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Il Venerdì di Repubblica Rassegna Stampa
22.05.2015 Immigrati di oggi come gli ebrei perseguitati dalla Germania nazista? Un paragone inaccettabile
Enrico Deaglio: è impazzito?

Testata: Il Venerdì di Repubblica
Data: 22 maggio 2015
Pagina: 182
Autore: Enrico Deaglio
Titolo: «Gli immigrati di oggi come gli ebrei in fuga dalle persecuzioni naziste»

Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 22/05/2015, a pag. 182, con il titolo "Gli immigrati di oggi come gli ebrei in fuga dalle persecuzioni naziste", il commento di Enrico Deaglio.

Enrico Deaglio esprime riserve sul paragone, da lui proposto, tra gli ebrei perseguitati dalla Germania nazista e l'attuale situazione degli immigrati che dal Nordafrica raggiungono l'Europa meridionale, e in primo luogo l'Italia. Perché dunque proporlo? E' un paragone che non sta in piedi, e ha il solo effetto di sminuire la tragedia degli ebrei perseguitati dalla Germania e rifiutati da tutti gli altri Paesi.

Ecco l'articolo:

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Enrico Deaglio

Nell'anno 2015, ogni giorno migliaia di profughi affrontano il mare del canale di Sicilia nelle condizioni più disperate. Vengono da Paesi in guerra come la Siria, il Sudan, la Somalia, l'Eritrea, la Libia. Ogni giorno, da anni, le cronache riferiscono di barconi affondati, di naufraghi, di morti collettive, di cimiteri marini.

L'Europa verso cui i rifugiati cercano riparo non li accoglie volentieri; anzi, cerca di respingerli. L'opinione pubblica viene aizzata contro di loro, partiti politici fanno le loro fortune elettorali promettendo di respingerli, anche a costo di ucciderli. L'Unione Europea, con grande riluttanza, sta discutendo in queste settimane di «quote» di profughi da accogliere, Paese per Paese, incontrando moltissime resistenze.

Questo ricorda la situazione che si verificò in Europa alla fine degli anni Trenta. Le leggi razziali di Hitler avevano privato dei diritti politici gli ebrei di Germania, Austria e Cecoslovacchia. Circa mezzo milione di ebrei europei cercavano un Paese in cui rifugiarsi. Per iniziativa del presidente americano Roosevelt, nel luglio del 1938 si tenne ad Evian, in Francia una conferenza internazionale per favorire il rifugio degli ebrei. Ma nessun Paese, con diverse motivazioni, accettò di accoglierli. Solo la Repubblica Dominicana del dittatore Trujillo ne accettò alcune centinaia, cui destinò diecimila ettari di terra.

Hitler si sentì confortato dai deludenti risultati di quella conferenza nel programmare lo sterminio degli ebrei europei. Nel 1986, Primo Levi, il testimone dei lager, scrisse un saggio di riflessione sull'universo concentrazionario, che intitolò I sommersi e i salvati. Levi poneva il problema della narrazione della storia, e di come questa fosse - tragicamente - affidata ai soli salvati, sopravvissuti.

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"I sommersi e i salvati"

Dato che oggi, in circostanze non paragonabili, ma in qualche modo simili, migliaia di persone muoiono annegate, ovvero letteralmente «sommerse», un contributo alla formazione delle nostre coscienze può venire dalla riproposizione di un passo del libro di Levi. «Non siamo noi i superstiti, i testimoni veri. Noi sopravvissuti siamo una minoranza anomala oltre che esigua: siamo quelli che, per loro prevaricazione o abilità o fortuna, non hanno toccato il fondo. Chi lo ha fatto, chi ha visto la Gorgone, non è tornato per raccontare, o è tornato muto; ma sono loro, i sommersi, i testimoni integrali, coloro la cui deposizione avrebbe avuto significato integrale. [...] Noi toccati dalla sorte abbiamo cercato, con maggiore o minore sapienza, di raccontare non solo il nostro destino, ma anche quello degli altri, dei sommersi, appunto; ma è stato un discorso per conto di terzi, il racconto di cose viste da vicino, non sperimentate in proprio. La demolizione condotta a termine, l'opera compiuta non l'ha raccontata nessuno come nessuno è tornato mai a raccontare la propria morte. I sommersi, anche se avessero avuto carta e penna, non avrebbero testimoniato, perché la loro morte era cominciata prima di quella corporale».

Per inviare la propria opinione al Venerdì di Repubblica, telefonare 06/49823128, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria_venerdi@repubblica.it

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