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Rassegna Stampa
18.08.2017 La differenza tra opinioni lecite e opinioni che implicano violenza: il caso delle statue confederate
Intervista di Roberto Fabbri a Antonio Donno

Testata:
Autore: Roberto Fabbri
Titolo: «'Un errore rimuovere i simboli storici'»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 18/08/2017, a pag. 14, con il titolo 'Un errore rimuovere i simboli storici', l'intervista di Roberto Fabbri a Antonio Donno.

Le opinioni hanno tutte diritto di essere espresse. Il discorso cambia se si tratta di opinioni che conducono o implicano violenza, come il fascismo oppure il terrorismo islamico. E' quello che ha sottolineato Alan Dershowitz nella recente intervista pubblicata su IC e a cui rimandiamo: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=4&sez=120&id=67290

Ecco l'intervista:

Immagine correlata
Antonio Donno

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La statua di Robert Lee a Charlottesville

«La rimozione dei simboli storici è sempre un errore». Il professor Antonio Donno, già docente di Storia degli Stati Uniti e poi di Relazioni internazionali presso l'Università del Salento, esprime un giudizio netto sulla vicenda degli abbattimenti delle statue che celebrano i protagonisti della Confederazione sudista americana del XIX secolo.

Professore, da un capo all'altro degli Stati Uniti, dopo le gravi violenze di Charlottesville, si assiste alla demolizione dei monumenti sudisti. «I simboli storici, anche quelli che ricordano vicende negative, sono parte della storia di un popolo. Possono non piacere, ma penso che rimuoverli sia uno sbaglio»

La sua opinione coincide con quella del presidente Trump, che esprime tristezza per il danno che viene così inferto alla cultura nazionale e sostiene che «la storia non si può cambiare, ma dalla storia si può imparare». «Sì, sono d'accordo con lui. Con queste parole Trump centra un problema fondamentale, anche se ritengo che sulla questione delle responsabilità nelle violenze accadute a Charlottesville abbia corretto il suo tiro un po' in ritardo. Al tempo stesso, non credo che lo si possa accusare di vicinanza interessata con i suprematisti bianchi o i neonazisti americani: si tratta di frange marginali, che non sono state determinanti per la sua elezione alla Casa Bianca»

Il sindaco democratico di Baltimora ha sostenuto di aver ordinato la rimozione dei monumenti sudisti presenti in città nell'interesse dell'ordine pubblico. «Argomentazioni di questo genere sono a mio parere dannosissime. È proprio così che si ottiene l'effetto opposto, aizzando gli estremisti e fornendo loro alibi per scatenare ulteriori disordini. Quel sindaco ha proprio sbagliato agendo così»

Ma lei al suo posto come si sarebbe comportato? «A mio avviso si sarebbe dovuto puntare sulla riconciliazione, lasciando le statue al loro posto e svolgendo un'opera di informazione che permettesse di evitare che i simboli del passato fossero strumentalizzati per fini politici del presente».

Un lavoro non facile... «Sicuramente, anche considerando che tutto è accaduto molto rapidamente e che il tempo a disposizione per una contestualizzazione era davvero poco»

Visto dalla lontana Europa, questo infiammarsi degli americani per vicende così lontane nel tempo può essere difficile da comprendere. Che percezione hanno gli americani di oggi della Guerra Civile che insanguinò il loro Paese più di 150 anni fa? «La Guerra Civile è percepita oggi come una pagina lontana e drammatica, una vicenda tristissima superata grazie alla volontà di riconciliazione. Gli Stati Uniti sono molto cambiati e lo stesso Sud si è sviluppato e non è più quello di cinquant'anni fa. Insistere sulle divisioni è dunque antistorico ma soprattutto chiaramente inopportuno».

Per inviare la propria opinione al Giornale, telefonare 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

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