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Il Fatto Quotidiano Rassegna Stampa
16.10.2016 I nazisti che hanno fatto carriera
Commento di Arcangelo Ferri

Testata: Il Fatto Quotidiano
Data: 16 ottobre 2016
Pagina: 18
Autore: Arcangelo Ferri
Titolo: «I 70 anni da Norimberga e i nazisti che hanno fatto carriera»

Riprendiamo dal FATTO Quotidiano di oggi, 16/10/2016. a pag.18, con il titolo "I 70 anni da Norimberga e i nazisti che hanno fatto carriera" l'rticolo di Arcangelo Ferri

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Ottobre 1946, la sentenza al Processo di Norimberga

Quello che rende importante quest'inchiesta è il fatto che i rprigionieri incarnano quella sinistra influenza che sarà ancora in agguato nel mondo finché i loro corpi non ritorneranno alla polvere". Così il pubblico ministero Robert Jackson aprì il processo di Norimberga. E dopo 218 udienze, settant'anni fa, il 16 ottobre 1946, i corpi dei prigionieri (almeno di alcuni di loro) tornarono polvere. E cenere. Dopo aver penzolato brevemente dalle forche tirate su dagli Alleati nella palestra di un liceo, i cadaveri di Frank, Frick, Jodl, Kaltenbrunner, Keitel ,Ribbentrop, Rosenberg, Sauckel, Seyss-Inquart, Streicher, furono bruciati in un crematorio di Monaco - e le ceneri disperse nel flume Isar. L'atto finale del più grande processo della Storia - e alla Storia. Nella cittadina tedesca fu messa alla sbarra e processata l'élite della cricca di Hitler: 23 tra gerarchi, militari, banchieri, propagandisti. Pochi furono impiccati, qualcuno si suicidò prima della sentenza (come Goering), altri furono condannati a pene mai scontate fino in fondo e qualcuno fu assolto.
La guerra aveva causato trai 70 egli 85 milioni di morti, compresi 6 milioni di ebrei direttamente sterminati (e centinaia di migliaia di prigionieri politici, zingari, omosessuali). Quanti - e come - hanno pagato per aver scatenato la seconda guerra mondiale, il più sanguinoso conflitto nella storia dell'umanità? Nel corso dei tre anni successivi alle impiccagioni, a Norimberga si svolsero anche una serie di altri processi a carico di esponenti della casta militare tedesca, ufficiali degli squadroni della morte, proprietari e manager di multinazionali che avevano collaborato con il potere nazista, politici, giudici, medici. Come nel processo principale, le accuse andavano da crimini di guerra a crimini contro l'umanità, appartenenza a gruppi criminali. Ma bastarono pochi mesi perché il vento dell'indignazione cominciasse a calare e la voglia di giustizia ad affievolirsi. Davanti alle corti militari sfilarono 177 imputati. 142 furono condannati, di questi soltanto 26 a morte ma in molti casi la sentenza non fu eseguita, la pena finì commutata o gli anni di carcere non furono scontati tutti. Più il tempo passava, più la dimensione dei giganteschi crimini si riduceva o si scoloriva agli occhi degli stessi giudici e dell'opinione pubblica. I capi della I. G. Farben che produceva il gas usato nei campi di sterminio (accusati di genocidio) furono tutti liberati nel 1952, un anno dopo essersi visti infliggere condanne risibili, che andavano dai sei mesi agli otto anni di carcere. Eppure"la fabbrica di vernici" era stato il più gigantesco conglomerato di industrie al servizio del Fürher, dal quale poi rinacquero la Agfa, la Basf, la Bayer, la Hoechst. A conflitto ancora in corso, Washington aveva messo apunto i piani per prelevare i migliori scienziati che avevano servito il regime di Hitler e portarli negli Stati Uniti per arruolarli nella guerra fredda con l'Unione Sovietica che era già cominciata a guerra calda in corso. Capi e funzionari dell'intelligente nazista passarono armi e bagagli all'Occidente, fino addirittura a comandare i servizi segreti di nazioni appartenenti alla Nato. Reinhard Gehlen era il generale a capo dei servizi segreti della Wehrmacht che durante la guerra spiava l'Unione Sovietica sul fronte orientale: fu arruolato dagli americani e finì la carriera alla guida dei servizi segreti della Germania Occidentale. E se a Norimberga la sola appartenenza alle SS costituiva di per sé un crimine, solo pochi anni dopo non divenne un impedimento per diventare ministro di un paese occidentale e democratico (Hans 0llinger, ministro dell'Agricoltura in Austria, membro di un reparto che si distinse per le atrocità commessenei territori orientali), e nemmeno presidente di una grande associazione confindustriale (Hanns-Martin Schleyerer, ex Untersturmfuhrer delle SS, capo degli industriali tedeschi nel dopoguerra, rapito e ucciso dai terroristi della Rote Armee Fraktion). Ed aver fatto parte delle unità a cavallo delle SA, le squadre d'assalto del partito nazista, non impedì all'austriaco Kurt Waldheim di essere eletto segretario generale dell'Onu e nominato capo di Stato, in un paese dove vigeva una legge per impedire che si indagasse sul passato nazista dei propri cittadini.

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Bruno Kreisky, Cancelliere e Ministro degli Esteri austriaco, ebreo, socialista, sempre contro Israele

D'altra parte, per rimanere in Austria, il cancelliere socialista Bruno Kreisky arrivò addirittura ad accusare il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal di essere un Nestbeschmutzer, uno che sporca il proprio nido, che "sputa nel piatto dove mangia" per le sue denunce su esponenti di governo con un passato hitleriano.
Come quindi meravigliarsi se essere stato uno stretto collaboratore di Goebbels non impedì a un uomo politico di diventare capo del governo (Kurt Georg Kiesinger, cancelliere della Germania Federale alla fine degli anni 60)?
I compromessi politici, la logica della Guerra fredda, le priorità assegnate alla ricostruzione, gli interessi economici hanno fermato non solo la denazificazione, ma anche la possibilità che la nuova Europa post-Norimberga facesse veramente i conti con la propria storia, con i delitti commessi, il razzismo. Cresce ovunque la destra nazionalista, torna lo spettro della xenofobia, dell'avversione per chi è diverso. I nodi non sciolti 70 anni fa arrivano al pettine. In troppi non hanno pagato e i fantasmi si ripresentano, ritornano. Sicuri che le ceneri dell'Isar non riprenderanno forma?

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