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Rassegna Stampa
10.06.2017 Il terrorismo che finanzia le moschee italiane
Analisi di Fausto Biloslavo

Testata:
Autore: Fausto Biloslavo
Titolo: «Sulla lista nera del terrorismo, chi finanzia le nostre moschee»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 10/06/2017, a pag.14, con il titolo "Sulla lista nera del terrorismo, chi finanzia le nostre moschee " l'analisi di Fausto Biloslavo sulla provenienza dei finanziamenti alle moschee italiane. Una indagine accurata che rivela la longa manus del Qatar, lo stato da cui si dirama gra parte del terrorismo islamico.  E l'Italia come risponde?

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Fausto Biloslavo

II predicatore radicale che considera la democrazia uri «eresia», più volte ospite in Italia e il grande fondo caritatevole del Qatar, che ha finanziato con 25 milioni di dollari la nascita di 33 centri islamici nel nostro Paese, sono finiti nella lista nera del terrore annunciata da quattro Paesi arabi. Egitto, Arabia Saudita, Bahrain ed Emirati Arabi Uniti hanno bollato 59 individui e 12 organizzazioni legati al Qatar come finanziatori o amici del terrorismo jihadista. La predica arriva pure dai sauditi, che non sono senza peccato nell'appoggio agli estremisti islamici. La mossa fa parte dell'offensiva diplomatica ed economica per isolare il Qatar. Nella lista nera compaiono 26 egiziani, 18 cittadini del Qatar e 5 libici legati in gran parte ai Fratelli musulmani e a formazioni estremiste. Nonostante le pesanti accuse, in parte fondate, il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al Thani, è stato ricevuto ieri a Bruxelles dall'Alto rappresentante dell'Unione europea Federica Mogherini. Il legame della lista nera con l'Italia riguarda Wagdi Ghoneim, un predicatore egiziano condannato a morte il 30 in Egitto. Ospite di Doha da tempo, fin dagli anni novanta veniva considerato dal consolato americano ad Alessandria, sua città natale, come «un anti cristiano, che ammonisce i musulmani a non vestire all'occidentale o ascoltare musica e chiede di evitare di stringere la mano a chi non è islamico». Ghoneim ha definito gli ebrei «scimmie e maiali». Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Svizzera l'hanno messo al bando. Secondo il Foreign office «giustifica o glorifica la violenza ed aizza a compiere atti terroristici». Nonostante la sua «biografia» è stato invitato in Italia con tutti gli onori dall'Unione delle comunità islamiche (Ucoii). Un altro predicatore controverso messo al bando dai paesi arabi anti Qatar è Yusuf Qaradawi. In passato aveva definito l'Olocausto «una punizione divina». Nella lista nera delle organizzazioni, che avrebbero finanziato il terrorismo, spicca la Fondazione caritatevole del Qatar, che ha lanciato il programma internazionale Gaith (pioggia) per la realizzazione di moschee in Europa. In Italia sono stati stanziati 25 milioni di euro per aprire o finanziare 33 centri islamici da Bergamo ad Olbia fra gli applausi dell'Ucoii. E in Qatar abbiamo 4 militari italiani nella grande base Usa di Al Udeid per le operazioni in Iraq e Afghanistan. Al momento non ci sono restrizioni Onu o Ue per vendere armi. Doha ha fatto acquisti nel campo navale con Fincantieri per sette navi militari, entro il 2024, dal valore di 3,8 miliardi. Mbda Italia ha firmato un contratto di 1 miliardo di euro per i missili della flotta. La lista nera punta anche contro la Libia inserendo personaggi del calibro di Sadiq al Ghariani, ex mufti di Tripoli, il noto Abdel Hakim Belhadj, jihadista convertito alla politica con il partito Watan e Ismail al Salabi, capo della milizia islamica estremista di Bengasi. I soldi per finanziare i libici filo Qatar arrivano dalla Tunisia. Il colonnello Salem Ali Jarboui, addetto militare a Tunisi, avrebbe trasferito 8 miliardi di dollari dalla Qatar National Bank alla filiale della Banque de l'Habitat a Tataouine, nella regione meridionale tunisina al confine con la Libia. Per poi far arrivare il denaro oltre confine. Gran parte dei dirigenti del movimento palestinese Hamas hanno già lasciato Doha e il leader, Saleh al Aromi, ricercato per terrorismo da Israele, sarebbe in Libano. Il Qatar ha respinto la lista del terrore parlando di «accuse infondate». Fra i personaggi messi al bando dai quattro paesi arabi figura anche l'ex ministro dell'Interno e membro della famiglia reale Abdullah bin Khalid Al Thani.

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