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La Repubblica Rassegna Stampa
04.12.2016 La sinistra perde se ignora la minaccia del terrore jihadista
Pietro Del Re intervista Gilles Kepel

Testata: La Repubblica
Data: 04 dicembre 2016
Pagina: 13
Autore: Pietro Del Re
Titolo: «La sinistra perde se ignora la minaccia del terrore jihadista»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 04/12/2016, a pag.13, con il titolo " La sinistra perde se ignora la minaccia del terrore jihadista", l'intervista di Pietro Del Re a Gilles Kepel.

Da non perdere la pagina di IC uscita il  6.11.2016: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=64323

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Pietro Del Re                            Gilles Kepel

ROMA. François Fillon ha vinto le primarie della destra e diventerà probabilmente il prossimo presidente della Repubblica francese per aver gestito meglio di Alain Juppé e di Nicolas Sarkozy la paura nei confronti dei musulmani. Quanto a Hollande, una ragione della sua impopolarità da primato consiste nell’aver sempre minimizzato la matrice islamica del terrorismo jihadista. Lo dice il politologo ed esperto del mondo arabo Gilles Kepel, a Roma per partecipare al forum “Dialoghi Mediterranei”, organizzato dal ministero degli Esteri. «Fillon ha capito che la società francese è ancora profondamente traumatizzata dai 239 morti della jihad — tanti sono stati tra Charlie Hebdo e l’omicidio del prete in Normandia — e che il Paese si sente aggredito nella sua anima più profonda, in qualcosa che va al di là dell’idea stessa di laicità o di repubblica. Chi è stato più “conciliante” con l’Islam politico, ha perso», spiega Kepel, che dopo aver soggiornato a lungo in molti Paesi musulmani, nella sua Parigi è da sei mesi costretto a girare sotto scorta per aver ricevuto minacce di morte da parte di gruppi islamisti. Nel suo recente saggio “La Fracture” (Gallimard), lei accusa il presidente Hollande di non aver parlato a lungo di terrorismo islamico. Ha pagato anche lui per aver rifiutato di riconoscere il nesso tra jihadismo e Islam? «Ci sono quelli come Hollande che considerano il jihadismo una forma di terrorismo come un’altra. Dicono che se una volta c’erano l’Ira, la Rote Armee Fraktion e le Brigate rosse, adesso ci sono gli islamisti. E ci sono quelli come me che credono che vadano piuttosto letti i testi arabi per capire come si può passare da un’ideologia di rottura culturale, che quella dei salafiti, alla violenza nel nome della guerra santa. Tutto ciò senza sottovalutare l’impatto delle condizioni sociali nei quartieri più poveri e delle drammatiche conseguenze di una gioventù senza lavoro». Quali sono le altre colpe di Hollande? «È la prima volta che un presidente francese getta la spugna, che non si presenta per un secondo mandato. Oltre allo scacco personale mi sembra il naufragio della politica del partito socialista francese degli ultimi 35 anni, ossia dalla prima elezione di Mitterrand, con conseguenze devastanti per quelli che vorrebbero riprendere il testimone». In che modo la componente musulmana della società francese potrà influire sulle presidenziali di maggio? «In Francia, non si può più parlare di contrapposizione destra- sinistra. Questa è stata sostituita da linguaggi comunitari e populisti. Il risultato è una “balcanizzazione” del Paese, che rischia di sfociare in una guerra civile. C’è infatti una frattura sempre più profonda tra l’estrema destra secondo cui i nostri compatrioti musulmani non sono completamente francesi perché sospettati di essere terroristi e tra quei movimenti islamici che predicano la non integrazione nella società francese e la nascita di un’identità impermeabile a quella occidentale, considerata islamofoba. Ecco perché il thatcheriano Fillon riscuote tanto successo, non solo a destra. Sia detto per inciso, la figura della Thatcher è sempre stata usata dai politici francesi come uno spaventapasseri ». Sono circa 200 i jihadisti francesi che hanno lasciato lo Stato islamico per tornare in patria. Che cosa fare di questi “ex combattenti”? «La maggior parte di loro rientra in Francia odiandola ancora di più di quando la lasciarono. Vogliono soltanto distruggerla, perciò tutti quelli che tornano vengono incarcerati. Ma è ora necessario adattare il sistema penitenziario francese a questa nuova massa di prigionieri, perché negli ultimi 15 anni sono state proprio le prigioni il principale vivaio del jihadismo, con gli imam incarcerati che hanno fatto proselitismo presso i piccoli delinquenti musulmani. Lo Stato ha perciò deciso di costruire nuovi penitenziari e di assumere altri guardiani per mantenere i jihadisti più pericolosi in isolamento, a costi altissimi». Recentemente i servizi francesi sono riusciti a decriptare il codice di un reclutatore di foreign fighters che dalla Siria assoldava giovani nelle banlieues francesi. Molti di questi sono stati arrestati. Come comportarsi con questi “apprendisti” jihadisti? «Tutti quelli che sono stati in contatto con il reclutatore dello Stato islamico sono stati arrestati e sono in attesa di giudizio. Il problema è che cosa fare una volta che escono di prigione. Padre Jacques Hamel è stato sgozzato da un ragazzo di 19 anni che aveva appena trascorso un anno in carcere per aver cercato di raggiungere la Siria e che era stato appena liberato per buona condotta. Quando entrò in prigione, della Jihad sapeva ben poco, ma ne è uscito completamente islamizzato e con la volontà di uccidere. Da un lato bisognerà dunque aggravare le pene, dall’altro trovare la chiave psicologica per de-radicalizzare e reintegrare questa gente. Un tipo di approccio che è stato completamente trascurato nel quinquennio di Hollande».

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