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La Repubblica delle donne Rassegna Stampa
27.05.2017 L'Israele dei religiosi al cinema: 'Un appuntamento con la sposa'
Recensione di Liana Messina

Testata: La Repubblica delle donne
Data: 27 maggio 2017
Pagina: 72
Autore: Liana Messina
Titolo: «Il mio strano, divertente matrimonio ebraico»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA delle DONNE di oggi, 27/05/2015, a pag. 72, con il titolo "Il mio strano, divertente matrimonio ebraico", la recensione di Liana Messina.

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La locandina

MICHAL HA 32 ANNI e ha deciso che si deve sposare. Non importa che, a un mese dal giorno fatidico, il fidanzato la pianti in asso dicendole che non la ama: lei continua imperterrita i preparativi, sceglie la sala, il catering, spedisce inviti. Perché confida nell'aiuto del buon dio, che di sicuro le darà una mano a trovare un rimpiazzo. E a non mancare all'appuntamento.

Con un tono più leggero e ironico rispetto al precedente Fill the Void (in corsa come straniero all'Oscar 2012), Rama Burshtein ci racconta altri aspetti della comunità ebraica ultraortodossa, dove lei è entrata per scelta da adulta, a 25 anni. La protagonista di Un appuntamento per la sposa (nelle sale dall'8/6), proprio come la regista, è una vera forza della natura, creativa e indipendente, capace di mettere in discussione anche la propria fede. «La cosa che la spinge», ci spiega Burshtein, «è la fiducia nel bene che vince sempre sul male. Non è il matrimonio in sé come istituzione che le interessa, ma combattere la disperazione e fare trionfare l'energia positiva. Oggi nel mondo manca la speranza, è come se fossimo intrappolati nel dolore, senza reagire. Devi poter credere di farlo al 100%, per riuscire ad attraversare quel muro (Through the Wall è il titolo originale, ndr). E' un messaggio che spero arrivi soprattutto ai giovani».

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La regista Rama Burshtein

La forma di commedia le è sembrata la migliore per parlare di un tema tanto serio: «Ho pensato che il romanticismo potesse rendere tutto più "digeribile". E poi è un genere che mi somiglia». Cresciuta adorando Tarantino, Rama ha studiato alla Sam Spiegel Film School di Gerusalemme, ma dopo la conversione e il matrimonio si è dedicata principalmente alla famiglia e ai suoi quattro figli. L'amore per il cinema però non si è mai sopito: per vent'anni ha lavorato a film riservati solo a donne ebree ortodosse, haredi: «Non credevo avrei mai girato per un audience secolare, non mi interessava. Ma a un certo punto ho sentito che dovevo farlo, la comunità non aveva una voce propria e chiunque poteva raccontarci e interpretare il nostro mondo senza farne davvero parte». Nel suo prossimo futuro c'è probabilmente la tv: «Sento che è un mezzo che è cambiato totalmente. The Young Pope di Sorrentino mi ha entusiasmato. Mi piacerebbe avere 10 ore per raccontare un mio protagonista!».

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