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Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA del 30/10/2015, a pag.21, una lettera di un lettore e la risposta di Michele Serra, dal titolo " Troppe guerre nel nome di Dio, comodo alibi per mascherare l'odio"
Michele Serra, illustre collaboratore di REPUBBLICA e scrittore affermato di libri che godono (im)meritato successo, dice la sua rispondendo a un odiatore di Israele, che in poche righe rivela - oltre all'odio- grande ignoranza su quello Stato che lui chiama Palestina invece che Israele. Gentile Michele Serra, Annibale Mirolo Gentile Mirolo, ho qualche dubbio sul fatto che la fondazione di Israele sia stata, come lei scrive, «il più grande errore del XX secolo». Non lo è certamente stata per gli scampati al genocidio, non tutti «teocratici» ma ugualmente ebrei, e in quanto tali perseguitati in cerca di un approdo. A parte questo, nella sua stringata durezza la sua lettera mi trova su una lunghezza d'onda molto simile. Le tre religioni di Abramo, i tre grandi monoteismi che hanno avuto una influenza così determinante nella storia dell'Occidente e, di riflesso, dell'umanità intera, sono state fonte di costante divisione, sopraffazione, odio, fratricidio «nel nome di Dio»: spesso addirittura dello stesso Dio, come nelle atroci guerre tra cristiani dopo la Riforma protestante o come nell'infinito, sanguinario regolamento di conti tra sciiti e sunniti. Per la serie «il mio Allah è più Allah del tuo». Ovviamente l'argomento è così vasto e complicato che in poche righe se ne può dire pochissimo: le religioni (vedi il messaggio evangelico, quando non è stato imposto con la spada) sono anche portatrici sane di cultura, pietà, saggezza e carità, laddove sappiano esprimere una visione olistica e armoniosa del nostro stare al mondo. Ma sono anche un formidabile, direi ineguagliabile medium per convogliare l'aggressività umana, la ferocia tribale, l'intolleranza. Non sono mai andato in Terra Santa e so perfettamente di nutrire, nei confronti di quei luoghi, qualcosa che assomiglia molto a un pregiudizio (ognuno ha i suoi; e se non deve vantarsene, deve però farci i conti). La concentrazione in un luogo così piccolo di una così smisurata quantità di protervia confessionale mi sgomenta e me lo rende - come dire - profondamente estraneo. Non vi riconosco - lo ammetto - radici. Né come europeo di nascita cristiana né in altre maniere, bibliche o coraniche o d'altro conio. Se fossi Dio, gaberianamente parlando, disperderei quei litiganti facendo loro presente che con le loro beghe millenarie non c'entro proprio niente. Che non si permettano mai più di usarmi come pretesto del loro fanatismo. È molto comodo e molto vile addurre il metafisico e l'invisibile come prova a discarico della propria visibile ferocia. E lo Stato islamico, da questo punto di vista, è una specie di trionfale punto di approdo dell'atroce propensione umana a bestemmiare Dio nominandolo mandante dei propri delitti Per inviare al Venerdì di Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49823128, oppure cliccare sulla e-mail sottostante segreteria_venerdi@repubblica.it |
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