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Rassegna Stampa
30.12.2016 Ultimo fallimento della politica Usa
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Ultimo fallimento della politica Usa»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 30/12/2016, a pag.4, con il titolo "Ultimo fallimento della politica Usa" il commento di Fiamma Nirenstein

a destra:
Ancora 3 settimane, poi il cambio della guardia

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Fiamma Nirenstein

Gerusalemme - E' una trama shakespeariana quella che travolge nel paradosso la presidenza Obama, lo sfondo è la tragedia siriana, il proscenio la commedia degli errori. Kerry sotto le luci dei riflettori, dopo la risoluzione anti-israeliana sostenuta da Obama, fa il suo discorsone sugli insediamenti convince i palestinesi, di aver già vinto la partita, che importa trattar? Questo è stato il ruolo degli USA di Obama, mentre stragi immense graffiano di rosso il Medio Oriente. Intanto, a Mosca, la Russia porta a compimento un gran colpo politico: incontra la sua storica nemica, la Turchia, leader dei paesi sunniti, capo della Fratellanza Musulmana, e si porta dietro l'Iran col suo favoloso record di violazione dei diritti umani, terrorista e belligerante, capo di tutti gli sciiti del mondo. Putin, Erdogan e Khamenei hanno firmato una tregua che è cominciata a mezzanotte: non si sa se funzionerà dato che l'Isis e Jabat al Nusra non hanno firmato, ma altre formazioni molto estreme, spinte dalla Turchia, amica loro, e dalla paura, sembrano starci. Si vedrà, ma intanto tre grosse potenze si sono messe d'accordo per piantarla con "quelle inutili chiacchiere intorno al tavolo" (l'ha detto il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov), ignorando i colloqui dell'ONU a Ginevra ("lavoriamo parallelamente" hanno detto) e mettendo da parte gli americani come parte irrilevante. Erdogan che dopo un lungo periodo di collaborazione intensiva con Assad ha invece sostenuto i ribelli compreso un ponte di passaggio per i foreign fighters dell'Isis, adesso si limita a dire che prima o poi Assad, il grande assassino, dovrà essere messo in discussione. Putin sostiene Assad, gli serve per affermare la sua presenza in Medio Oriente. A suo sostegno gli iraniani spediscono là, col loro braccio destro Hezbollah, una selva di feroci uomini armati agli ordini della Guardia Rivoluzionaria.

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E Obama? Obama usa i droni e mette ogni tanto a segno un buon colpo all'Isis, guarda da lontano i mostruosi bombardamenti di Aleppo, non riesce nemmeno a promuovere una decente impresa umanitaria. Sa che l'Iran, promosso dall'accordo nucleare da lui sponsorizzato, mette in fuga i sunniti terrorizzati che diventano profug hi nel migliore dei casi e nel peggiore terroristi, e dall'abbandono della "linea rossa" anti armi di distruzione di massa, ha fatto un salto indietro lasciando tutto lo spazio a Putin. E tuttavia Obama e Kerry si figurano un grande ruolo in Medio Oriente, non quello di cercare di fermare i 450mila morti della guerra, ma i terribili, pericolosissimi insediamenti israeliani. Lo sgombero dei 21 insediamenti da Gaza di fatto consegnò a Hamas territorio per l'allargarsi dell'islamismo terrorista. Un paradosso? E che dire del ruolo di Obama, fra i presidenti più guerrafondai della storia americana?

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