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Rassegna Stampa
25.11.2014 Usa: Obama licenzia il leader del Pentagono Hagel
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata:
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Lotta all'Isis, Obama fa fuori il capo del Pentagono»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi, 25/11/2014, a pag. 12, con il titolo "Lotta all'Isis, Obama fa fuori il capo del Pentagono", il commento di Fiamma Nirenstein.


Fiamma Nirenstein                         Chuck Hagel

Chuck Hagel non era fatto per durare, uno straniero alla Casa Bianca da quando è diventato ministro della Difesa: paradossi della politica, è stato lui il capro espiatorio, della sconfitta di Obama alle elezioni di mezzo termine. Per dare un segnale di sveglia e di efficienza di fronte alla nuova guerra al terrore e alla sfida di Ebola, Obama ha fatto fuori proprio lui, il controverso ministro della Difesa repubblicano, ovvero del partito avverso al suo, nel periodo in cui il valore militare del Paese a stelle e strisce viene di nuovo chiamato in causa dalla guerra all'Isis e dal terremoto mediorientale. E' come se l'amministrazione avesse voluto dire al Paese: ok, ci siamo resi conto che la sfida attuale ha bisogno di veri leader che la raccolgano. E non di ex reduci del Vietnam modesti come Hagel, con poche idee strategiche, un tagliatore di budget con pretese strategiche per l'appunto sempre avverse a quelle del presidente. Ormai il disaccordo era noto: era diventato inutile che Obama e Hagel aspettassero la fine della riunione, come accadeva sempre, per dirsi a quattr'occhi sui loro perenni disaccordi, i cronisti si divertivano a scoprire quanto fossero profondi. E l'ultimo aveva un carattere strategico fondamentale. Poco dopo che Obama aveva definito l'Isis "una squadra junior di pallacanestro nell'ambito del mondo sunnita" Hagel aveva ribattuto che si trattava invece di "una minaccia imminente a tutti i nostri interessi" e di un fenomeno che "sorpassa qualsiasi altra cosa abbiamo mai visto".


Barack Obama e Chuck Hagel

Hagel e Obama erano diventati grandi amici ai tempi della guerra di Bush in Iraq, quando l'avevano combattuta dai due diversi campi politici. La nomina di Hagel era però anche dovuta al suo basso profilo pubblico, poche e imbarazzate parole, mentre il predecessore di Hagel, Robert Gates aveva dedicato al presidente dure critiche: sull'Afghanistan, gli interessa solo come uscirne, aveva scritto, e non cosa lascia. Hagel dopo aver svolto diligentemente il compito affidatogli di curare la ritirata e di tagliare il budget, si è accorto che in Medio Oriente occorreva un maggiore dispiegamento di forze, e questo non è piaciuto all'inner circle di Obama. Quando la Siria e l'Iraq sono diventate emergenze a causa dell'Isis, mentre il capo di Stato Maggiore Dempsey era ormai la voce del governo insieme a quella di Kerry, e Hagel impallidiva, le immagini delle decapitazioni hanno dato il senso dell’urgenza di una nuova leadership, e Hagel ha pagato il prezzo. Dick Cheney dice che Obama lo rende vittima sacrificale della sua propria indecisione su quanti soldati mandare sul campo, su come in definitiva combattere e vincere senza frammentare per sempre il suo pacifismo. Chuck Hagel è un personaggio bizzarro e controverso, nessuno lo difenderà: è lui che protestò perché il nuovo ambasciatore in Lussemburgo era gay, lui che accusò la "lobby ebraica" di attanagliare la politica americana, e che nel ‘99 fu l'unico senatore a non firmare un documento del Senato contro l'antisemitismo. Il toto post Hagel parla dell'ex segretario della difesa Michael Flournoy, dell'ex vicesegretario, Ashton B. Carter, o del democratico ex militare Jack Reed.

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