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L'Osservatore Romano Rassegna Stampa
05.05.2017 Sull'Osservatore Romano va in scena la menzogna omissiva
Nella cronaca sul colloquio tra Donald Trump e Abu Mazen

Testata: L'Osservatore Romano
Data: 05 maggio 2017
Pagina: 1
Autore: la redazione dell'Osservatore Romano
Titolo: «Rilancio dei colloqui israelo-palestinesi»

Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 05/05/2017, a pag. 1, la breve "Rilancio dei colloqui israelo-palestinesi".

Nonostante la notizia sia già vecchia, riprendiamo la breve di OR per mostrare come disinforma il quotidiano ufficiale del Vaticano. La cronaca ricostruisce l'incontro tra Donal Trump e Abu Mazen, ma omette la dichiarazione più importante, di cui IC ha scritto ieri (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=66229): 'Stop soldi alle famiglie dei terroristi', ha detto Trump a Abu Mazen, non riportarlo è un tipico esempio di menzogna omissiva.
Opportuna una lettera al giornale vaticano da parte dei nostri lettori, per chiedere il motivo della censura applicata su una dichiarazione importante.

Ecco la breve:

Immagine correlata
Donald Trump con Abu Mazen

WASHINGTON, 4. «Noi vogliamo la pace tra Israele e i palestinesi e ci arriveremo». Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rilanciato con ottimismo la sfida, con la quale si sono confrontati senza esito tutti i presidenti americani del secondo dopoguerra. «Abbiamo a disposizione una grande, grandissima occasione», ha detto Trump in una dichiarazione alla Casa Bianca in occasione dell'incontro con il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Trump ha detto che «non ci potrà essere pace durevole se i dirigenti palestinesi non condannano all'unisono gli appelli alla violenza e all'odio».

 

Al tempo stesso ha riconosciuto che un accordo di pace «non può essere imposto dagli Stati Uniti o da altri paesi», proponendosi quindi come «mediatore, arbitro o facilitatore» in un negoziato diretto tra le parti. «Nella mia vita ho sempre sentito dire che l'accordo più difficile da concludere è probabilmente quello tra israeliani e palestinesi. Vediamo se possiamo smentire questa affermazione», ha osservato. Anche Mahmoud Abbas ha riconosciuto le «nuove opportunità» e il «nuovo orizzonte» creato dalla determinazione di Trump, condividendo le speranze di un «trattato di pace storico».

Il leader palestinese ha però voluto fare alcune puntualizzazioni. In primo luogo ha riconfermato l'adesione alla soluzione dei due stati con i confini del 1967. Poi ha ribadito la richiesta a Israele di mettere fine all'occupazione delle terre palestinesi e ha assicurato il suo impegno contro la violenza, sostenendo che i palestinesi crescono i loro figli e i loro nipoti in una cultura di pace rivolta al futuro.

Nella gestione dei colloqui di pace dovrebbe avere un ruolo anche Jared Kushner, consigliere e genero del presidente, cui è stato affidato l'intero dossier mediorientale. Sullo sfondo del negoziato restano i rapporti difficili tra l'Autorità palestinese guidata da Mahmoud Abbas e Hamas (che controlla Gaza), nonché le tensioni legate allo sciopero della fame di centinaia di prigionieri in Israele, sostenuti da una manifestazione di solidarietà palestinese. Ma Abbas si è detto fiducioso anche sulla possibilità che le parti riescano a risolvere il problema dei rifugiati e dei prigionieri. Secondo alcune fonti, Trump potrebbe recarsi nella regione per ricambiare la visita di Netanyahu e forse anche quella di Abu Mazen.

Per inviare la propria opinione all' Osservatore Romano, telefonare 06/69883461, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


ornet@ossrom.va

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