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Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 31/05/2017, a pag. 12, con il titolo "Repubblicani al governo? Tutti anti Usa", l'analisi di Fiamma Nirenstein.
Ce n'è abbastanza per uscire con cartelli e striscioni, dichiaralo un tanghero e un razzista in nome di una sua presunta americanità integrale. Che in realtà a Riad non si è affatto palesata, al contrario, ha promosso una nuova alleanza coi Paesi sunniti senza pretesa di protagonismo. Gli Usa hanno speso milioni ogni anno per garantire la sicurezza tedesca mentre la Germania rifiuta di spendere il 2% del suo Pil in difesa: la signora Merkel quando sente che Trump lo ricorda si erge a bandiera di un'Europa che in gran parte la considera una madre padrona, ma qui, in nome dell'antiamericanismo, può diventarne la santa patrona. I presidenti di sinistra in genere non inducono ondate di antiamericanismo: Kennedy, Clinton o Obama non sono mai stati sottoposti a una critica rodente come invece i presidenti di destra, Reagan, Bush e adesso Trump. E sì che ne hanno combinate. Invece, Ricordiamoci Reagan è stato sfottuto e disprezzato all'osso e ha poi saputo combattere il comunismo fino alla sua caduta. E Bush che si è trovato immerso fino al collo nella guerra al terrorismo dopo l'11 di settembre, è stato ritenuto poco meno di un criminale internazionale, mentre i droni di Obama e poi le conseguenze della sua cedevolezza in Siria, non hanno fatto alzare qualche nobile sopracciglio. L'antiamericanismo è invidia soprattutto francese e tedesca, odio di sé in quanto fratelli minori, fragilità psicologica di un'Europa da sempre fragile, e oggi soprattutto paura di essere coinvolta da Trump in una indispensabile guerra contro il terrorismo. Per inviare la propria opinione al Giornale, telefonare: 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante segreteria@ilgiornale.it |
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