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ANSA Rassegna Stampa
21.04.2015 Intervista di Massimo Lomonaco a un sopravvissuto della Brigata Ebraica
Ex soldato Asher Dishon, a Roma le nostre razioni contro fame

Testata: ANSA
Data: 21 aprile 2015
Pagina: 1
Autore: Massimo Lomonaco
Titolo: «Noi della 'Brigata ebraica', in battaglia per l'Italia»

Intervista di Massimo Lomonaco a un sopravvissuto della Brigata Ebraica
Ex soldato Asher Dishon, a Roma le nostre razioni contro fame (Ansa)

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Massimo Lomonaco
 

''La 'Brigata ebraica' si è battuta per la libertà di un parte di Italia. Combattendo i tedeschi, abbiamo dato agli italiani la possibilità di essere liberi. E siamo contenti di questo''. Asher Dishon, classe 1923, a 92 anni suonati ha una memoria intatta: ricorda Fiuggi (dove stava per essere ucciso), Roma, il fiume Senio in Emilia dove morirono ''tanti compagni''. ''Ebrei come me - racconta all'ANSA nella sua casa di Beersheva nel sud di Israele dove comincia il deserto del Negev - tutti arruolatisi prima nell'esercito inglese e poi, dopo la decisione di Churchill e Roosevelt, nella 'Brigata' ''.

Quando apprende che le bandiere con la Stella di Davide della sua Brigata non sono bene accette nelle manifestazioni per il 25 Aprile perché, a giudizio di una parte della sinistra e dei gruppi palestinesi, rappresentano Israele, scuote la testa incredulo. ''Lì - aggiunge - non c'erano palestinesi''. ''Quando arrivammo a Roma, la situazione era terribile. La gente - spiega in un inglese ancora buono - moriva di fame. Ci chiedeva se potevamo darle qualcosa da mangiare. E noi lo abbiamo fatto, distribuendo le nostre razioni: tutto quello che avevamo. Per noi non faceva differenza se fossero ebrei o no: era gente affamata. Qualcuno di loro mi disse che non vedeva cibo come quello da tanto tempo. E' bello aiutare qualcuno che ha bisogno. I tedeschi non la pensavano così: tenevano tutto per loro''. Asher è nato a Vienna, il suo nome (cambiato poi in Israele), e' Leo Goldsmidt: nel 1938 una parte della sua famiglia lasciò l'Austria quando comprese che per gli ebrei non c'era più scampo. Lui arrivò in Palestina ed ebbe dagli Inglesi - allora potenza mandataria - la cittadinanza palestinese.

Quando Rommel tra il 1941 e il 1942 sembrava potesse sfondare le linee britanniche ad El Alamein e conquistare prima o poi l'Egitto in Palestina fu chiaro che se i tedeschi fossero arrivati agli ebrei sarebbe toccata la stessa sorte di quelli europei. A Dishon si pose il primo bivio: ''qualcuno in alto ci disse che la situazione volgeva al peggio e ci chiese di scegliere. O l'esercito inglese o il Palmach, l'unita' di elite della difesa ebraica. Io scelsi il primo. Per quasi due anni restai con gli inglesi, poi nel 1944 accettarono che combattessimo sotto la nostra bandiera ed entrai nella Brigata ebraica comandata dal generale canadese Ernest Frank Benyamin. Volevamo sconfiggere i tedeschi e aiutare gli ebrei. Con la Brigata ho risalito l'Italia fino a Tarvisio dove siamo rimasti per un periodo subito dopo la guerra''. Sono stati circa 5 mila i soldati con la Stella di Davide cucita sul braccio che hanno combattuto nella Penisola: la 'Brigata ebraica', insieme agli italiani del 'Gruppo di combattimento Friuli', è stata la testa d'ariete dello sfondamento della Linea Gotica nella vallata del Senio. Le sue forze hanno contribuito alla liberazione della Romagna e dell'Emilia, da Cuffiano, a Riolo Terme, Ossano, Monte Ghebbio, La Serra, Imola e Ravenna, fino a Bologna. Asher Dishon negli ultimi anni è tornato spesso in Italia soprattutto a Piangipane nei pressi di Ravenna dove sono tumulati i caduti della Brigata.

''In quei frangenti la situazione era difficile, bastava alzare la testa dalla tua postazione perché i tedeschi ti uccidessero. Del mio battaglione, il Terzo, ero uno dei più giovani e per questo - dice dopo aver indossato la divisa d'onore per mostrarla - credo di essere rimasto soltanto io. Ma molti sono morti lì, in Italia. Ogni volta che vado a Piangipane ci ringraziano, noi soldati della Brigata Ebraica, per averli liberati dai tedeschi e dai nazisti''. Dopo la guerra Dishon è tornato in Palestina: a Vienna, in Austria della sua famiglia non era rimasto più nessuno. ''Appena arrivammo Ben Gurion ci disse: voi avete combattuto, siete addestrati e sapete come si fa. Ora si tratta di combattere per noi, per lo Stato di Israele''. Lui entro' nell'Haganah, embrione del futuro esercito israeliano. ''Subito dopo siamo stati attaccati da Egitto, Libano, Siria, Giordania e Iraq. Un'altra guerra''.

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