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Il Manifesto Rassegna Stampa
11.05.2017 Fifa: respinte le richieste di isolare Israele
La lamentosa demonizzazione dello Stato ebraico di Michele Giorgio

Testata: Il Manifesto
Data: 11 maggio 2017
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Fifa cancella la mozione palestinese contro i club delle colonie»
Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 11/05/2017, a pag. 8, con il titolo "Fifa cancella la mozione palestinese contro i club delle colonie", il commento di Michele Giorgio.

L'articolo di Michele Giorgio è, come sempre, un pretesto per descrivere Israele a tinte fosche. Il grande assente dai suoi articoli - anche questa è una costante - è il terrorismo palestinese, che secondo il Manifesto non esiste. Nell'articolo Giorgio lamenta le condizioni delle squadre di calcio nella "Palestina occupata": è, in reatà, un pretesto per demonizzare Israele e aderire al boicottaggio e all'isolamento dello Stato ebraico in stile nazista.

Ecco l'articolo:

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Michele Giorgio

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La federazione calcistica israeliana

 

 

Tre settimane fa era stato il giornale Haaretz a riferire dell'intenso lavoro diplomatico che Israele stava svolgendo dietro le quinte per rimuovere dall'agenda del congresso a Manama della Federazione internazionale gioco calcio (Fifa) la proposta di risoluzione contro le squadre delle colonie israeliane nei Territori palestinesi occupati.

Tre settimane fa era stato il giornale a riferire dell'intenso lavoro diplomatico che Israele stava svolgendo dietro le quinte per rimuovere dall'agenda del congresso a Manama della Federazione internazionale gioco calcio (Fifa) la proposta di risoluzione contro le squadre delle colonie israeliane nei Territori palestinesi occupati.

PRESSIONI CHE ALLA FINE hanno raggiunto lo scopo. Con una decisione che non ha destato sorpresa, la Fifa guidata da Gianni Infantino, due giorni fa, ha scelto ancora una volta di rinviare ogni discussione sulla questione. Decisiva, riferiva ieri Haaretz, è stata la telefonata che Netanyahu ha fatto domenica a Infantino, nella quale il premier israeliano ha messo in guardia il presidente Fifa dall'adottare «iniziative politiche» che, a suo dire, non avrebbero legami con lo sport e che finirebbero per «rovinare» la Federazione internazionale.

DA QUI LA DECISIONE di due giorni fa: "A seguito della relazione di Tokyo Sexwale, presidente del comitato di montoraggio Israele-Palestina, il Consiglio della Fifa ritiene che in questo momento sia prematuro per il Congresso prendere qualsiasi decisione». Un duro colpo per i palestinesi che, oltre alla questione dei team delle colonie, da tempo cercano di ottenere dalla Fifa sanzioni contro Israele per gli ostacoli che, denunciano, pone allo svolgimento delle attività dei calciatori (e non solo) in Cisgiordania e Gaza, a cominciare dalle restrizioni ai movimenti. Ostacoli che Israele si era impegnato a rimuovere due anni fa, dopo un accordo con il presidente della Federcalcio palestinese Jibril Rajoub, e che invece sarebbero ancora in atto.

I TEAM DELLE COLONIE sono sei: Hapoel Oranit, Maccabi Ariel, Hapoel Bikat Hayarden, Iron Ariel, Beitar Givat Zeev Shabi, Beitar Maale Adumim. Una settima squadra, l'Hapoel KatamonYerushalaim, gioca le partite casalinghe a Maale Adumim, il più grande degli insediamenti coloniali. Le direttive della Fifa prevedono l'esclusione di club che si sono registrati nel territorio di altre federazioni senza autorizzazione: «Le associazioni membro e i loro club non possono giocare nel territorio di un'altra associazione membro senza l'approvazione di quest'ultima».

I PALESTINESI CHIEDONO la sospensione dalla Fifa di Israele se non metterà fine alla partecipazione ai suoi campionati delle squadre delle colonie. Puntano poi l'indice contro Infantino che si sarebbe piegato alle pressioni di Israele. Secondo indiscrezioni, Sexwale si preparava a richiedere allo Stato ebraico di fermare le partite negli insediamenti, prima di esaminare la richiesta di sospensione di Israele o di qualunque delle sue squadre. Il mese scorso a sostegno dei palestinesi si erano schierate, con l'invio di una lettera al Consiglio della Fifa, 120 organizzazioni e associazioni in tutto il mondo, non poche delle quali ebraiche, insieme a personalità dello sport e della cultura, registi ed esponenti politici di vari paesi, tra i quali l'ex Relatore Speciale dell'Onu Richard Falk, l'ex ministro brasiliano per i diritti umani Paulo Sérgio Pinheiro e i registi cinematografici britannici Ken Loach e Paul Laverty. Per l'Italia avevano aderito l'Unione Italiana Sport per Tutti (Uisp, con 1 milione 300mila iscritti), l'associazione Lunaria e diverse squadre di sport popolare. I palestinesi oggi potrebbero chiedere al Congresso Fifa di respingere la decisione del Consiglio ma il clima è sfavorevole. Ieri il Bahrein ha impedito l'accesso al vertice a un esponente di Human Rights Watch, Omar Shakir, direttore dell'ufficio israelo-palestinese, intenzionato a spiegare i motivi della richiesta di sospensione delle squadre di calcio degli insediamenti.

SHAKIR È STATO FERMATO in aeroporto e interrogato per ore da funzionari bahraniti che gli hanno impedito di raggiungere il Congresso.

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