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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Rassegna Stampa
15.10.2017 Audrey Azoulay all'Unesco, un futuro tutto da scrivere
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «L'Unesco e un futuro da riscrivere»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 15/10/2017, a pag. 11, con il titolo "L'Unesco e un futuro da riscrivere", l'analisi di Fiamma Nirenstein.

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Fiamma Nirenstein

Non sarà più, come tutti si aspettavano, un signore sospetto antisemita qatariota, ma di un'ebrea francese di origine marocchina. Il nuovo capo dell'Unesco non è, cioè, Hamad bib Abdulaziz Al Kawari, ex ministro della Cultura del Paese arabo miliardario che tutti si aspettavano, ma Audrey Azoulay, ex ministra della Cultura. Nata nella famiglia prestigiosa di un banchiere, Andre Azoulay consigliere del re Mohammed VI, laureata in Francia all'Ena, niente è scritto nel suo dna sul futuro dell'organizzazione che si è pregiata in questi anni di perseguitare Israele assegnando al patrimonio islamico tutti i luoghi più certificati della cultura ebraica: il Muro del Pianto, Gerusalemme tutta intera, e anche la Tomba dei Patriarchi. Sono note anche delle sue iniziative anti israeliane, tanto che il ministro dell'Intelligence Yisrael Katz prima si è fatto scudo: «Non aspettiamoci che diventi un'organizzazione sionista». Poi ha detto: «Se cambia politica, certamente Israele può riconsiderare le cose». Perché la Azulay è molto abile, e subito la sua prima mossa è stata chiedere agli Usa e a Israele di ripensarci, e sa bene che questo non può avvenire gratis.

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Audrey Azoulay

Come è accaduto che la Azulay ce l'abbia fatta, è da ascrivere a circostanze geopolitiche molto larghe: magari il ritiro degli Usa dall'Unesco non è stata la molla immediata, ma di sicuro ha costruito le quinte favorevoli della situazione geopolitica mediorentale causa dell'evento. Infatti il sentiero alla leadership della Azulay è stato pavimentato dalla divisione del mondo arabo dopo l'embargo dell'Arabia Saudita e di molti paesi sunniti subita dal Qatar. L'Egitto, parte dello schieramento anti Qatar, antiraniano e anti Fratellanza Musulmana, ha presentato un suo candidato, Mushira Khattab: così il mondo arabo, in genere compatto contro l'imperialismo occidentale, e soprattutto sionista, si è spaccato. La Azulay ce l'ha fatta con sei round. Quarantacinquenne, elegante e graziosa, era stata nominata ministro della cultura un anno, una giovane di sinistra che ha danzato solo nella stagione Hollande. Ma ora le posizioni troppo di sinistra sono problematiche all'Unesco, e la Azulay cercherà, probabilmente, di fare il suo primo grande colpo spingendo gli Usa a tornare sulle sue decisioni. È una donna abituata al successo, arrivata al ministero ha subito ottenuto una crescita del budget dopo anni di tagli e si è dedicata a una legge in favore della «creazione e retaggio». Adesso, si trova nelle mani un'organizzazione che tratta la cultura nel mondo come terreno di cattura per le sue battaglie politiche contro l'Occidente e Israele in particolare. Vedremo, intanto il Qatar non è là.

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