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La Repubblica Rassegna Stampa
21.08.2014 L' Isis potrebbe colpire anche in Europa: la minaccia più grave dall'11 settembre
l'allarme dell'intelligence

Testata: La Repubblica
Data: 21 agosto 2014
Pagina: 3
Autore: Francesco Bei - Carlo Bonini
Titolo: «Scatta l’allarme attentati 'La più grave minaccia dai tempi dell’11 settembre'»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 21/08/2014, a pag. 3, l'articolo di Francesco Bei e Carlo Bonini dal titolo " Scatta l’allarme attentati 'La più grave minaccia dai tempi dell’11 settembre'"


Francesco Bei         Carlo Bonini


Jihadisti dell'Isis

Roma . C’è da tremare pensando che quella dell’Is viene considerata, da fonti qualificate di intelligence, «la più grave e complessa minaccia terroristica che l’Italia e l’Europa si trovano ad affrontare dai tempi dell’11 settembre». Non è un caso se Matteo Renzi, parlando ieri in Iraq, abbia invitato tutti gli europei ad aprire gli occhi perché «la battaglia non è alla nostra periferia, ma nel cuore dell’Europa stessa». Nei Servizi si fanno valutazioni preoccupate sul livello di rischio proveniente da questo nemico nuovo, «nulla di comparabile rispetto alla vecchia Al Qaida». E questo per due ragioni. Anzitutto la caratteristica dell’Is è di avere una capacità «simmetrica» di combattere in modo convenzionale, ovvero con carri armati, battaglioni, artiglieria pesante. Ma, contemporaneamente, mantiene la capacità di portare un attacco in maniera «asimmetrica», colpendo con i vecchi metodi terroristici. La seconda ragione che rende la minaccia del califfo Abu Bakr al-Baghdadi diversa e peggiore rispetto al passato è che le varie intelligence europee sanno che una parte non marginale dei suoi combattenti sono cittadini europei. Islamici fanatici con passaporto Ue, culturalmente in grado di infiltrarsi nelle società del continente. I calcoli degli esperti indicano in circa cinquemila il numero di questi islamici europei: la maggior parte inglesi, francesi o balcanici, ma ci sarebbero anche una ventina di italiani. Come Giuliano Delnevo, il venticinquenne genovese morto durante i combattimenti in Siria tra le truppe fedeli ad Assad e la guerriglia sunnita, alla quale il giovane, convertitosi all’Islam, aveva aderito. È una minaccia spaventosa, che da mesi tiene in allerta tutte le centrali antiterrorismo occidentali. Di cui finora poco si è saputo, tranne quando il governo norvegese a luglio ha fatto scattare un piano di emergenza dopo aver avuto una soffiata sull’imminenza di un attacco terroristico ad opera di ex combattenti siriani che avevano fatto ritorno in Europa. L’Italia, in questo fronte, non sta a guardare. Anche perché gli esperti dell’antiterrorismo si sono fatti un’esperienza specifica sull’Is fin dallo scorso anmativa no, quando hanno dovuto mettere le mani nella trappola siriana per tirare fuori il giornalista Domenico Quirico e l’ingegnere Mario Belluomo. Ora tuttavia la minaccia è arrivata vicina, molto più vicina. Non solo perché il governo ha deciso di fronteggiare i terroristi aiutando le truppe peshmerga in Iraq. Il rischio è diventato più concreto perché il nostro paese si trova a rappresentare tutta l’Unione finché dura il semestre europeo e proprio in Italia si svolgeranno summit importanti dei 28 i leader dell’Unione. Inoltre c’è l’appuntamento con Expo 2015, una vetrina mondiale di 150 paesi. Se per il momento non esiste una minaccia «specifica», il monitoraggio resta continuo. Ieri Il Dipartimento di pubblica sicurezza ha inviato una infor- a prefetti e questori dove si parla di «allerta sugli obiettivi sensibili». La vigilanza in particolare resta alta su quel centinaio di blog, chat e forum dove si scambiano informazioni i nuovi jahdisti digitali. È anche dalla Rete infatti che l’antiterrorismo italiano spera di avere indicazioni su spostamenti, possibili obiettivi, parole d’ordine, messaggi di azione. «La vigilanza è alta — conferma il ministro Angelino Alfano — e tutti i segnali provenienti da fonti di intelligence e da fonti “aperte” sono valutate con la massima attenzione». Proprio la minaccia dell’Is, si viene a sapere ora, è stata uno dei punti centrali discussi a ferragosto durante il comitato nazionale per la sicurezza e l’ordine pubblico. Per ora se ne è discusso sul piano dell’analisi, senza una notizia specifica. Ma l’aggravarsi della situazione nei vari teatri di crisi desta preoccupazione. Perché alla fine è questa la vera novità di scenario che rende l’Is più pauroso di Al Qaida. Mai infatti era successo che il Medio Oriente fossi così fuori controllo come ora, con quattro aree dove la situazione sul terreno è aperta a ogni imprevedibile evoluzione: l’Iraq, la Siria, la Libia, Gaza, senza contare il focolaio sempre acceso dell’Afghanistan. Un Grande Medio Oriente in fiamme alle porte d’Europa. E un’organizzazione che si propone di instaurare un califfato jahdista con un richiamo perenne alla guerra santa. Per gli uomini e le donne dell’antiterrorismo e dell’intelligence saranno mesi senza sonno.

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