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La Repubblica Rassegna Stampa
25.02.2017 Trump contro Cnn e New York Times
Cronaca di Alberto Flores D'Arcais

Testata: La Repubblica
Data: 25 febbraio 2017
Pagina: 17
Autore: Alberto Flores D'Arcais
Titolo: «Trump, pugno duro su Cnn e Nyt»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 25/02/2017, a pag.17, con il titolo "Trump, pugno duro su Cnn e Nyt", la cronaca di Alberto Flores D'Arcais.

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«non sono contro i media, sono contro le notizie false e contro i media che le producono»), ha dichiarato Donald Trump, e bene ha fatto Flores D'Arcais a riportarlo. A questa seguono altre affermazioni che ci sentiamo di condividere appieno, tutte riprese nel pezzo che segue, grazie alla professionalità del giornalista, una mosca bianca nel coro dei diffamatori, non ci viene in mente un'altra parola. Un'America forte è la miglior garanzia per il mondo democratico, che deve temere gli ordigni nucleari dell'Iran  e della Corea del Nord, di sicuro non quelli americani. Da condividere totalmente le affermazioni sull'islam, mentre i media occidentali sono come ipnotizzati da chi ce lo presenta come una 'religione di pace' e non di conquista, come invece è (si veda l'intervista sulla Stampa di oggi al grande imam del Cairo, in altra pagina di IC).

Ecco l'articolo:

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Alberto Flores D'Arcais

NEW YORK.-Sradicare lo Stato Islamico «dalla faccia della terra». Alla "Conservative Political Action Conference", l'annuale adunata della destra Usa, è il giorno di Donald Trump e il presidente-showman si prende tutto il palcoscenico. Un affondo a tutto campo, che parte con l'ennesimo attacco contro i media. Proprio mentre, con una decisione definita «senza precedenti» dall'associazione dei corrispondenti della Casa Bianca, ieri Cnn, New York T imes, Los Angeles Times e Politico, sono stati esclusi senza motivo da un briefing convocato dal portavoce di Trump, Sean Spicer.
All'incontro, per solidarietà con le testate escluse, hanno rifiutato di prendere parte anche Ap e Time. Il presidente ha proseguito il suo discorso con nuove accuse all'Fbi e gli immancabili slogan sulla lotta all'immigrazione clandestina. Con una promessa: «Avremo il più grande esercito della storia americana», le forze armate degli Stati Uniti «stanno lavorando ad un piano per cancellare totalmente l'Isis e sradicare questo male dalla faccia della Terra».
Parole che vanno sommate a quelle sul riarmo nucleare di giovedì e che hanno provocato alla Duma la reazione del presidente della commissione esteri russa «La fine della parità nucleare porterebbe ad una nuova Guerra fredda dalle conseguenza catastrofiche».
Sono le occasioni in cui The Donald riesce a dare il meglio, quasi fosse ancora in campagna elettorale. Ecco dunque slogan ad effetto ( «è ora di agire e di prendere azioni forti per proteggere i nostri confini, stiamo buttando fuori i cattivi» ), appelli per combattere il terrorismo sul fronte interno ( «terremo fuori dagli Usa i terroristi dell'Islam radicale» ), richiami al patriottismo ( «crediamo nella pace basata sulla forza» ).
E il lungo attacco a giornali e giornalisti ( «non sono contro i media, sono contro le notizie false e contro i media che le producono»), perché le fake news sono «il nemico del popolo, lo sono perché non hanno fonti e non dovrebbero usare fonti anonime». Era stato attaccato per aver definito la stampa il nemico ed ha rettificato il tiro con il sarcasmo: «Io amo il primo emendamento ( quello sulla libertà di espressione, ndr) chi lo utilizza più di me?». Un attacco a tutti con obiettivi mirati, come la Cnn (che poi è stata esclusa dal briefing ), che il presidente definisce «il Clinton News Network» scatenando applausi dalla folla di nuovi e vecchi conservatori venuti a festeggiare il trumpismo.
Il Muro con il Messico è uno dei suoi cavalli di battaglia preferiti e torna ad usarlo. «Abbiamo difeso i confini delle altre nazioni, mentre abbiamo lasciato i nostri spalancati. Costruiremo il muro e cominceremo molto presto, prima del previsto».
Ha galvanizzato il proprio elettorato, ha detto che il partito repubblicano con lui è diventato anche «il partito di lavoratori», ha inneggiato ai nuovi posti di lavoro: «Fiat Chrysler, General Motors, Ford, Sprint e Intel, grazie al risultato delle elezioni, stanno facendo dei grandi investimenti negli Stati Uniti e stanno assumendo. I posti di lavoro torneranno in Ohio, Pennsylvania, Florida».

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