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La Stampa Rassegna Stampa
29.08.2014 Da Saddam al Califfo i capi militari sono gli stessi
Analisi di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 29 agosto 2014
Pagina: 11
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «In Iraq gli ex colonnelli di Saddam lottano nel nome del Califfo»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi 29/08/2014, a pag. 11, con il titolo "In Iraq gli ex colonnelli di Saddam lottano nel nome del Califfo", l'articolo di Maurizio Molinari.


Maurizio Molinari


Abbattimento della statua di Saddam in Iraq nel 2004


Il califfo al-Baghdadi

Veterani di Saddam Hussein alla guida della struttura militare, un ceceno leader dei volontari stranieri, pozzi di petrolio per alimentare le finanze, e i miliziani in costante movimento: è la radiografia dello Stato Islamico (Isis) di Abu Bakr al-Baghdadi come emerge da rapporti americani ed europei, come da uno studio dell'Università della Florida del Sud riportato dal «New York Times», accomunati dalla necessità di conoscere meglio un nemico che potrebbe essere presto bersagliato in Siria dai raid Usa.

Gli ex colonnelli di Saddam. Se il capo assoluto di Isis è al-Baghdadi, il «Califfo Ibrahim», i suoi più stretti collaboratori sono ex militari iracheni che ha conosciuto quando era imprigionato dagli americani a Camp Bucca. Si tratta di ex fedelissimi di Saddam, usciti dal partito Baath: primi fra tutti Fadel al-Hayali, capo delle operazioni in Iraq, e Adnan al-Sweidawi, capo del consiglio militare. Entrambi erano colonnelli di Saddam e, assieme ad altri 23 ex ufficiali iracheni, sono stati scelti da al-Baghdadi per sommare competenze militari classiche ai metodi sanguinosi del terrorismo jihadista. Un terzo dei 25 capi militari di Isis è veterano di Saddam e tutti sono stati incarcerati dagli americani dopo il rovesciamento del regime nel 2003. A conoscere gran parte di questi capi militari è Ahmed Dulaimi, governatore dell'Anbar, secondo il quale di tratta di «persone di esperienza che dopo la caduta di Saddam hanno scelto Al Qaeda e l'Islam».

I 300 ufficiali della Guardia repubblicana del raiss. Per consolidare tale struttura, al-Baghdadi ha ordinato blitz nelle prigioni irachene che, negli ultimi due anni, hanno portato a liberare - e arruolare - almeno 300 ex ufficiali della Guardia Repubblicana, di Saddam. Sono stati loro a rendere possibile la conquista di Mosul.

I «Wali» sul territorio. Il controllo del 35% del territorio siriano e di gran parte della provincia irachena di Anbar è affidato a 12 «vice», denominati «Wali», ognuno con la responsabilità di un'area, al cui fianco opera un «gabinetto di guerra» con 3 militari e 8 civili, responsabili di entrate finanziarie, gestione dei detenuti e reclutamento.

Il ceceno Al Shishani. Se i comandi militari vengono dall'ex partito Baath iracheno, le truppe sono composte da volontari jihadisti stranieri spesso sauditi, turchi e maghrebini a fianco di numeri più esigui - ma non indifferenti - di europei, americani ed australiani. Fra le unità più feroci c'è quella guidata da un ceceno di nome Omar al-Shishani, abile e spregiudicato.

Le milizie Hisba. Il Califfato va dalla periferia di Aleppo a quella di Baghdad, in aree sunnite che includono i giacimenti petroliferi di Deir el-Zour e Hassakeh, in Siria. Le città maggiori controllate sono Manbej e al-Bab, entrambe in Siria, e la capitale di al-Baghdadi è Raqqa, lungo l'Eufrate nella regione del Nord-Est, con circa mezzo milione di anime. E qui che risiedono le famiglie dei volontari jihadisti. A pattugliare i centri urbani sono le milizie «Hisba», composte da guerriglieri con lunghe tuniche il cui compito è imporre la più rigida interpretazione dell'Islam, come facevano i taleban in Afghanistan. Sono gli «Hisba» a decapitare, amputare, arrestare, gestire le esecuzioni pubbliche e dunque lasciare pendere le salme dei giustiziati

Le tattiche di guerra. Isis è composta da gruppi con pochi effettivi che controllano centri lungo il corso di Tigri ed Eufrate lasciando agli avversari grandi spazi vuoti del deserto. Le cellule di Isis non mantengono sempre i luoghi conquistati, spesso si ritirano per rioccuparli, con un movimento continuo che punta ad ingannare gli avversari. Questa tattica è destinata a creare problemi in caso di attacchi aerei Usa perché in Siria - a differenza dell'Iraq - le posizioni di Isis cambiano in continuazione. Basti dire che nel bel mezzo della battaglia di Mosul, Isis lasciò una postazione strategica a ridosso di Aleppo agli agguerriti rivali di al-Nusra.

II business del greggio. II finanziamento di Isis viene in gran parte dalla produzione di 75 mila barili di greggio al giorno, venduti sul mercato nero grazie a mediatori turchi e iracheni. Poi vi sono i ricavi dalla gestione di tre posti di frontiera, silos di grano e diga al-Furat. Senza contare le donazioni private in arrivo dal Golfo. Tali fondi servono a finanziare i combattenti ed a pagare gli stipendi di uffici amministrativi, Tribunali islamici, postini e polizia creando una propria struttura locale, come fatto da Hezbollah in Sud Libano e da Hamas a Gaza.

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