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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Corriere della Sera Sette Rassegna Stampa
22.05.2015 Per Stefano M. Torelli Hamas è semplicemente un 'partito', non un'organizzazione terrorista antisemita
Si riapre a Gaza l'ostilità tra i gemelli del terrore: Hamas e salafiti vicini allo Stato Islamico

Testata: Corriere della Sera Sette
Data: 22 maggio 2015
Pagina: 88
Autore: Stefano M. Torelli
Titolo: «A Gaza, lotta al Califfato»

Riprendiamo da SETTE di oggi, 22/05/2015, con il titolo "A Gaza, lotta al Califfato", il commento di Stefano M. Torelli.

Anche quando non parla di Israele, Stefano M. Torelli riesce a scrivere articoli disinformanti, come quello che proponiamo oggi di seguito. Torelli, infatti, definisce Hamas niente più di un "partito", anziché una organizzazione terroristica che si ripromette di annientare Israele e sterminare tutti gli ebrei. Una posizione inaccettabile. Ignoranza ? Pregiudizio anti-Israele ? Dabbenaggine ?

Ecco l'articolo:

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Stefano M. Torelli

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Salafiti palestinesi: sono affiliati allo Stato Islamico

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Ma anche Hamas è una organizzazione terroristica

A Gaza si torna a parlare di tregue. Ma, questa volta, le due parti in gioco non sono Hamas e Israele, come siamo stati abituati a vedere, ma Hamas e i movimenti salafiti presenti all'interno della Striscia. Quello tra il partito islamico palestinese — che governa a Gaza dal 2007 — e l'islamismo radicale di matrice salafita-jihadista è uno scontro che ha le sue radici almeno nel 2009, quando le forze di sicurezza di Hamas uccisero il predicatore salafita Abdel Latif Moussa e quindici suoi sostenitori in un durissimo scontro a fuoco a Rafah.

Da allora, Hamas ha sempre tentato di porre un freno al diffondersi del salafismo e, da due anni a questa parte, si era arrivati a una tregua. Che, però, sembra gradualmente rompersi. Nelle ultime settimane si sono moltiplicati gli episodi di violenza dovuti proprio al riemergere di forze salafite, a volte con tendenze jihadiste. Alla base di tale recrudescenza vi sono sicuramente più fattori, di natura esterna e interna. Dal punto di vista interno, la tregua sembra essersi rotta dopo che le forze di sicurezza di Hamas hanno arrestato dapprima il leader salafita Adnan Khader Mayyat lo scorso aprile e, in seguito, hanno compiuto diversi raid arrivando all'arresto di una trentina di salafiti.

Da quel momento ha avuto inizio una nuova escalation, con due attentati contro la sede dell'Unrwa (l'agenzia dell'Onu che si occupa di gestire la questione dei profughi palestinesi) e quella del suo procuratore generale. II 3 maggio, addirittura, le forze di Hamas hanno raso al suolo la moschea al-Mutahabbin a Deir al-Balah, nell'area centrale della Striscia, ritenuta una sede della predicazione del salafismo. E, puntualmente, il giorno dopo due bombe sono scoppiate a Gaza dirette contro una stazione di polizia.

È guerra, dunque. Ma, come detto, vi sono anche fattori esterni a incidere: i sospetti legami tra i gruppi jihadisti della Striscia e quelli che operano nel confinante Sinai (in cui Ansar al- Baytal-Maqdis, la principale formazione jihadista egiziana, ha proclamato la nascita dello Stato Islamico affiliato all'Isis), l'influenza dell'Isis stesso e, infine, il riavvicinamento tra Hamas e l'Arabia Saudita. Quest'ultimo avrebbe portato Hamas ad avere posizioni più vicine alla coalizione che in Medio Oriente sta cercando di annientare l'Isis, di cui Riyadh è un capofila. II rischio, però, è che Gaza possa diventare un nuovo teatro ambito dagli affiliati al Califfato. Un elemento di tensione in più di cui la Striscia non ha certo bisogno.

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sette@corriere.it

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