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La Repubblica Rassegna Stampa
24.02.2015 Guardian e Al Jazeera contro Bibi: due buoni motivi per sostenerlo
Cronaca e commento di Enrico Franceschini

Testata: La Repubblica
Data: 24 febbraio 2015
Pagina: 21
Autore: Enrico Franceschini
Titolo: «Iran, il Mossad smentisce Netanyahu»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 24/02/2015, a pag. 21, con il titolo "Iran, il Mossad smentisce Netanyahu", la cronaca e commento di Enrico Franceschini.

Il titolo è del tutto fuorviante, anche se Enrico Franceschini delinea con chiarezza la notizia diffusa dal Guardian e Al Jazeera. In campagna elettorale tutto diventa buono per fare, da Londra, campagna contro BIbi. Che sia partito dal Guardian e dalla TV del Qatar fa riflettere ancora di più sulle fonti: il quotidiano inglese più anti-Israele e l'emittente del Qatar che ha sostenuto i Fratelli Musulmani nella guerra contro i regimi arabi pragmatici. E' ovvio che adesso facciano campagna elettorale contro Netanyahu, tirando fuori un rapporto del Mossad straconosciuto,  che, al pari di altre fonti, si era dimostrato contrario a un attacco all'Iran.
Un motivo in più per augurarci che alleati come Guardian e Al Jazeera convincano gli elettori israeliani a fare la scelta giusta.

Ecco l'articolo:


Enrico Franceschini


Nel 2012 Netanyahu aveva denunciato il rischio della corsa al nucleare da parte della repubblica islamica dell'Iran

Per il Mossad l’arma nucleare iraniana è un progetto lontano dal realizzarsi, ma il primo ministro israeliano continua a sostenere pubblicamente il contrario. È questa la prima “bomba” di una nuova serie di rivelazioni spiattellate da una misteriosa talpa sui servizi segreti internazionali.

Dopo Wiki-Leaks e il Datagate, un altro scoop sta dunque per far tremare il mondo: stavolta lo diffondono insieme ad Al Jazeera, la “Cnn araba” ovvero la rete televisiva di news basata in Qatar (ma con un’edizione in inglese diramata da Londra), e il quotidiano Guardian, quest’ultimo già protagonista delle clamorose divulgazioni di Julian Assange ed Edward Snowden che gli hanno fatto vincere il Pulitzer, il più importante premio giornalistico del globo.

Lo “Spycables” — come è stato subito soprannominato — si compone di centinaia di documenti top secret ottenuti dai servizi segreti sudafricani, raccolti per anni nel corso di incontri con agenti del Mossad (lo spionaggio israeliano), dell’intelligence americana e di quella britannica. Ma chi ci sia dietro la misteriosa fonte confidenziale, e quale sia lo scopo ultimo delle rivelazioni, è un giallo nel giallo che si presta a una ridda di ipotesi.

La notizia più importante che per ora sembra trapelare è quella sulle diverse interpretazioni della minaccia iraniana date dal Mossad e dall’ufficio del premier israeliano Netanyuahu. Nell’ottobre 2012, un messaggio riservato del Mossad affermava che l’Iran non stava «svolgendo l’attività necessaria alla produzione di armi nucleari», sottolineando che al contrario stava «lavorando per chiudere le distanze in aree apparentemente legittime come l’arricchimento di uranio» per i reattori della loro industria civile. Eppure il mese prima, parlando all’Onu, Netanyahu esortò a fermare Teheran tracciando una linea rossa.

Differenze di opinioni al riguardo erano già emerse in Israele, con almeno due ex capi del Mossad, Meir Dagan e Efraim Halevy, che si sono schierati contro un attacco all’Iran per distruggere presunti armamenti non convenzionali o centrali in cui sarebbero stati prodotti. Ma è la prima volta che questa divergenza viene allo scoperto da documenti ufficiali. E a Gerusalemme non si esclude che dietro la rivelazione ci siano addirittura la Casa Bianca, il dipartimento di Stato o i servizi segreti americani: il presidente Obama non nasconde da tempo la sua irritazione verso Netanyahu, che a un mese dalle elezioni nel suo Paese è stato invitato dai repubblicani a parlare al Congresso della questione iraniana, ribadendo che negoziati e sanzioni non servono e che occorre usare la forza per impedire che l’Iran abbia l’atomica.

Ma nel dossier di Spycables ci sono anche altre scottanti rivelazioni che potrebbero viceversa imbarazzare gli Stati Uniti, come le prove di contatti segreti fra la Central Intelligence Agency e il gruppo islamico palestinese di Hamas, ufficialmente designato da Washington come un’organizzazione terroristica con cui non si può trattare. Un cablogramma afferma che la Cia era ansiosa di stabilire contatti con Hamas a Gaza, la striscia di territorio governata dal gruppo islamico, e di reclutare agenti e informatori in tale ambito. La talpa avrebbe raccontato segreti anche sulla Corea del Nord e sulla politica occidentale in Africa. Si profila insomma una nuova, gigantesca fuga di notizie, di cui solo nei prossimi giorni si capiranno fino in fondo la portata e gli obiettivi, compreso il ruolo del Qatar, il piccolo ma potente e ricchissimo emirato in cui ha sede Al Jazeera .

Nel gioco di specchi dello spionaggio, anche lo Spycables potrebbe avere un compito occulto, in grado di influenzare l’esito delle elezioni in Israele, i negoziati in corso con l’Iran, i rapporti fra lo Stato ebraico e gli Usa, gli ultimi due anni della presidenza Obama e forse anche la prossima campagna presidenziale americana, oppure rappresentare l’ennesima dimostrazione di come il potere inganna l’opinione pubblica mondiale per perseguire i propri fini.

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