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Il Manifesto Rassegna Stampa
20.08.2016 Uccisi 4 palestinsti, ma Israele non c'entra, quindi è una non-notizia per tutti i nostri giornali
Ma per fortuna c'è Michele Giorgio

Testata: Il Manifesto
Data: 20 agosto 2016
Pagina: 7
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «A Nablus 'compromesso' Fatah-Hamas. Ma la gente si ribellaall'Anp: quattro morti»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 20/08/2016, a pag.7, con il titolo " A Nablus 'compromesso' Fatah-Hamas. Ma la gente si ribellaall'Anp: quattro morti " il pezzo di Michele Giorgio.

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Hamas-Fatah, scene inter-palestiniste

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sul fatto che i palestinisti interessano solo quando la notizia può servire per attaccare Israele, il nostro consiglio è "leggete Michele Giorgio", o almeno seguite i pezzi che IC pubblica.
In quello che segue c'è ad esempio l'interessantissima notizia di uno scontro fra Fatah e Hamas, che ha procurato quattro morti, due poliziotti di Abu Mazen più due 'terroristi', si suppone di Hamas, li chiama proprio così Giorgio, non noi, a riprova che l'uso di questa parola dipende da verso chi è rivolta.
Naturalmente nessun giornale oggi riporta la notizia. La vita dei palestinisti è sacra se di mezzo c'è Israele, in caso contrario è una non-notizia.

Ecco il pezzo:

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Michele Giorgio

In pochi attimi, giovedì sera, la città vecchia di Nablus si è trasformata in un inferno: raffiche di mitra, urla di dolore, imprecazioni. Le unità speciali della polizia palestinese credevano di aver colto di sorpresaAhmad Halawneh e Muyyad Isteiteh, "ricercati" per possesso di armi illegali. L'arrivo degli agenti invece era stato segnalato dal tam tam della casbah e i due fuggitivi avevano avuto il tempo di preparare l'agguato. Due agenti sono stati feriti mortalmente. Altri due sono rimasti feriti. Dopo è scattata una caccia all'uomo spietata nei vicoli stretti della parte storica di Nablus dove ha sempre trovato rifugio chi scappava dalla polizia ottomana, britannica, giordana, israeliana e ora palestinese. Come nel vicino campo profughi di Balata anche nella casbah di Nablus regna un forte malumore, che non poche volte si trasforma in rivolta, nei confronti dell'Autorità nazionale palestinese. Non tanto per motivi politici quanto per reazione all'atteggiamento dei vertici palestinesi che guardano troppo poco alla condizione dei rifugiati e delle famiglie impoverite dall'aumento del costo della vita e dalla disoccupazione. I[ contrabbando di qualsiasi merce, anche delle armi, è il "lavoro" di tanti giovani di Nablus senza prospettive e santi in paradiso a Ramallah, la capitale dell'Anp. È il "lavoro" di chi deve fare i conti ogni giorno con le maglie strette dell'occupazione militare israeliana. Il portavoce dei servizi di sicurezza dell'Anp, Adnan Dmeri, ieri ha comunicato che nella caccia all'uomo di gioved'i notte sono stati uccisi due dei "criminali" sospettati di aver preso parte alla sparatoria in cui hanno trovato la morte i poliziotti. «I due criminali - ha detto Dmeri - sono morti per le ferite in ospedale, l'operazione di polizia va avanti e continuerà fino a che non saranno arrestati tutti i fuorilegge e recuperate tutte le armi illegali». È solo una battaglia contro il crimine quella che da mesi I'Anp combatte a Balata e nella città vecchia di Nablus e che è costata la vita finora a 5 agenti di polizia? Oppure le forze di sicurezza palestinesi stanno cercando di recuperare con il pugno di ferro il controllo di un territorio che guarda con crescente ostilità alla leadership dell'Anp e ai suoi apparati politici e burocratici? O, ancora, queste operazioni sono parallele, coordinate, a quelle "antiterrorismo" dell'esercito israeliano nei campi profughi e nei centri abitati della Cisgiordania? Ogni palestinese ha la sua risposta a questi interrogativi. Di sicuro la sparatoria di giovedì notte a Nablus ha fatto crescere ulteriormente l'ansia dei leader di Fatah, il partito del presidente Abu Mazen e spina dorsale dell'Anp, impegnato in una difficile campagna per le amministrative dell'8 ottobre. Il voto si è trasformato in un test politico di eccezionale importanza dopo la decisione, a sorpresa, del movimento islamico Hamas di prendere parte alla consultazione che aveva boicottato nel 2012. Gli islamisti, che già controllano Gaza, sono forti anche in Cisgiordania. Fatah lo sa. E perdere Nablus, città di oltre 250mila abitanti, motore assieme a Hebron della malandata economia palestinese, sarebbe un'onta per il partito del presidente che stenta a riguadagnare i consensi popolari di cui godeva in passato. «I dirigenti [di Fatah a Nablus] cercano una soluzione che metta a riparo il partito da una sconfitta e hanno capito che, quando è necessario, occorre raggiungere delle intese con l'avversario se si vuole neutralizzarlo», ci spiega N.A, un quadro di Fatah da più di quaranta anni che preferisce rimanere anomino. E la soluzione ha un nome: Adly Yaish. Ex sindaco islamista di Nablus, detenuto nel 2007 per diversi mesi (senza processo) da Israele, Yaish è un "indipendente" vicino ad Hamas che gode della stima di larga parte della popolazione di Nablus che gli riconosce onestà e attenzione per i problemi della città e per quelli delle tante famiglie povere. Nel 2005 l'appoggio di Hamas fu fondamentale per la sua elezione a primo cittadino e 11 anni dopo il movimento islamico è pronto a sostenere di nuovo la sua candidatura (alla testa di una "lista civica"). Altrettanto intenderebbero fare i dirigenti di Fatah, in modo da arrivare a un risultato elettorale che permetterà ai due partiti di proclamarsi vincitori. Un compromesso storico alla palestinese che, si dice, potrebbe andare bene anche a Tulkarem con un'altra candidatura di un islamista "indipendente" ma che trova forti resistenze nei settori di Fatah contrari a compromessi con Hamas.

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