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La Stampa Rassegna Stampa
05.04.2014 Il partito antisemita Jobbik incognita delle elezioni ungheresi
la cronaca di Andrea Sceresini

Testata: La Stampa
Data: 05 aprile 2014
Pagina: 14
Autore: Andrea Sceresini
Titolo: «Antisemiti e xenofobi L’Ungheria al voto con l’incubo Jobbik»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 05/04/2014, a pag. 14, l'articolo di Andrea Sceresini dal titolo "Antisemiti e xenofobi L’Ungheria al voto con l’incubo Jobbik".


Andrea Sceresini   Manifestazione di Jobbik

No all’Unione europea, sì alla grande Ungheria». La parola d’ordine viene ribadita con ritmo martellante, durante i comizi e lungo i cortei. I leader del partito Jobbik, la formazione dell’estrema destra magiara, sono già pronti a un nuovo trionfo. Nel 2010 ottennero il 16,7 dei consensi, ma questa volta potrebbero andare ancora oltre. Nella giornata di domani otto milioni di ungheresi si recheranno alle urne per l’elezione del nuovo parlamento. Per la prima volta, grazie a un recente provvedimento governativo, il diritto di voto verrà esteso anche ai cittadini di etnia magiara residenti oltre i confini nazionali. Per i membri delle comunità ungheresi di Romania, Slovacchia e Ucraina, rimasti senza patria in seguito allo smembramento del vecchio impero Asburgico, si tratta di una conquista epocale: buona parte dei loro consensi, con epocale: buona parte dei loro consensi, con ogni probabilità, andrà ai candidati ultranazionalisti: «Vogliamo farla finita con la vecchia classe politica - annuncia Márton Gyöngyösi, uno dei dirigenti di punta del partito Jobbik -. Il nostro obiettivo è prendere le distanze da Bruxelles, combattere il crimine, la corruzione e lo strapotere delle banche». Dietro l’immancabile patina populista, si nascondono però forti venature razziste e xenofobe. Nel novembre 2012, durante un discorso in aula, lo stesso Gyöngyösi aveva proposto la schedatura di tutti i parlamentari di origine ebraica. «Chiediamo l’istituzione di una gendarmeria nazionale - aggiunge -, sul modello delle milizie create nel primo dopoguerra dall’ammiraglio Horty». La figura del vecchio reggente filofascista, che governò il Paese dal 1920 al 1944, sembra essere tornata improvvisamente in auge: un suo busto in bronzo è stato installato pochi mesi fa in piazza Szabadsàg, nel centro delle capitale. Circa nello stesso periodo, durante un comizio Jobbik, sono state date alle fiamme alcune bandiere europee.

Che tra Budapest e Bruxelles non corra buon sangue, del resto, non è certo un mistero. Dopo aver stravinto col 53% dei consensi alle elezioni del 2010, il premier di centrodestra Viktor Orbán, leader del partito Fidesz, ha cambiato unilateralmente la costituzione, varato una discussissima legge sui media e stretto accordi economici con la Russia di Putin. Nel 2012, a fronte di tali iniziative, l’Unione europea minacciò di sanzionare economicamente l’Ungheria. Orbàn, dal canto suo, reagì con dichiarazioni di fuoco: «Ho combattuto contro il regime comunista e non voglio più ripetere questa esperienza - disse -. Non vogliamo più questo tipo di Europa».
La sua riconferma appare cosa certa. I muri di Budapest sono tappezzati col volto del premier, mentre sia le tv pubbliche che quelle private risultano, più o meno indirettamente, sotto il controllo dei filo-governativi.
Un gruppo di giornalisti dissidenti, clamorosamente licenziati vari mesi fa dalla televisione statale, sono in sit-in perenne davanti alla sede dell’emittente: le loro proteste, tuttavia, appaiono più che mai velleitarie. «Oggi l’Ungheria è dominata da una lobby politico-economica di stampo oligarchico – dichiara il candidato dell’opposizione, il socialista Attila Mesterházy -. Le forze di sinistra sono state letteralmente imbavagliate. Inoltre, ci sono stati brogli durante la raccolta delle firme. Le forze di maggioranza hanno dato vita a una vera e propria tirannia parlamentare, liquidando il pluralismo e lo stato di diritto».
Gli ultimi sondaggi lasciano poco spazio ai ghiribizzi fantapolitici: l’opposizione è data a meno del 20%, la maggioranza dovrebbe racimolare agevolmente oltre la metà dei voti

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