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La Repubblica Rassegna Stampa
24.08.2014 Smentire una bufala: porta via tempo, e quando è svelata è troppo tardi
La cronaca di Albero Flores d'Arcais

Testata: La Repubblica
Data: 24 agosto 2014
Pagina: 13
Autore: Albero Flores d'Arcais
Titolo: «I sopravvissuti della Shoah contro Israele: massacri a Gaza»

Come si fa a smentire una bufala ? Sarà sufficiente scrivere che questo fantomatico gruppo di 40 sopravvissuti alla Shoah e loro discendenti - come si autoidefinsco, con l'aggiunta di " International Jewish Anti-Zionist Network ( organizzazione che dichiara apertamente come proprio obiettivo quello del "ritorno dei rifugiati palestinesi" e la "fine della colonizzazione israeliana" ) ? Ma anche se un gruppetto di firmatari ci fosse veramente, sarebbero solo quei 4 gatti specialisti del folklore anti-israeliano, come quei rabbini che si fanno sempre fotografare insieme ai nemici più dichiarati di Israele, del tipo di Ahmadinejad & Co. Meritano di essere considerati una notizia ? Oggi, sembra che soltanto REPUBBLICA gli abbia dato rilievo, sugli altri quotidiani la bufala non è apparsa. Il titolo è orrendo "I sopravvissuti della Soah contro Israele: massacri a Gaza", che non riflette nemmeno il testo di Alberto Flores d'Arcais a pag.13.
Avrà letto il pezzo chi ha fatto il titolo ? Una domanda che i nostri lettori possono fare al direttore Ezio Mauro.



Ecco l'articolo:

GERUSALEMME. «Nella mia vita ho visto bambini ebrei gettati nel fuoco. E adesso vedo bambini usati come scudi umani, da fedeli al culto della morte non dissimili da coloro che veneravano Moloch. Questa non è una battaglia di ebrei contro arabi o di Israele contro i palestinesi. È una battaglia tra coloro che celebrano la vita contro i campioni della morte. È la civiltà contro la barbarie». Cosi scriveva Elie Wiesel, premio Nobel per la pace e sopravvissuto ad Auschwitz, in una inserzione a pagamento pubblicata a inizio agosto su New York Timese Washington Post e poi ripubblicata ( tra le polemiche, perché il concorrente Times si era rifiutato) dal Guardian di Londra. Adesso a Wiesel rispondono quaranta sopravvissuti all'Olocausto ( tra cui Henri Wajnblum, Edith Belle Moshe Langer) che —insiemeai loro figlie nipoti ( altre 287firme) — denunciano «il massacro dei palestinesi a Gaza» e si dichiarano «disgustati dall'abuso della storia» che il premio Nobel avrebbe operato, tentando di «giustificare ciò che non è giustificabile: la distruzione di Gaza fatta da Israele e l'assassinio di oltre duemila palestinesi tra cui centinaia di bambini». La maggioranza dei firmatari risiede ( come Wiesel) negli Stati Uniti, diversi in Europa ( nessun italiano ), solo uno, Rami Heled figlio di sopravvissuti e con tutti i nonni morti a Treblinka, vive oggi in Israele. Ed è stato pubblicato sul sito del-l'International Jewish Anti-Zionist Network ( organizzazione che dichiara apertamente come proprio obiettivo quello del "ritorno dei rifugiati palestinesi" e la "fine della colonizzazione israeliana" ). Intanto, Abu Mazen è di nuovo nella capitale egiziana e lancia ( spalleggiato dall'Egitto ) un nuovo appello per il cessate-ilfuoco. A Gaza per ora non lo ascolta nessuno, Hamas continua a lanciare i suoi razzi contro i civili israeliani, gli aerei di Gerusalemme rispondono con le bombe — dieci morti tra cui cinque bambini — e Netanyahu ( con una lettera al segretario del-l'Onu ) paragona i terroristi della Striscia a quelli dello Stato Islamico. In un sabato di guerra di "routine" ( per i media, non per chi da una parte o dall'altra cerca di sopravvivere a razzi, missili e colpi di mortaio ) Hamas tenta il colpo di propaganda. Di fronte all'indignazione per gli omicidi a sangue freddo contro presunti "collaborazionisti" o "spie" di Israele ( ieri le squadracce in azione a Gaza ne hanno ammazzati altri quattro davanti a una moschea ) annuncia di aver firmato la proposta di adesionealla Corte Penale Internazionale, nella convinzione che aderendo alla Statuto di Roma ( quello su cui si basa la Cpi ) Israele ossa essere direttamente perseguito per "crimini di guerra". La Corte Penale Internazionale — che non ha nulla a che vedere con il Tribunale dell'Aja (o Corte Internazionale di Giustizia) delle Nazioni Unite, pur avendo la sede nella stessa città olandese — in realtà non porta sul banco degli imputati gli Stati, ma solo i singoli individui che si sono macchiati di genocidio, gravi crimini di guerra o crimini contro l'umanità. Inoltre lo Stato ebraico (come anche Stati Uniti, Cina, Russia e diversi altri) è trai paesi che non aderiscono alla Cpi.

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