raid aerei Usa «sul modello di quanto avvenuto a fianco della Nato in Libia» mentre altri Paesi, come Iraq, Turchia e Giordania, sono disposti a fornire basi ed assistenza logistica alle operazioni anti-Isis. Ciò che tuttavia più serve al Pentagono sono truppe di terra alleate con cui coordinare i blitz aerei. In Iraq è un ruolo svolto dai reparti governativi e dai peshmerga curdi, che nelle ultime settimane sono avanzati proprio grazie ai raid Usa anti-Isis, così come in Yemen e Somalia - i due scenari indicati come modelli tattici nel discorso di Obama - i blitz dei droni americani sostengono le operazioni sul terreno di forze governative, seppur deboli. In Siria invece non c'è al momento sul terreno una credibile forza alleata da sostenere contro Isis, soprattutto a causa della frammentazione dei ribelli filo-occidentali. Da qui l'ipotesi, avanzata informalmente dall'Egitto di Abdel Fattah Al-Sisi, di creare delle «unità inter-arabe» che, su possibile mandato della Lega Araba, potrebbero essere impiegate in Siria. Proprio tale scenario spiega la brusca reazione di Damasco e Teheran all'intesa di Gedda. «Ogni intervento contro il nostro territorio sarà considerato un'aggressione e infiammerà la regione» assicura il ministro degli Esteri siriano, Walid al-Moallem, che il mese scorso aveva offerto a Washington di «agire assieme contro Isis». E l'Iran rincara la dose con Marzieh Afkham, portavoce del ministero degli Esteri: «E' una coalizione ambigua perché include Stati che sostengono i terroristi in Iraq e Siria». Anche Teheran puntava ad una cooperazione con Washington ma Kerry da Gedda ribatte: «Non è all'orizzonte alcuna azione militare comune con l'Iran». Washington torna a schierarsi con i sauditi nella crisi in Siria ed a confermarlo è l'incontro notturno di Kerry con il re Abdullah, a cui chiede di «attivare ogni strumento a sua disposizione per ridurre il sostegno nel mondo arabo a Isis»: dai proclami delle massime autorità religiose alle trasmissioni di tv molto popolari come «Al Arabiya« e «Al Jazeera».

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