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Il Venerdì di Repubblica Rassegna Stampa
29.04.2016 Torna 'Fuga da Bisanzio', il capolavoro di Josif Brodskji
Invito alla sua (ri)lettura di Corrado Augias

Testata: Il Venerdì di Repubblica
Data: 29 aprile 2016
Pagina: 89
Autore: Corrado Augias
Titolo: «Le memorie di Brodskij, un percorso erratico per recuperare il passato»

Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 29/04/2016, a pag. 89, con il titolo "Le memorie di Brodskij, un percorso erratico per recuperare il passato" il commento di Corrad Augias sulla ristampa del capolavoro di Josif Brodskji "Fuga da Bisanzio", editore Adelphi.

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J.Brodskji

Ecco una buona occasione per (ri)leggere il capolavoro di J.Brodskij, una sorta di autobiografia, personale e letteraria, nella quale racconta la sua vita di ebreo in Urss, nell'intenso e sensibile commento di Corrado Augias.

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Corrado Augias

Nel ventennale della morte la Adelphi ripubblica i bellissimi saggi di losif Brodskij con il titolo Fuga da Bisanzio. Memorie, cose viste o vissute, senza una vera cronologia, un percorso erratico poiché: «recuperare il passato è difficile come tentare di afferrare il significato dell'esistenza». La frase, si trova in apertura, è in realtà paradossale perché il recupero non solo c'è, ma l'autore lo fa con tale partecipazione da portare chi legge a condividerlo. Il grande saggista era nato a Leningrado (1940) in piena guerra. Dei sette saggi del volume confesso d'aver amato di più proprio quelli in cui racconta l'infanzia nell'Unione Sovietica, i genitori amatissimi, la madre solo in apparenza severa, il padre impedito di fare carriera in marina perché ebreo. Trapela da ogni scena il soffocante squallore della vita anche a guerra ormai finita: si arriva alla commozione quando Brodskij racconta di come per dodici anni (!) i genitori chiesero invano un visto per andare a visitare quel loro unico figlio a New York dove s'era trasferito. Né loro né lui riuscirono più a varcare l'oceano che li separava. Le pagine sulla vita in famiglia sono le più intense nel registro degli affetti. Poi ci sono le altre tessute con la scoppiettante intelligenza dello scrittore. Tra queste, quelle dedicate alla città dal triplice nome: Bizanzio, Costantinopoli, Istanbul ricche di intuizioni geniali. Per esempio quando descrive l'oriente come «centro metafisico dell'umanità»: le religioni sono sempre venute da est, scrive, a parte alcuni culti insign'Ificanti d'origine romana. Questo «Est» ha invaso il mondo, Russia compresa (la chiama, secondo etimo, Rus'). Un Est verso il quale non nasconde disprezzo: «Qui nulla cresce tranne i baffi. Contrassegni salienti di questa parte del mondo. Braci di falò spente con getti di orina». Altre intense pagine sono dedicate ai dieci secoli di civiltà bizantina, ai rapporti tra Stato e Chiesa, imperatori e patriarchi, patriarchi e papi. Geniale l'afternanza degli argomenti; si può saltare idalla visione pseudoreligiosa dell'imperatore Costantino alla ricerca di un passaggio marittimo per lasciare Istanbul, salvo accontentarsi di un banale biglietto aereo. Una forma estrema di libertà che fa capire quale sofferenza debba essere stata la sua giovinezza sotto il giogo di Stalin che non a caso chiama solo Dzugasvili.

Per inviare il proprio commento al Venerdì di Repubblica, telefonare: 06/49823128, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria_venerdi@repubblica.it

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